È ora noto ufficialmente il testo del disegno di legge del sen. Asciutti, presidente della Commissione Istruzione del Senato, sullo stato giuridico della docenza universitaria. Rispetto alla bozza iniziale, il testo presentato contiene novità che chiariscono quali sono i veri ispiratori di un’iniziativa priva di ogni prospettiva.
Sulla “bozza Asciutti” l’ANDU aveva scritto che “la carica istituzionale ricoperta dal ‘diffusore’ della Bozza costringe a prendere in considerazione il contenuto di quella che ha tutto l’aspetto di una gravissima provocazione da parte di chi continua a tenere in mano la penna con la quale si scrivono le norme riguardanti l’Università. La potente lobby di accademici …”. Con le modifiche apportate al suo disegno di legge, il sen. Asciutti chiarisce di non essere espressione della potente lobby di accademici, ma di un gruppo di associati sub-corporativi.
Questi associati si illudono che attraverso la presentazione di un disegno di legge da parte di qualche Parlamentare pur istituzionalmente autorevole, accettando lo smantellamento dell’Università pubblica – con annesse possibilità di licenziamento e creazione di ulteriore precariato – e affondando i ricercatori, si possa ottenere l’assimilazione degli associati agli ordinari. E’ una visione miope e perdente che può avere solo la conseguenza pratica di incrinare l’azione condotta unitariamente negli ultimi anni da quasi tutte le Organizzazioni della docenza per la difesa del sistema pubblico delle Università e per il riconoscimento di uguali mansioni e poteri a tutte le fasce della docenza.
Ecco in che consiste la ‘furbata’ escogitata dagli associati che hanno collaborato alla stesura del disegno di legge del sen. Asciutti:
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gli attuali ordinari e associati sono inquadrati automaticamente nelle relative fasce (art. 1, comma 1), mentre i ricercatori per entrare nella terza fascia (professori aggregati) – peggiorando le proprie mansioni (art. 4, comma. 2, lettera b) – devono sostenere un concorso riservato con la stessa procedura prevista oggi per diventare ricercatore (sic!) con in più una prova didattica, grazia questa peraltro concessa solo ai ricercatori con un’anzianità di 8 anni (art. 13, commi 3 e 6);
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gli associati possono far parte delle commissioni per i concorsi ad ordinario e per le valutazioni periodiche degli ordinari, mentre gli aggregati non possono far parte delle commissioni per i concorsi ad associato e per le valutazioni periodiche degli associati (art. 4, comma 12, e art. 9, comma 5);
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gli associati partecipano alle delibere riguardanti gli ordinari, mentre gli aggregati non possono partecipare alle delibere riguardanti gli associati (art. 6, comma 2);
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agli associati è consentito di essere eletti alle cariche di preside, direttore di dipartimento e presidente di consigli di corso di laurea, mentre agli aggregati non è riconosciuto alcun elettorato passivo (art. 6, comma 3).
L’ANDU, fortemente contraria al DDL Asciutti e alle spinte velleitarie e ultra-corporative che lo hanno ispirato, ribadisce il proprio impegno per ottenere, in sede di conversione del decreto-legge salva-statuti appena approvato dal Governo, che:
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siano confermate le norme riguardanti gli elettorati attivi e la composizione degli organi;
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sia esteso agli associati l’elettorato passivo per le cariche di direttore di dipartimento e di presidente di consiglio di corso di studio.
Obiettivi provvisori e concreti che potrebbero segnare l’inizio di un’inversione nel processo di controriforma in corso da anni.
Una battaglia difficile che richiede una logica e un’azione intercategoriali che certamente non esprime il club degli associati che sono stati gli interlocutori del sen. Asciutti per la stesura del disegno di legge.
9 febbraio 2002