In questi i giorni è in gioco l’Università. Lo sanno bene gli universitari, lo sa meno l’Opinione pubblica che sempre è stata (dis)informata quasi esclusivamente da quei professori-opinionisti che hanno promosso e/o sostengono le controriforme con le quali una lobby accademica trasversale vuole emarginare l’Università statale a vantaggio delle private e dei presunti “centri di eccellenza”. Il DDL sullo stato giuridico, di cui il mondo universitario ha chiesto il RITIRO perché inemendabile (come dimostrano anche i recenti sconclusionati ‘ritocchi’ del Relatore), è solo uno dei tasselli di un attacco generalizzato all’Università statale che è condotto anche mediante la recente incostituzionale proposta governativa (già approvata dalla Commissione Istruzione del Senato) di finanziamento delle Università private a discapito di quelle statali, l’anticostituzionale blocco dei
concorsi, l’intervento per Decreto legge su elementi di stato giuridico, la
controriforma del CUN. Il grandissimo movimento di protesta dell’Università – senza precedenti per partecipazione, consapevolezza e compattezza – è riuscito sempre più a informare l’Opinione pubblica con iniziative inusitate (sospensioni delle lezioni, manifestazioni e lezioni in piazza, ecc.), attraverso la stampa
locale e, negli ultimi tempi, anche quella nazionale, e ha assicurato una capillare e tempestiva circolazione delle notizie nell’Università. La protesta ha già ottenuto di ritardare l’iter del DDL di un Ministro irresponsabile, inaffidabile e incompetente, che è stato nel frattempo, di fatto, abbandonato da coloro (la “Commissione De Maio” e non solo) che gli avevano ‘suggerito’ i contenuti del provvedimento. Negli ultimi mesi il Ministro aveva trovato, fino a ieri, un supporto nella trattativa con la Presidenza della CRUI, che ha recentemente richiesto l’istituzione del ‘nuovo’ ruolo dell'”aggregato per la ricerca”, una figura più subalterna dell’assistente di tanti anni fa, mai proposta da nessun Organismo accademico, da nessuna Assemblea e da nessuna Organizzazione della docenza. Questa figura è stata prontamente recepita dal Ministro e dal Relatore. Il mantenimento di tale richiesta da parte della CRUI rappresenterebbe una CONTRAPPOSIZIONE FRONTALE al mondo universitario che unanimemente ha detto NO ALLA MESSA AD ESAURIMENTO DEL RUOLO DEI RICERCATORI. Lo ripetiamo, il mantenimento della terza fascia DOCENTE è la condizione NECESSARIA per risolvere la drammatica questione dell’attuale precariato: oltre 50.000 docenti senza prospettive di stabilità nella piena docenza, in una situazione di estrema subalternità e con un trattamento economico umiliante. Per eliminare la piaga del precariato è indispensabile limitarne il periodo a SEI anni, compreso l’eventuale triennio di dottorato, consentendo così ai giovani studiosi, a poco più di trenta anni, l’ingresso nel RUOLO PIENAMENTE DOCENTE, cioè nella terza fascia di professore. In questa stessa direzione è necessario il bando immediato di almeno 20.000 posti in questa fascia per i prossimi anni per i giovani docenti, smantellando contestualmente l’attuale giungla di figure precarie. Un’altra richiesta unanimemente emersa dal mondo universitario è il riconoscimento del ruolo effettivamente svolto dagli attuali ricercatori. Anche qui ripetiamo che ciò è possibile solo prendendo atto della realtà TRASFORMANDO il ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, con l’esplicita previsione della partecipazione per legge ai Consigli di Facoltà. Una soluzione alla quale si oppongono ferocemente soprattutto professori delle Facoltà giuridiche, cioè coloro che hanno già affondato la legge sulla terza fascia nella scorsa legislatura e che vorrebbero ancora
una volta impedire il riconoscimento a TUTTI gli attuali ricercatori delle
funzioni di professore che essi stanno svolgendo. L’altra questione urgente è quella della netta distinzione tra reclutamento e avanzamento nella carriera docente. Ripetiamo che per evitare la cooptazione personale e per mettere fine al mercato dei finti concorsi, è necessario prevedere un concorso nazionale per il reclutamento (prevalentemente nella terza fascia) e un giudizio nazionale di idoneità individuale (non comparativo) per passare da una fascia all’altra. A un
giudizio positivo dovrebbe corrispondere l’immediato e completo riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente continua a lavorare, prevedendo uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. È anche indispensabile che a tutti i livelli le commissioni giudicatrici nazionali siano composte solo da professori ordinari sorteggiati.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che la demagogica recente previsione del Relatore “di giudizi idoneativi” ad associato “senza limitazione numerica” nella prima tornata non ha nulla a che vedere con la nostra proposta che prevede l’idoneità aperta ad associato e anche a ordinario, come meccanismo PERMANENTE di passaggio da una fascia all’altra, quindi solo per coloro che sono già nel ruolo docente. Passaggio che deve avvenire a carico di uno specifico fondo statale aggiuntivo.
La massiccia adesione allo SCIOPERO dei docenti universitari del 2 marzo e
la massiccia partecipazione di tutte le componenti universitarie alle iniziative previste per quel giorno è oggi INDISPENSABILE per sconfiggere un Ministro ormai allo sbando, per bloccare (ritiro o bocciatura) una legge mortale per l’Università e dannosa per il Paese, per ottenere i provvedimenti indispensabili e urgenti per il rilancio dell’Università statale (terza fascia, 20.000 nuovi posti in questa fascia, netta distinzione tra reclutamento e avanzamento, rinnovo immediato del CUN). Su queste posizioni è oggi possibile ampliare il già vasto movimento universitario che è finora riuscito a contrastare il disegno governativo di
demolizione dell’Università statale, neutralizzando anche gli effetti disastrosi delle trattative con il Ministro, condotte a nome di un’Università che è stata finora espropriata della possibilità di darsi una rappresentanza istituzionale nazionale, democraticamente e direttamente eletta da tutte le componenti universitarie.
28 febbraio 2005