15 ottobre 2004 – Messaggero
Braccio di ferro sullo stato giuridico dei professori universitari. Letizia Moratti ieri ha aperto ad eventuali «modifiche migliorative» del «disegno di legge» in discussione
Il ministro ha però sottolineato di essere «ancora in attesa di proposte da parte delle conferenza dei rettori». Unica «limitazione», ha precisato il ministro, riguarda l’ipotesi di una «ope-legis» per i ricercatori che non hanno superato i concorsi, sarebbe «anticostituzionale». «Con la Conferenza dei rettori (Crui) – ha sottolineato ancora la Moratti – abbiamo aperto un tavolo di consultazione già prima di inviare il ddl al Consiglio dei ministri. Continuiamo a tenerlo aperto e abbiamo fatto delle proposte che possiamo però rivedere se, naturalmente, arriveranno altre proposte dal mondo accademico e scientifico. Però è chiaro che non è possibile pensare all’ipotesi di una ope-legis, poiché chi non è riuscito a superare un concorso non può avere lo stesso titolo di chi invece il concorso lo ha superato».
Intanto, nelle università continua la protesta che si sta allargando a macchia d’olio. «Non è un problema corporativo, è in gioco il futuro dell’università». Sul banco degli imputati c’è il disegno di legge sullo stato giuridico della docenza all’esame del Parlamento. Flaminia Saccà dei Ds chiede il ritiro del disegno di legge. Enrico Panini, Cgil, attacca: «Il Ministro Moratti si sta rendendo responsabile della paralisi dell’università italiana». Sullo sfondo ci sono anche altre questioni spinose: la carenza di finanziamenti e il provvedimento con il quale si intende modificare l’ordinamento del «3+2». Decine e decine di assemblee si stanno svolgendo negli atenei e aumentano le prese di posizione di senati accademici e consigli di facoltà, da Roma a Padova, Napoli, Lecce, Cagliari. In molte facoltà la contestazione si traduce in «sospensione della didattica», «esami congelati» e «stato di agitazione permanente».
La Sapienza di Roma è in prima linea nella protesta. Ieri ha ospitato un incontro-dibattito di fuoco. «Chiara e univoca – afferma l’Andu (Associazione nazionale docenti universitari) – è la critica che emerge dai documenti e dalle mozioni firmate: no alla messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, reclutamento in una terza fascia di professore (che dovrà essere introdotta) di almeno 20.000 giovani nei prossimi anni e una vera riforma dei concorsi».
A. Ser.