SBLOCCO DELLE ASSUNZIONI
La mobilitazione del mondo universitario contro il DDL Moratti sullo stato
giuridico dei docenti ha avuto e ha tra i suoi obiettivi il ritiro del DDL stesso e l’approvazione immediata di provvedimenti che consentano il bando straordinario di posti in ruolo per i giovani docenti, il riconoscimento a tutti gli attuali ricercatori del ruolo di professore, una riforma dei concorsi che distingua nettamente il reclutamento dall’avanzamento di carriera. Assieme a questi obiettivi, gli Organismi accademici, le Assemblee e le Organizzazioni unitarie della docenza hanno con forza richiesto lo sblocco delle assunzioni. Un atto dovuto anche perché i bandi dei concorsi sono coperti finanziariamente a monte dagli Atenei. Ed è grazie a questa mobilitazione unitaria e, in particolare, alla determinazione dei diretti interessati, che si è riusciti a ottenere che il recente sub-emendamento del Governo alla legge finanziaria – che deve essere ancora approvato dall’Aula del Senato – non preveda il rinnovo del blocco delle assunzioni all’Università. Un provvedimento imposto con le ‘finanziarie’ passate anche per l’assenza di un Organo di rappresentanza del Sistema nazionale delle Università in grado di difenderne l’autonomia. La mobilitazione del mondo universitario, nei confronti della legge finanziaria, deve essere mantenuta non solo per impedire che il rinnovo del blocco delle assunzioni all’Università rientri dalla ‘finestra’ dell’Aula del Senato, ma anche per ottenere lo sblocco delle assunzioni negli Enti di ricerca e il finanziamento straordinario per il bando di 20.000 posti di ruolo per il reclutamento nella docenza, senza il quale non si dà alcuna prospettiva agli attuali precari e non si previene il vuoto derivante dal pensionamento di circa la metà degli attuali professori e ricercatori nei prossimi anni.
DDL DE MAIO-MORATTI
La mobilitazione del mondo universitario deve continuare, anzi deve
crescere d’intensità, per ottenere il ritiro del DDL governativo sulla docenza, un provvedimento che completerebbe l’opera di demolizione dell’Università statale. E se dovesse iniziare nell’Aula della Camera la sua discussione, la protesta di tutte le Università si trasformerebbe nel blocco di ogni attività. L’eventuale ritiro del DDL dovrebbe comunque essere annunciato direttamente e pubblicamente dal Ministro. ‘Preannunci’ fatti da altri sono tanto impropri quanto incauti.
DDL CUN-MORATTI
La lobby accademica trasversale, che da anni opera per gestire privatisticamente le risorse pubbliche per la ricerca e l’alta formazione, favorendo le proprie ‘eccellenze’ a discapito delle Università statali, ha bisogno vitale di impedire che le Università siano rappresentate da un Organo nazionale di autogoverno democraticamente e direttamente eletto da tutte le componenti. Per questo è stato più volte prorogato l’attuale CUN, la cui composizione è peraltro da anni illegittima. E per questo il Governo è stato convinto a condividere la controriforma del CUN (elaborata dall’attuale CUN), ‘traducendola’ in un suo disegno di legge già approvato dalla Maggioranza della Commissione Istruzione del Senato. La lobby preferisce che la rappresentanza esclusiva delle Università venga riconosciuta alla CRUI, un Organismo che, per la sua stessa composizione, non è in grado di esprimersi validamente sulle questioni generali dell’Università diverse da quella del finanziamento, come ha anche recentemente dimostrato. Infatti ogni Rettore è eletto esclusivamente per governare il proprio Ateneo, in competizione con le altre Università e in rapporto con il proprio territorio; ed è quindi portatore di interessi particolari e non può rappresentare e curare gli interessi generali delle Università italiane. MAI un Rettore ha ricevuto un mandato su un programma di politica universitaria nazionale.
RIFORME URGENTI
Oltre alla richiesta di ritirare il DDL governativo, va ribadita l’urgenza di approvare tre provvedimenti che prevedano:
1. il bando nei prossimi anni di almeno 20.000 nuovi posti in ruolo nella terza fascia per i giovani docenti;
2. la trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia dei professori, con l’espressa previsione della loro partecipazione ai Consigli di facoltà;
3. la fine dell’attuale mercato dei concorsi, con una riforma che distingua
nettamente il reclutamento (prevalentemente concorsi nazionali nella terza fascia) e l’avanzamento di carriera (giudizi nazionali individuali, con pieno e immediato riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente continua a lavorare), prevedendo uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. È indispensabile che a tutti i livelli le commissioni giudicatrici nazionali siano composte solo da professori ordinari sorteggiati.
2 dicembre 2004