La protesta che dilaga negli Atenei italiani non è ‘solo’ un grande
movimento di opposizione ad una legge letale per l’Università e
dannosissima per il Paese. Quella che è finalmente ‘esplosa’ è la presa di coscienza collettiva del fatto si sta da tempo smantellando l’Università
statale e che con il DDL De Maio-Moratti se ne vuole completare la demolizione.MAI era successo che un movimento universitario comprendesse tutte le sue componenti (professori, ricercatori, precari, studenti). MAI era successo che tanti Organismi accademici si pronunciassero in maniera così dura e determinata e con analisi e richieste omogenee. MAI era successo che docenti universitari e anche Senati Accademici e Consigli di Facoltà adottassero, come strumento di lotta, il rinvio dell’inizio dell’anno accademico, in alcuni casi a tempo indeterminato. MAI era successo, come sta avvenendo in tanti Atenei, che le ragioni di un movimento universitario venissero rappresentate direttamente alle Istituzioni locali (Consigli regionali, provinciali, comunali). MAI era successo che l’Università non accettasse supinamente una legge voluta da un gruppo di potenti accademici ‘americaneggianti’ che vorrebbero imporre, per il loro tornaconto,
l’ennesima riforma contro l’interesse dell’Università e del Paese. Un gruppo che era già riuscito a imporre le leggi riguardanti la finta autonomia statutaria, la cosiddetta autonomia finanziaria per ‘gestire’ la riduzione dei finanziamenti, i finti concorsi locali, la imposta riforma didattica (il ‘3 + 2’). Quella attuale non è più la lotta dei soli ricercatori, che hanno il merito di averla iniziata nell’interesse generale dell’Università, ma è ormai la lotta di tutte le componenti dell’Università per salvarla da una insensata ‘cultura’ aziendalistica, che ha ispirato nell’ultimo decennio un gruppo diaccademici ‘apprendisti stregoni’. Un gruppo che vuole imporre lo strumento della legge-delega per potere poi ancor più fare e disfare quel che essa vuole, espropriando il Parlamento e il mondo universitario. La lotta sta diventando, come deve essere, la lotta di tutti coloro che vivono nell’Università e che vogliono continuare a farlo in una condizione che non può essere di perenne precariato. Un precariato che il DDL accrescerebbe notevolmente, ma che è già oggi insopportabile (per ogni docente in ruolo c’è un docente precario). Quella che è in corso negli Atenei è la ‘rivolta culturale’ di una Comunità che non intende più sopportare che una ristretta parte di essa continui ad imporre leggi e a occupare il Ministero e la ‘grande’ stampa per gestire le risorse pubbliche a beneficio delle loro ‘eccellenze’. I precari non sono ‘carne da macello’; gli studenti non sono ‘clienti’ a cui somministrare riforme didattiche imposte con tempi e contenuti insopportabili; i ricercatori non vogliono subire l’onta della loro messa ad esaurimento, ma pretendono che finalmente il loro ruolo sia trasformato in quello di professore; molti professori non vogliono più impiegare buona parte del loro tempo a ‘costruire’ concorsi e a ‘prepararne’ gli esiti; la ricerca non può continuare ad essere, come troppo spesso è, uno strumento finalizzato a ‘convincere’ il ‘maestro’, che prima recluta e poi promuove.
LA CRUI
La CRUI ha dimostrato di non essere un Organo in grado di rappresentare
l’Università.
La Presidenza della CRUI è riuscita a NON rappresentare davanti al Ministro, alla stampa e a numerosi esponenti politici e parlamentari, le richieste del movimento di cui ha taciuto la stessa esistenza, e ha poi accreditato l’immagine di un Ministro disponibile al confronto. Una ‘rappresentazione’ che non ha convinto nessuno, dato che il mondo universitario è da anni informato ‘passo passo’ su quello che fanno e hanno fatto il Ministro, il Governo, la Maggioranza e l’Opposizione, le varie ‘parti’ della CRUI, compresa la sua Commissione Cultura (sic!), le lobbies trasparenti o meno. Il Comitato di presidenza della CRUI, nell’ultimo suo comunicato, ha sì giustamente indicato che “le due questioni centrali” sono quelle degli attuali ricercatori e del nuovo reclutamento, e ha anche correttamente fatto riferimento alle “manifestazioni di forte e aperto dissenso” negli Atenei. Ma il Comitato è stato anche assai ambiguo su due questioni centrali oggi in discussione:
1. la richiesta del mondo universitario e dei suoi Organismi accademici è netta e inequivocabile: il DDL va RITIRATO o ne va formalmente interrotto DEFINITIVAMENTE l’iter. Questa richiesta è nettamente diversa da quella del
Comitato di presidenza che chiede invece la sospensione per due mesi dell’iter del provvedimento;
2. la richiesta del Comitato “di sospendere temporaneamente l’iter parlamentare” del DDL è primariamente motivata con la sua mancata copertura finanziaria. Opinione questa già espressa nella Relazione del Presidente della CRUI e che sostanzialmente può voler dire: questa pessima legge se finanziata diventa buona. Una opinione questa che alla fine converge con quella del sen. Valditara (AN) che sostiene: questa legge è buona, ma va approvata solo se ha la copertura finanziaria. La posizione di Valditara, che chiede i soldi necessari per ‘bombardare’ l’Università statale, è logica. Per inciso, va ricordato che Valditara, ordinario di Giurisprudenza di Torino, tiene particolarmente, fino a chiederne lo stralcio, all’eliminazione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito.
Il ruolo finora svolto dalla CRUI può spiegare perché il Ministro si ostini a sceglierla come suo interlocutore ‘privilegiato’, con il quale svolgere “un comune lavoro alla ricerca di soluzioni a problemi irrisolti da decine di anni”.
I RETTORI E I SENATI ACCADEMICI
Al ruolo altalenante, contraddittorio e sostanzialmente accondiscendente svolto dalle varie ‘parti’ della CRUI (Presidenza, Comitato di Presidenza, Assemblea), fa da contraltare il ruolo svolto dai singoli Rettori, quando rilasciano interviste o scrivono articoli o quando vestono i panni di Presidenti dei Senati Accademici. In queste ‘versioni’ la maggioranza dei Rettori ha espresso valutazioni e proposte in piena sintonia con la protesta, arrivando a indicare, in alcuni casi, forme di mobilitazione e di aggregazione molto interessanti, adeguate alla gravità della situazione. In alcuni Senati Accademici, infatti, è emersa la volontà di riunire in un’ASSEMBLEA NAZIONALE tutti i Senati Accademici, cioè quegli Organismi che stanno svolgendo un ruolo molto importante contro il DDL e che stanno generalmente mostrando di rappresentare la reale volontà degli Atenei. Inoltre sta emergendo, come ulteriore iniziativa di lotta, l’ipotesi delle dimissioni dei Presidi e dei Presidenti dei Consigli di Corso di Studio (e i Rettori?); dimissioni che per essere efficaci devono però essere VERE, come in Francia. Lì è accaduto che un movimento vasto e compatto, anche grazie alle vere dimissioni dei Responsabili della ricerca, è riuscito a bloccare un provvedimento di gran lunga meno dannoso del DDL De Maio-Moratti: la trasformazione di un migliaio di posti di ruolo in contratti a termine.
LA MAGGIORANZA E L’OPPOSIZIONE
Abbiamo già documentato, con la diffusione dei relativi atti parlamentari, come l’approvazione del DDL il 31 luglio 2004 (il “golpe di luglio”) è stata possibile per l’accordo tra Maggioranza e Opposizione, che si sono ritrovate anche unite nell’approvazione di un articolo di “principi”, votato prima dell’esame degli emendamenti.
“La potente lobby accademica trasversale” non è una invenzione retorica, ma
una concreta realtà che si manifesta ogni qualvolta il Governo elabora una legge sull’Università e ogni volta che il Parlamento la esamina. Occorre spezzare questo pesante condizionamento che salvaguarda gli interessi di una ristretta cerchia di accademici a svantaggio degli interessi dell’Università e del Paese. Anche qui, è perfettamente inutile voler far credere che l’Opposizione alla Camera sia stata ‘vera’: il mondo universitario è ‘passo passo’ informato sui reali comportamenti e sulle reali posizioni di tutti i Gruppi e dei Parlamentari. Invitiamo tutte le Forze politiche a liberarsi finalmente dai condizionamenti dei poteri forti trasversali dell’accademia. Le invitiamo, inoltre, a non considerare un fatto culturale, ma un fatto politicamente ‘innaturale’, la Fondazione TreeLLLe. Un’associazione costituita da direttori di giornali, parlamentari-professori, ex ministri, ex sottosegretari, attuali ministri, membri di segreterie nazionali di partito, presidenti della CRUI e ‘maestri di pensiero’ (alcuni di quest’ultimi reclutati nella Commissione Cultura della CRUI), schierati su fronti contrapposti della politica, ma uniti, in una “lobby trasparente” esplicitamente nata perché le sue proposte “influenzino le azioni del Governo” al fine di modificare profondamente l’Università italiana (v. nota 1). E invitiamo, in particolare, le forze politiche dell’Ulivo a riflettere sul fatto che la loro opposizione al DDL governativo risulterà comunque poco credibile finché esse non prenderanno pubblicamente le distanze da un Disegno di Legge presentato fin dall’inizio di questa legislatura anche da qualificati professori-senatori. Infatti il DL n. 1416, presentato dai senatori Tessitore, Monticone, Acciarini, Coviello, D’Andrea e Villone, prevede una lunga fase di precariato, 4 + 4 anni (comma 2 dell’art. 7), addirittura più lunga di quella ora prevista dal DDL governativo (“otto anni, ivi compreso il dottorato di ricerca”). Il DL prevede anche, come quello governativo, un concorso nazionale a numero chiuso con successiva chiamata della Facoltà (comma 5, art. 6). Lo stesso DL prevede per i ricercatori non la trasformazione del loro ruolo in terza fascia di professore, ma un giudizio per l’ingresso in essa (comma 6, art. 15); quanto basta a impedire la loro presenza in alcuni Consigli di Facoltà (specialmente nelle Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, Roma 1 e Torino) dove tale partecipazione non è ‘sopportabile’ (per il testo del Disegno di Legge v. nota 2). Lo ripetiamo, se non si fanno i conti subito con quella lobby accademica trasversale che sta rovinando l’Università, QUALSIASI nuovo governo non potrà che produrre ulteriori disastri per la ricerca e l’alta formazione.
IL MINISTRO
Non è un vero interlocutore. Glielo abbiamo detto anche direttamente, in uno dei tanti inutili incontri con le Organizzazioni della docenza:
“Ministro, per piacere, la prossima volta ci faccia incontrare coloro che hanno voluto e scritto il ‘suo’ DDL”. Niente. La Moratti ha preferito invece continuare a far finta di essere IL responsabile di un provvedimento di cui certamente coglie e condivide l”ideologia’ ispiratrice, ma non è in grado di capire e di ‘governare’. Abbiamo parlato di un Ministro inattendibile e pericoloso prima che egli candidamente dichiarasse: “sembra strano che ci siano manifestazioni di protesta da parte degli atenei” (sic!). Ma se il Ministro non capisce, il suo sottosegretario Caldoro ha invece capito tutto: “Questa, evidentemente, è una battaglia politica di segno conservatore che tende a mantenere intatte certe posizioni di privilegio” (dal “Mattino” di Napoli di oggi, 11.10.04).
Non è possibile che il Paese sopporti un Ministro di tale sprovvedutezza e che sta creando immensi danni all’Università e al Paese. E’ urgente la sua immediata RIMOZIONE, nell’interesse di tutti, anche della Parte politica a cui appartiene.
LE RICHIESTE
Accantonato DEFINITIVAMENTE il DDL, come richiesto dal modo universitario, è indispensabile approvare urgentemente tre provvedimenti che prevedano:
1. la trasformazione del ruolo dei ricercatori nella terza fascia dei professori per riconoscere ad essi l’attività di professore già effettivamente svolta; richiesta questa avanzata da tempo dalle Organizzazioni unitarie della docenza;
2. il bando di almeno 20.000 nuovi posti in ruolo nella terza fascia per i giovani docenti, anche in vista del pensionamento nei prossimi anni di circa la metà degli attuali docenti;
3. la fine dell’attuale mercato dei concorsi, con una riforma che distingua
nettamente il reclutamento (concorsi nazionali nella terza fascia) e l’avanzamento di carriera (giudizi nazionali individuali, con pieno e immediato riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente continua a lavorare). È indispensabile prevedere a tutti i livelli commissioni giudicatrici nazionali composte solo da membri sorteggiati.
11 ottobre 2004
Nota 1. La Fondazione TreeLLLe prevede di svolgere “attività di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative affinché le proposte di TreeLLLe influenzino le azioni di governo e si trasformino in sperimentazioni concrete.”
La TreeLLLe è un’Associazione di cui fanno parte, tra gli altri, Fedele
Confalonieri, Luigi Abete, Sabino Cassese, Adriano De Maio, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Umberto Eco, Luciano Guerzoni, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Domenico Fisichella, Franco Frattini, Ezio Mauro, Luciano Modica, Andrea Ranieri, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Piero Tosi, Giuseppe Valditara. In: http://www.associazionetreelle.it/
Nota 2. Il testo del Disegno di legge n. 1416 “Norme sullo stato giuridico della docenza universitaria” in:
http://www.senato.it/japp/bgt/ showdoc/frame.jsp? tipodoc=Ddlpres&leg=14&id=24
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I più recenti documenti dell’ANDU sono consultabili in:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php