Fin dal primo incontro con l’ANDU, avvenuto circa un anno fa, il Presidente della Commissione Cultura della Camera, on. Ferdinando Adornato (FI), ha chiarito di essere contrario all’istituzione della terza fascia di professore, impegnandosi nel contempo a non far pesare questa sua posizione nello svolgimento del suo ruolo di Presidente.
Già nel proprio documento del 28 luglio 2004 (“Si vuole espropriare il
Parlamento. La blindatura del DDL De Maio-Moratti”) l’ANDU aveva denunciato il ruolo svolto dal Presidente della Commissione scrivendo:
“Non è bello, dal punto di vista istituzionale, vedere un Relatore allo sbando e un Presidente di Commissione intervenire per svolgere di fatto, con la sua nota ‘eleganza’, il ruolo politico che né il Relatore né il rappresentante del Governo sono, con tutta evidenza, in grado di svolgere. Né si possono sacrificare al rispetto dell’impegno, preso dallo stesso Presidente, di chiudere i lavori in Commissione entro luglio gli interessi generali di una Istituzione di vitale importanza per il Paese, come l’Università.”
Ma quanto sarebbe avvenuto nella seduta della Commissione del 30 luglio 2004, è di una gravità politica e istituzionale intollerabile. Il Presidente ha sospeso la seduta poco prima che si votasse l’emendamento “Grignaffini 1.186” che, a differenza di quello del Relatore, prevede la trasformazione del ruolo dei ricercatori nella terza fascia dei professori. Un emendamento, peraltro, gravemente insufficiente perché non prevede espressamente la partecipazione dei professori di terza fascia agli organi collegiali e, in particolare, ai Consigli di Facoltà. La sospensione è stata contestata dagli onn. Martella e De Simone, come si legge nel resoconto:
“Andrea MARTELLA (DS-U) e Titti DE SIMONE (RC) contestano la decisione del presidente, suggerendo che essa sia determinata dalla circostanza che, considerate le presenze in Commissione, ove si procedesse alla sua votazione l’emendamento potrebbe risultare approvato.
La gravità di quanto denunciato dai due Deputati è tale da richiedere un
chiarimento politico immediato e pubblico e, comunque, obbliga a sospendere l’iter legislativo del provvedimento, sempre più inquinato da forzature e improvvisazioni. Una preoccupazione questa espressa anche dalla CRUI nel suo documento del 30 luglio 2004 (“CRUI: Il Parlamento non dimentichi i ricercatori”). La CRUI, dopo avere ribadito “la assoluta centralità della tematica relativa alla posizione degli attuali ricercatori universitari”, “esprime la più netta contrarietà a soluzioni improvvisate, non sufficientemente approfondite e condivise su tale tematica”.