Come è noto, il contenuto centrale del DDL De Maio-Moratti sulla docenza universitaria è la sostituzione dell’attuale ruolo dei ricercatori con la figura del ricercatore a termine, con un contratto di cinque anni rinnovabile per altri cinque anni.
Un disegno di legge che “porta a compimento il processo di precarizzazione del lavoro di ricerca e didattica inaugurato dai governi precedenti”, come denuncia l’Assemblea dei ricercatori precari (nota 1).
Contro il DDL governativo e, soprattutto, contro la precarizzazione del
reclutamento alla docenza si sono espressi Collegi dei presidi, Senati
Accademici, Consigli di Facoltà e di Corso di laurea e si è sviluppato in
tutte le Università un movimento, sostenuto unitariamente da quasi tutte le Organizzazioni della docenza, che ha visto insieme tutte le categorie
(docenti, precari, studenti). Una protesta – che sta proseguendo anche con l’astensione dei docenti dalle supplenze in diverse Facoltà – senza
precedenti in Italia da parte di tutto il mondo universitario che chiede il
ritiro del DDL e comunque la sua bocciatura in Parlamento.
Di fronte a tutto ciò, quella lobby accademica trasversale che ha condotto
l’Università italiana all’attuale gravissima crisi a colpi di riforme
improvvisate e devastanti (la falsa autonomia statutaria, l’autonomia
finanziaria per gestire la continua riduzione delle risorse, i finti
concorsi locali, la controriforma del CUN, il ‘3 + 2’ deciso dall’alto),
sta tentando ora di consolidare il proprio dominio sull’Università anche
con l’attribuzione ai Rettori di enormi poteri nella gestione degli Atenei
e alla CRUI della esclusiva rappresentanza del sistema nazionale
universitario. Anzi la CRUI questo ruolo se lo è già attribuito (nota 2),
nonostante nessun Rettore sia stato mai eletto per svolgere compiti di
rappresentanza del sistema nazionale universitario.
Con la stessa disinvoltura la CRUI stipula ora un “Patto” con il ministro
Moratti, in particolare sulla questione del reclutamento precario alla
docenza “caratterizzata da un rapporto di lavoro flessibile, di durata
congrua e determinata” (nota 3). E il Ministro chiarisce subito il
significato di questo punto del “Patto”: “Molti atenei hanno già abolito da
alcuni anni il ruolo dei ricercatori, sostituendoli con gli assistant
professor attraverso contratti a tempo determinato durante i quali i
giovani possono dimostrare le proprie capacità” (nota 4).
In sostanza, il Ministro, che dovrebbe interpretare e tradurre in norma
l'”accordo” con la CRUI, ritiene che la figura precaria, che dovrebbe
sostituire quella del ricercatore in ruolo, sia quella del ricercatore a
termine “inventata” per la prima volta (1999) dal Politecnico di Torino e
che è stata proprio ora messa in soffitta da quell’Ateneo perché priva di
ogni prospettiva.
E proprio questa stessa fallimentare figura di precario – introdotta non in
molti, ma in pochissimi Atenei – si sta facendo di tutto per introdurla
nell’Ateneo di Pisa (nota 5), che ne ha discusso in Consiglio di
Amministrazione nello stesso momento in cui il Ministro si lanciava, ancora
una volta, a pronunciarsi su questioni che non conosce.
Infatti solo un Ministro, che ignora quella realtà americana che tanti
accademici nostrani si ostinano a scimmiottare, può definire “assistant
professor” delle italianissime figure precarie. L'”assistant professor”
negli USA è un giovane docente dotato di totale autonomia didattica e
scientifica, con piena responsabilità di fondi di ricerca: il contrario di
quanto avviene per tutte le attuali figure precarie italiane. Inoltre
l'”assistant professor” può diventare “associate professor” e poi “full
professor” attraverso una verifica individuale (non le finte prove
comparative italiane!), su un budget già di fatto disponibile al momento
del primo ingresso (senza la ricerca di un nuovo budget, con i connessi
giochi di potere). Infine nessun “assistant professor” è reclutato nella
stessa sede in cui ha studiato, il contrario di quanto avviene
nell’Università italiana in cui il docente è “adottato” da un professore
(il maestro) che ne “gestisce” la carriera dalla tesi di laurea fino
all’ultimo gradino della docenza.
Tutto questo è stato tante altre volte spiegato (nota 6), ma i nostri
“grandi” riformatori non si arrendono nemmeno di fronte all’evidenza di
avere operato finora come “apprendisti stregoni”, con la sicurezza di chi
sa di non dovere mai rendere conto a nessuno dei devastanti effetti delle
riforme da loro imposte.
23 giugno 2004
Nota 1 Dal documento dell’Assemblea della Rete Nazionale dei Ricercatori
Precari, tenutasi a Napoli il 19.6.04. Per il testo completo del documento:
http://www.ricercatoriprecari.org /public/modules/ news/print.php?storyid=34
Nota 2. Scrive infatti la CRUI nel suo documento “Sulla governance:
principi fondamentali e linee-guida”, approvato naturalmente all’unanimità,
il 17.6.04: “Ferme restando le competenze del CUN, alla CRUI spetta il
ruolo di rappresentanza istituzionale e coordinamento del sistema nonché di
garanzia e tutela dell’autonomia universitaria. La CRUI è interlocutore
primario del Ministro nella individuazione delle scelte strategiche, nonché
dei criteri per la valutazione delle performances del sistema, oltre che
delle eventuali proposte di nuove normative che riguardano la vita degli Atenei.” Per il testo completo del documento: http://www.crui.it//link/?ID=1562
Nota 3. Dal punto 6 del documento”Un patto per il rilancio dell’Università delle autonomie”: http://www.crui.it//data/allegati/ table/129/agenda_2004.pdf
Nota 4. Dall’articolo “Un decalogo per gli Atenei” sul “Sole-24 ore” del 23.6.04, p. 24: http://www.unipi.it/rassegna/ archivio/2004/06/ 25908425.pdf
Nota 5. V. il documento “Pisa anticipa Moratti. Politica universitaria nella massima chiarezza”:
http://www.bur.it/sezioni/ sez_andu.php 24 giugno 2004
Nota 6. V. il documento dell’ANDU “Americani, ma non troppo” del 7.4.03:
http://www.bur.it/sezioni /sez_andu.php Mercoledì 09/04
e il documento “La falsa America dei nostri ‘grandi’ riformatori”:
http://www.bur.it/sezioni/ sez_andu.php 19 aprile 2004