Il licenziamento del CUN

Un organismo, eletto dai docenti, dal personale tecnico-amministrativo e dagli studenti, che sostituisca l’attuale CUN, sottoposto a proroghe e la cui composizione è diventata in gran parte illegittima, e impedisca che la CRUI continui a svolgere impropriamente il compito di organo di rappresentanza nazionale: i Rettori sono eletti ‘solamente’ per governare i rispettivi Atenei. . Senza un organismo nazionale rappresentativo di tutta la comunità universitaria, l’attuale ‘autonomia’ sarà sempre più l’autonomia dei poteri forti locali e nazionali.” (Il testo completo del documento “Università. Autonomia di chi e da chi?” in: http://www.bur.it/sez_2a_2.htm lunedì 22/09).

L’ANDU si è sbagliata. Non è più il CUN l'”organo elettivo di rappresentanza delle istituzioni autonome universitarie”, come prevede oggi la legge (comma 102 dell’art. 17 della legge 127/1997), ma è ora la CRUI a “rappresentare l’intero sistema delle autonomie universitarie nei loro aspetti organizzativi, operativi, finanziari, gestionali e istituzionali, e quindi la sede naturale e necessaria della concertazione su tutto ciò che
riguarda l’Università.” Questo è quanto sostiene la CRUI (v. in calce), che chiede al Governo di adeguare conseguentemente la legge. E il CUN? La CRUI lo ringrazia per essersi occupato della riforma didattica, mentre essa si è occupata dell’Università intera, ma ora è giunto il momento che il CUN si metta anche formalmente da parte per far continuare a lavorare la CRUI, per il bene di tutta l’Università.

Sistemata la faccenda della rappresentanza nazionale, rimane quella della gestione degli Atenei. A questo proposito va segnalato quanto scritto sul “Riformista” il 24.9.03 da Giovanni Cominelli: “E quanto alla governance, è ora di prendere atto che il modello democratico- parlamentare applicato a ciò che, dal punto di vista degli utenti, è un servizio non ha senso alcuno.
L’Università non è una democrazia, è un servizio. La cui qualità può essere meglio assicurata da un Rettore nominato da un Consiglio di amministrazione, in cui siano presenti i soggetti pubblici e/o privati che
promuovono e finanziano l’Università. Così il Rettore cesserà di essere ostaggio delle forti corporazioni interne, avrà la forza di imporre la legge della qualità a un universo anarchico, chiuso alla competizione
mondiale.” (Il testo completo dell’articolo “No all’autonomia irresponsabile delle università. Moratti e Tremonti resistano ai corporativismi” in:
http://www.ilriformista.it/allegatidef/2209AG711794%7BD835CB5E- 2006-4F33-A3AC-E1B0D9598968%7D.pdf).

Riepilogando. Secondo la CRUI, la rappresentanza nazionale degli Atenei spetta ai Rettori e, secondo Cominelli, i Rettori devono essere ‘eletti’ da “soggetti pubblici e/o privati”, notoriamente indipendenti dai poteri forti interni all’accademia.

Rimane ancora da sistemare la questione della carriera dei docenti. A questo proposito va segnalato quanto scritto sul “Corriere della sera” il 27.9.03 da Angelo Panebianco, uno dei sette uomini di cultura che la CRUI ha incaricato di pensare sull’Università,: “Pesante è anche, spesso, il vincolo dell’assemblearismo. Non è infatti facile per molte Facoltà resistere alla pressione dei candidati locali, alla loro domanda di
promozione interna. Occorre ripensare gli organi di autogoverno dell’Università: non è accettabile (è un caso patente di “conflitto di interessi”) che, in nome di una malintesa “democrazia”, abbiano diritto di intervento sull’uso e la destinazione delle risorse proprio coloro la cui carriera ne può essere avvantaggiata.” (Il testo completo dell’articolo “Troppi docenti fatti in casa” in http://www1.crui.it/rassegna/030927/4swzl.htm ).
Quanto richiesto da Panebianco si può attuare affidando la gestione dei posti della docenza (ordinari associati, ricercatori) ai soli ordinari. E come è noto gli ordinari non “pressano”: essi non praticano la cooptazione personale e non hanno alcun interesse alla carriera dei propri “allievi”.
Insomma, gli associati e i ricercatori è bene che di fatto non facciano più parte dei Consigli di Facoltà, organismi che sopravvivono solo perché ad essi continua ad essere affidata la gestione dei posti.

L’autonomia e la democrazia, da migliorare e ampliare, sono state le caratteristiche principali dell’Istituzione universitaria italiana.
L’operazione in corso di consegnare completamente gli Atenei ai gruppi di potere accademici, non solo completerebbe il processo di smantellamento del sistema nazionale e pubblico delle Università, ma indebolirebbe gravemente la stessa democrazia italiana.

27 settembre 2003

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Dalla pag. 14 della “Prima relazione sullo stato delle Università italiane” letta dal Presidente della CRUI il 25.9.03 (Il testo completo della Relazione in

http://www.crui.it//data/allegati/table/109/1a_relazionelogo1.pdf ):

“Abbiamo accolto con favore gli annunci del MIUR relativi alla rinnovata geometria degli organi di governo centrale, anche se al momento non sono state avanzate concrete proposte, che attendiamo, sicuri che sulle stesse linee guida si possa avviare un proficuo dialogo. Dovrebbe cessare l’uso delle proroghe, al posto di una chiara sistematizzazione, per il Consiglio Universitario Nazionale, al quale il mondo universitario deve gratitudine per il prezioso lavoro nel momento del varo della riforma e a cavallo di due legislature. Questo periodo deve servire alla riprogettazione secondo una logica che non può non tener conto del mutato contesto nel quale la sua opera dovrà inserirsi e delle concorrenti istanze di valutazione e controllo finanziario, che necessitano di una razionalità di percorsi
decisionali.
Per quanto riguarda la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, essa è convinta di rappresentare l’intero sistema delle autonomie universitarie nei loro aspetti organizzativi, operativi, finanziari,
gestionali e istituzionali, e quindi la sede naturale e necessaria della concertazione su tutto ciò che riguarda l’Università. Ci attendiamo questo sempre maggiore riconoscimento dal Governo, in conformità, peraltro, agli
indirizzi che vogliono valorizzato il ruolo delle autonomie e il principio di sussidiarietà.”

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