1. abolire il concorso quale meccanismo di passaggio da una fascia all’altra della docenza e sostituirli con giudizi interamente nazionali per valutare l’attività didattica, di ricerca e organizzativa al fine di accertare l’idoneità del singolo candidato (non una prova comparativa!) al passaggio nella fascia superiore. Ad un giudizio positivo deve conseguire il pieno e automatico riconoscimento del passaggio (senza alcuna successiva chiamata dalla facoltà dove già l’idoneo lavora!);
2. istituire la terza fascia dei professori universitari con la trasformazione in essa dell’attuale ruolo dei ricercatori. Non prevedere la terza fascia, tra l’altro, comporta ‘automaticamente’ l’introduzione di una fascia di precariato di lungo periodo, che allontana ancor più i giovani dalla carriera universitaria. Inoltre, l’articolazione della docenza in sole due fasce ripristina la divisione tra professori ‘veri’ (gli ordinari) e assistenti (gli associati).
Il CIPUR si oppone ad entrambe le suddette posizioni in accordo con il ministro Moratti contro il quale però da tempo si scaglia il CIPUR bolognese.
In realtà si vorrebbe togliere alla Moratti il ‘pezzo universitario’ del MIUR per affidarlo a qualcuno della “VII Commissione del Senato” dove “non mancano le persone adeguatamente preparate per le necessità del caso. Là c’è anche un lavoro in avanzato stato di approfondimento, più che alla Camera.” (v. ancora http://www.cipur.it/menucipur2.htm 8 aprile CIPUR – Sede di Bologna).
A questo proposito si ricorda che sullo stato giuridico dei docenti universitari è stato presentato un disegno di legge dal sen. Asciutti (FI), presidente della VII Commissione. L’ANDU si è già detta “fortemente contraria al DDL Asciutti e alle spinte velleitarie e ultra-corporative che lo hanno ispirato” (v. documento “DDL Asciutti e il Club degli Associati sub-corporativi” in http://www.bur.it/sez_2a_2.htm martedì 12/02).
Troppo spesso il CIPUR ricorda che, insieme all’USPUR, rappresenta il 50% della docenza. La consistenza politica di una rappresentanza non si può interamente ricondurre ad un fatto quantitativo, prescindendo dalla
validità delle posizioni espresse e dalla reale adesione ad esse.
Non è certo con la frequente esibizione ‘muscolare’ del numero dei propri iscritti che il CIPUR può fare accettare il sostegno che di fatto ha offerto al progetto De Maio-Moratti, i cui contenuti sostanzialmente immutati sono stati ora trasformati in un disegno di legge delega.
17 aprile 2003
dal sito nazionale del CIPUR:
STATO GIURIDICO: duro giudizio politico sul Ministro MORATTI
Contribuiamo alla diffusione di un Documento delle Organizzazioni della Docenza, nostre alleate, approvato il 21 febbraio u.s. e reso noto solo recentemente. Rispetto a tutti i precedenti documenti delle OO.DD.UU., c’è l’assenza di CIDUM, CIPUR, USPUR (grosso modo, l’altro 50% della docenza universitaria). Per quanto riguarda il CIPUR nazionale, l’assenza è dovuta unicamente al fatto che ha ritenuto inopportuno un giudizio politico ufficiale sul Ministro, prima di conoscerne il progetto definitivo.
Ciò non ha impedito, però, fin dalla prima ora, alle singole sedi (ad es. di Bologna) di anticipare al Ministro le proprie riserve sulla validità delle sue linee, illustrate al CUN il 5 feb. Nel merito dei singoli punti del Documento, il Cipur non può che essere solidale con le Organizzazioni alleate anche perchè, in questo momento interlocutorio, poco importa se, sulla questione dei Ricercatori, il Cipur ritenga maturo il momento per una soluzione più coraggiosa e definitiva (clicca su STATO GIURIDICO, artt 2 quater e art. 3), di quanto le Organizzazioni pensino di realizzare con l’istituzione della cosiddetta III Fascia docente