Catastrofe universitaria, CRUI e CUN – AUTONOMIA DALL’ACCADEMIA GOVERNATIVA

Catastrofe universitaria, CRUI e CUN

AUTONOMIA DALL’ACCADEMIA GOVERNATIVA

A proposito della riforma del CUN, nel settembre 1994 avevamo scritto: “La lobby di potenti professori ordinari, che controlla da sempre tutti i grossi partiti di maggioranza e di opposizione e la ‘grande’ stampa, non demorde dal suo famelico tentativo di ottenere il pieno controllo delle risorse pubbliche per l’università e per questo vuole da un lato accentuare la falsa autonomia degli atenei e dall’altro lato sgombrare il campo da ogni organismo nazionale di democratica rappresentanza del mondo universitario, rafforzando i poteri del ministro di turno (che la lobby è riuscita sempre a controllare) e della ‘sua’ Conferenza dei rettori.” (v. ‘Università Democratica’, n. 118).

Il netto ridimensionamento del ruolo e dei compiti del CUN è stato poi imposto con la legge di riforma del 1997 da chi non voleva un Organismo pienamente rappresentativo dell’intero mondo universitario, con compiti di autogoverno e capace di assicurare l’autonomia del sistema nazionale delle Università.

Quella legge, che prevede nel CUN una ridotta presenza di rappresentanti degli studenti, espressi con una elezione ‘secondaria’, e una ancor più ridotta partecipazione del personale tecnico-amministrativo, è stata applicata dall’allora sottosegretario Guerzoni facendo eleggere la rappresentanza dei docenti in maniera corporativa-categoriale e facendo poi rimanere in carica coloro che non appartenevano più alla categoria che li aveva eletti. Ciò ha determinato una composizione illegittima dell’attuale CUN, ulteriormente indebolito dallo status di organismo prorogato.

Le scelte compiute dai precedenti Governi sono state confermate da quello attuale che si accinge ora a far fuori anche formalmente ogni residuo ruolo del CUN.

Infatti, il ministro Moratti, è intervenuto il 18 settembre scorso al CUN  e, dopo avere riferito sui lavori della Commissione ministeriale presieduta dal prof. De Maio, fino al 15 settembre scorso rettore del Politecnico di Milano (Università pubblica) e il 25 settembre eletto, con gli auguri del Presidente della Confindustria, rettore della LUISS (Università privata) (v. articolo del Messaggero del 26.9.02), ha affrontato diverse questioni (3+2, nuovo sistema di finanziamento degli Atenei con fondi pubblici e privati, nuovi concorsi con commissioni nazionali, docenza a contratto fino a 10 anni, nuova valutazione degli Atenei, classi di laurea, fondazioni, ecc.) e tra queste quella del riordino di tutti gli organismi collegiali.

Per quanto riguarda il CUN il Ministro pensa “di restituirgli le funzioni di consulenza al Ministro, ampliandone le competenze sulla ricerca e prevedendo composizione in parte elettiva e in parte di nomina governativa.”

Insomma, l’accademia che conta, da sempre ampiamente presente in Parlamento, nel Governo e nelle commissioni ministeriali, vuole ora anche riservarsi una quota dei posti del CUN attraverso la nomina da parte dei Governi di turno.

Al ridimensionamento del ruolo del CUN si è accompagnato il rafforzamento, istituzionale e sostanziale, del ruolo della Conferenza dei Rettori (CRUI), uno dei principali strumenti della lobby accademica (per esempio, iniziale feroce attacco alla legge che istituiva la terza fascia dei professori, silenzio-assenso al recente decreto-legge che non rende certa l’autonomia statutaria). L’azione della CRUI in difesa degli interessi dell’accademia che conta e la forte spinta che essa ha dato verso un’autonomia selvaggia degli Atenei e la loro gestione aziendalistica e privatistica, rendono debole la denuncia che la stessa CRUI ora fa dello “stato di sofferenza delle università nell’attuale congiuntura finanziaria”, minacciando “provvedimenti estremi” non escluse le “dimissioni in blocco” (v. articolo del Messaggero del 27.9.02). Il prof. Modica, fino a qualche giorno fa presidente della CRUI e ora candidato per il seggio senatoriale di Pisa (v. articolo del Corriere del 24.9.02), arriva a definire “la situazione catastrofica” e si augura “che il governo valuti gli effetti devastanti di un provvedimento del genere (il taglio di 600 milioni di euro)”. Certo la situazione economica degli Atenei è gravissima, ma a questa situazione si è giunti anche perché il mondo universitario è stato espropriato della sua autonomia e della sua identità istituzionale da una parte ristretta di professori che si è servita anche della CRUI per impedire che l’insieme delle Università potesse esprimersi con un Organismo eletto democraticamente da tutte le componenti (docenti, tecnici-amministrativi, studenti). Senza una svolta nel ruolo e nell’azione della CRUI, le minacciate dimissioni dei Rettori rischiano di assomigliare più che a uno sciopero ad una serrata.

Nel maggio del 1994 avevamo scritto: “Non è possibile pensare di battersi seriamente per la scuola e l’università pubbliche dimenticando o tacendo che la privatizzazione è stata più che avviata dalle forze politiche che ora dovrebbero opporsi alla privatizzazione del nuovo governo.” (v. ‘Università Democratica’, n. 112). I successivi Governi hanno accentuato, con crescente arroganza e senza alcun rispetto delle più elementari regole democratiche (alla richiesta di incontro da parte delle Organizzazioni della docenza non è stata data nemmeno risposta), l’opera di smantellamento del sistema delle Università pubbliche (finti concorsi locali, imposizione del ‘3+2’, finta autonomia statutaria, riduzione dei finanziamenti).

Oggi la situazione è estremamente più grave e per condurre un’azione per ricostruire l’Università pubblica occorre che il mondo universitario faccia i conti con quell’accademia potente che l’ha sequestrata e che l’ha precipitata in una crisi istituzionale e finanziaria che non ha precedenti; occorre chiamare tutti i Partiti ad affrancarsi dal controllo trasversale che su di essi esercita da sempre la lobby accademica; occorre convincere il Parlamento a svolgere la sua funzione di Istituzione rappresentativa degli interessi generali dell’Università e del Paese; occorre condurre una grande battaglia per la democrazia nell’Università.

Sulla grave situazione dell’Università si discuterà il 17 ottobre 2002 a Firenze nell’Assemblea nazionale dei Coordinatori di Ateneo dell’ANDU. La riunione è aperta a tutti i docenti universitari.

30 settembre 2002

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