La risposta del Senatore Luciano Modica all’ANDU

Diffondiamo la “Risposta all’ANDU” del senatore Luciano Modica (v. in
calce) relativa al documento dell’ANDU “DS e Università” (v. in calce), con il quale si commentava un intervento dello stesso Modica all’Assemblea nazionale DS sull’Università.

Ci pare utile esprime alcune considerazioni sulla replica di Modica, anche per continuare un pubblico e reale confronto che raramente (per non dire mai) c’è stato tra le forze politiche e le organizzazioni della docenza universitaria:

1. apprezziamo il tono pacato e dialogante di Modica, oltre che la puntualità delle sue argomentazioni;
2. registriamo positivamente che la elaborazione della Fondazione TreeLLLe sulla governance degli Atenei è ‘solo’ una proposta di Modica e non è la posizione dei DS. A nostro avviso per una reale autonomia dai poteri forti (politici, accademici, economici) tutti gli organi di gestione degli Atenei dovrebbero essere espressione di elezioni dirette da parte di tutti i docenti, con la partecipazione consistente dei tecnico-amministrativi e degli studenti;
3. presentare la posizione di TreeLLLe come una proposta di sinistra “condivisa anche da professori vicini al centro-destra” è quanto meno azzardato. La verità è che la proposta governativa sullo stato giuridico, così come le proposte di TreeLLLe sul governo degli Atenei e sulla rappresenta nazionale delle Università, fanno parte di uno stesso disegno controriformatore. TreeLLLe, con tutta evidenza, per la sua stessa composizione, è una rappresentazione’ di quella lobby trasversale che ha determinato le catastrofiche scelte riguardanti l’Università, almeno nell’ultimo decennio;
4. siamo convinti che questo Governo stia ‘solo’ accelerando la spinta “verso il disastro”, cioè lo smantellamento dell’Università statale, un processo precedentemente avviato, come abbiamo man mano documentato e
denunciato in tutti questi anni;
5. Modica nel suo intervento, come riportato nel nostro documento, parla esplicitamente di una figura di “professore a tempo determinato” e di “contratti personali”. Ciò ci ha indotto a ‘leggere’ un percorso da
iniziare, a circa trenta anni, nella figura di professore a termine. In
ogni caso prendiamo positivamente atto del fatto che Modica propone,
giustamente, che a circa trenta anni inizi la carriera in ruolo;
6. altrettanto positivamente registriamo che Modica ritiene “opportuno trasformare il ruolo dei ricercatori nella terza fascia del ruolo docente”; posizione questa molto diversa da quella contenuta nei disegni di legge presentati, e non ancora ritirati o modificati, dai DS alla Camera e da senatori del Centro-sinistra, che prevedono invece il passaggio degli attuali ricercatori nella terza fascia di professore attraverso una verifica e ciò per consentire soprattutto alle facoltà giuridiche di impedire l’ingresso di tutti i ricercatori nei loro Consigli di facoltà;
7. per quanto riguarda il precariato, pensavamo – e pensiamo ancora – che per coerenza si debba chiedere il ritiro di tutte le proposte di “lunga
durata”, sia quella governativa (5 + 5 anni) sia quella dei suddetti
senatori del Centro-sinistra (4 + 4 anni).

Attribuiamo al documento di Luciano Modica di risposta ll’ANDU un valore comunque positivo perché egli in questo modo ha messo in pratica quanto dichiarato in un’Assemblea a Pisa: “occorre che la Sinistra smetta di fare senza ascoltare”.

10 marzo 2004

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RISPOSTA ALL’ANDU DI LUCIANO MODICA – 1 marzo 2004

L’ANDU, nei giorni successivi all’assemblea nazionale DS del 3 febbraio, ha diffuso un suo commento alla mia comunicazione “A partire dall’autonomia”
(il cui testo completo è reperibile sul sito www.dsonline.it). Mi sembra giusto commentare qui a mia volta alcuni dei punti sollevati dall’ANDU, cogliendo l’occasione anche per qualche chiarimento su punti che potrebbero essere risultati poco chiari. Sono innanzitutto molto contento che la mia relazione abbia suscitato, sia durante l’assemblea che in seguito, un dibattito vivace e ricco di critiche, approfondimenti, condivisioni. Il mio solo scopo era infatti quello di aprire una discussione per un programma organico e complessivo del centro-sinistra sull’università, provando a partire da un testo che contenesse analisi ragionate e proposte concrete.

Va da sé che sono io l’unico responsabile del mio testo. Quindi, alla domanda dell’ANDU se il modello di governance degli atenei che ho illustrato sia una proposta “ai” DS o “dei” DS, la risposta è ovvia e vale anche per tutte le altre proposte della relazione. Sono proposte che ho avanzato a tutti coloro che si interessano all’università e che, se saranno ritenute interessanti, cominciano ora il lungo cammino di analisi e
approfondimento. Nel merito, poi, non condivido per nulla la ben nota posizione dell’ANDU che il PCI prima e i DS dopo hanno giocato e giocano “un ruolo subordinato agli interessi di quanti stanno da decenni smantellando l’università
pubblica imponendole riforme devastanti”. E’ un’opinione tanto legittima quanto, a mio parere, contraddetta dai fatti. Rinvio al paragrafo della mia relazione intitolato “Un’analisi del passato” chi volesse conoscere meglio le mie argomentazioni. Sono comunque convinto che nel periodo 1995-2001 la nostra università avesse imboccato, pur con qualche errore, un percorso riformatore efficace e che invece l’attuale politica governativa, invertendo il cammino già iniziato, la spinga verso il disastro.

Devo però chiarire che a parlare di “rettori-manager” è l’ANDU nel suo commento, non io nella mia relazione. Non ho nulla contro i manager ma mi sarebbe risultato difficile nella mia proposta definire rettore-manager un docente democraticamente eletto da un corpo elettorale formato da tutti i docenti, nonché da cospicue rappresentanze degli studenti e del personale tecnico-amministrativo, e che è sottoposto, insieme al consiglio di ateneo, ad una procedura di fiducia-sfiducia da parte di un nuovo senato accademico che è disegnato come organo democratico interno interamente ad elezione diretta. Un cenno alla Fondazione Treelle. L’ANDU si domanda come io possa essere – come sono – feroce avversatore del nuovo progetto di legge governativo sullo stato giuridico dei docenti universitari e insieme co-produrre con alcuni degli autori e/o sostenitori di quel progetto (che sono anche esperti di Treelle) una proposta per la governance degli atenei. Confesso di non capire. Nel mio intervento ho disegnato un quadro programmatico organico sull’università, con una proposta sulla governance che è condivisa anche da professori vicini al centro-destra e con una proposta sullo stato giuridico che invece non lo è, visto che questi colleghi sostengono un progetto di legge opposto.

Dove sarebbe lo scandalo? E perché dovrei sentirmi io in contraddizione? Sullo stato giuridico spiace poi che l’ANDU, nel riportare brandelli del mio intervento, possa indurre in confusione. Desidero fare chiarezza soprattutto su un punto. Quando scrivo che “un bravo dottore di ricerca dovrebbe essere reclutato subito come professore universitario, a trent’anni o meno” intendo, come è facile evincere dal contesto, come professore di ruolo (a tempo indeterminato). Esattamente come capita per un magistrato o per un diplomatico. Non si comprende quindi come l’ANDU mi addebiti la proposta di costringere i nostri giovani ad iniziare a trent’anni un “pre-ruolo precario”. Sulla terza fascia docente non è da ora (anzi è dal 1992: basta leggere i resoconti delle sedute del senato accademico integrato che preparava lo statuto autonomo dell’Università di Pisa) che ho espresso l’opinione che
sarebbe opportuno trasformare il ruolo dei ricercatori nella terza fascia del ruolo docente. Nel 2001, da presidente della CRUI, ho poi sostenuto – e con me la maggioranza dei rettori – che sarebbe stato opportuno approvare,
sia pure ormai a fine legislatura, la legge sulla terza fascia. Purtroppo
senza successo. Nella relazione confermo questa mia convinzione, sia pure osservando che sarebbe solo una trasformazione in extremis per facilitare la transizione verso lo stato giuridico con carriera unica che ho proposto.

Riguardo infine al disegno di legge sullo stato giuridico presentato da
alcuni colleghi senatori del centro-sinistra nel maggio 2002 (quando non ero ancora senatore) non ho mai nascosto, prima da rettore e poi da senatore, alcune perplessità.
Ma a che titolo mai dovrei essere io ad annunciare (?!) o chiedere (?!) addirittura il ritiro di questo disegno di legge? Ho fatto invece un’altra cosa. Ho avanzato una proposta abbastanza dettagliata di un nuovo e innovativo stato giuridico. Discutiamola apertamente, approvandola o rigettandola, in tutto o in parte, prima di redigere un articolato di legge. Le polemiche sterili e immotivate non ci hanno mai aiutato. Cambiamo registro per tornare a governare e per esservi
pronti.

ANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari

DS E UNIVERSITÀ

Il giorno prima.

Il 2.2.04 l’ANDU ha diffuso una mini-antologia sulla governance (“Rumori di governance”) e al primo punto veniva sintetizzata la posizione della Fondazione Treelle che qui si ripropone:

“La proposta dell’Associazione Treelle prevede che il Rettore sia eletto da “tutti i professori e ricercatori dell’ateneo” e da una rappresentanza degli studenti e del personale tecnico-amministrativo pari rispettivamente al 15% e al 10% “del corpo elettorale totale”.
Il Rettore nomina un Consiglio di Ateneo che “avrebbe inoltre la responsabilità diretta della selezione del personale docente, ricercatore e tecnico-ricercatore.”
Il Consiglio di Ateneo sarebbe composto di 11-15 persone con “metà dei componenti, escluso il Rettore, scelti all’interno del personale dell’ateneo e metà all’esterno come rappresentanza dei portatori di interesse esterni”: “Governo nazionale e regionale, comunità territoriali, forze imprenditoriali e sociali.” Il Consiglio di Ateneo sarebbe sottoposto “ad una delibera di approvazione
(fiducia) da parte del Senato Accademico, a maggioranza assoluta dei componenti. Con adeguata maggioranza qualificata, ad esempio tre quarti dei componenti, e non prima di metà mandato, il Senato Accademico potrebbe anche votare la sfiducia al Consiglio di Ateneo.” “Il Senato Accademico, a parte il Rettore che lo presiede, sarebbe interamente di nomina elettiva diretta e composto da ventiquattro rappresentanti dei docenti, da sei rappresentanti degli studenti e da due rappresentanti del personale tecnico-amministrativo.” Espressamente non sono previste “rappresentanze elettive indirette (come i presidi delle facoltà o i direttori di dipartimento)” per “evitare situazioni di governo consociativo.”

da “Università italiana, università europea?” – Quaderno n. 3 settembre 2003, pp.110-112: http://www.associazionetreelle.it/

Treelle è una associazione presieduta da Umberto Agnelli di cui fanno parte, tra gli altri, Luigi Abete, Sabino Cassese, Adriano De Maio, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Umberto Eco, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Raffaele Simone, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Domenico Fisichella, Franco Frattini, Ezio Mauro, Luciano Modica, Andrea Ranieri, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Piero Tosi, Giuseppe Valditara.”

Il giorno dopo.

Il 3.2.04 il sen. Luciano Modica, per tanti anni presidente della CRUI, ha
svolto un intervento all’Assemblea nazionale DS sull’Università, tenutasi a Roma (per il testo completo dell’intervento:
http://www.dsonline.it/ stampa/documenti/print. asp?id_doc=16069).
Dopo premessa, analisi ed elogio dell’autonomia degli Atenei, Modica parla della “Governance di ateneo”: “ispirandomi soprattutto ad una analisi condotta dalla Associazione Treelle nello scorso settembre ad opera di un gruppo di esperti di cui ho fatto parte.” (pag. 8). Dopo una lunga disamina sul non funzionamento della gestione degli Atenei, Modica dice: “Veniamo alla nostra proposta di nuova governance di ateneo” e illustra in due delle 18 pagine del suo intervento quanto elaborato da Treelle, riportato più sinteticamente, ma in maniera completa, il giorno prima nel documento dell’ANDU (v. sopra).

Modica parla di “nostra proposta”: si tratta di plurale maiestatis o della posizione sua e di Treelle che propone ai DS o della proposta dei DS? Se la posizione di Treelle sulla governance di ateneo fosse, o dovesse diventare, quella dei DS verrebbe confermato il ruolo subordinato del PCI prima e dei DS dopo agli interessi di quanti stanno da decenni smantellando l’Università pubblica imponendole riforme devastanti: nel 1989 la finta autonomia statutaria, nel 1993 la pseudo autonomia finanziaria per far ‘gestire’ agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti, nel 1997 la riforma dei finti concorsi locali e la controriforma del CUN, più recentemente l’improvvisata riforma didattica. Ora si vogliono imporre i rettori-manager per assicurare ancora di più ai poteri forti il controllo degli Atenei. Il potere che Modica e Treelle
vogliono attribuire ai Rettori è praticamente assoluto, comprensivo della scelta dei nuovi docenti. In una logica para-aziendalistica, il Consiglio di Ateneo del Rettore dovrebbe essere composto per metà da esterni (un esterno sarebbe indicato direttamente dal Ministro!).

Certamente il problema della governance non è problema lontano e distinto dagli altri problemi riguardanti l’Università, tra i quali quello dello stato giuridico dei docenti. Colpisce come Modica si dichiari pubblicamente contro il progetto De Maio-Moratti sullo stato giuridico e co-produca, con alcuni degli autori e/o sostenitori di quel progetto, un progetto per la governance degli Atenei (vedi, all’inizio, il parziale elenco dei componenti Treelle). Ma Modica è veramente contrapposto al progetto governativo contro cui è insorto il mondo universitario? Modica parla di professore a tempo indeterminato (di ruolo) e di professore a tempo determinato (pag. 15). Il professore a tempo determinato “potrebbe
garantire notevole flessibilità e rappresentare anche la figura del professore in prova, utile soprattutto per i giovani che intendono entrare nella carriera o per chi proviene da altri ambiti lavorativi.” “Al professore a tempo determinato che trascorra un certo numero di anni (quanti?) in questa posizione, si potrebbe garantire il diritto di essere sottoposto a valutazione non comparativa per il passaggio a tempo indeterminato, cioè in ruolo”.

E poi: “Un bravo dottore di ricerca dovrebbe essere reclutato subito come professore universitario, a trent’anni o meno, ovviamente nella fascia iniziale della carriera, magari da atenei piccoli e vivaci con contratti personali (sic!) che gli garantiscano molto spazio per la fase più produttiva dell’attività di ricerca”. Quello che è certo e chiaro è che Modica prevede, a trent’anni, l’inizio di un pre-ruolo precario (professore a tempo determinato) la cui durata non è determinata. Modica conclude il capitolo “Stato giuridico” con questa frase: “L’introduzione in extremis nell’attuale stato giuridico di una terza fascia di personale docente, giusta anche in assoluto, faciliterebbe certamente l’adozione del nuovo stato giuridico.” Modica non chiarisce se vuole la trasformazione dell’attuale ruolo dei ricercatori nella terza fascia di professore (come richiesto da quasi tute le Organizzazioni della
docenza) o l’ingresso in essa degli attuali ricercatori attraverso una selezione. Chiarimento ancor più importante dato che i disegni di legge presentati dai DS alla Camera e al Senato prevedono una prova di accesso alla terza fascia per consentire agli attuali ricercatori di continuare a svolgere le stesse mansioni e di continuare a percepire la stessa retribuzione! Una prova prevista per consentire soprattutto alle Facoltà giuridiche di impedire ai ricercatori la partecipazione ai Consigli di facoltà. Modica, nelle 18 pagine del suo intervento, non ha trovato spazio per annunciare (o chiedere) il ritiro del disegno di legge n. 1416 presentato nel maggio del 2002 da senatori del centro-sinistra. Questo progetto prevede, come quello De Maio-Moratti, una lunga fase di precariato, prima dell’ingresso in ruolo, con contratti di ricerca e di insegnamento di quattro più quattro anni (comma 2 dell’art. 7).

16 febbraio 2004

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