In Parlamento si sta discutendo da molto tempo (v. nota 1) sul precariato e sul reclutamento universitari, questioni importantissime che necessitano da anni di un intervento legislativo adeguato e definitivo.
Riforma del dottorato, del pre-ruolo, dell’accesso al ruolo e degli avanzamenti di carriera dei docenti sono, e/o sono stati, oggetto di iniziative e di confronto parlamentari senza che finora, a nostro avviso, siano stati definiti i giusti obiettivi e, quindi, senza ancora avere individuato le soluzioni conseguenti.
Noi riteniamo che, da un lato, sia necessario e urgente il bando straordinario di posti di professori di ruolo per adeguare il numero dei docenti dell’Università italiana alla media europea e riteniamo altresì che sia fondamentale che la formazione dei docenti (pre-ruolo) avvenga in una condizione di non precarietà.
Dall’altro lato, riteniamo indispensabile dare sbocchi adeguati alle decine di migliaia di attuali ricercatori e per questo essi vanno, a domanda, prorogati fino all’espletamento dei concorsi straordinari di ruolo (v. nota 2).
Va infine sottolineato il fatto che, per esprimere il massimo delle loro capacità, i docenti devono essere tutti liberi in tutte le fasi della loro attività e per questo va eliminata ogni forma di subalternità professionale e umana, attualmente prodotta dalla cooptazione personale attraverso i finti concorsi locali (dai posti di dottorato a quelli di ordinario).
== Le dettagliate proposte dell’ANDU su precariato e reclutamento
1. valorizzare il dottorato di ricerca anche all’esterno dell’Università, aumentare significativamente l’entità delle borse e abolire i dottorati senza borse;
2. bandire immediatamente, su fondi nazionali e oltre al naturale turnover, almeno 20.000 posti di professore di ruolo (5.000 all’anno), unico modo per recuperare i posti in ruolo persi in oltre un decennio e dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari. Precari da prorogare a domanda fino all’espletamento dei concorsi;
3. superare tutte le attuali figure precarie per sostituirle con una sola figura pre-ruolo di breve durata (tre anni), in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, autonoma e adeguatamente garantita e retribuita;
4. eliminare a tutti i livelli i finti concorsi locali e le prove locali, prevedendo che, sempre a tutti i livelli (dal dottorato in poi), le scelte siano operate da parte di commissioni nazionali con tutti i membri sorteggiati tra tutti i docenti, escludendo quelli appartenenti agli Atenei direttamente interessati ai concorsi o alle prove e consentendo la presenza di non più di un docente dello stesso Ateneo. (Per le motivazioni dell’abolizione dei concorsi e delle prove locali v. ”Ruolo unico e cancellazione del precariato” cliccando qui).
NOTA 1
– Alla Camera.
La Commissione Cultura esamina le Proposte di legge relative al precariato e al reclutamento dall’aprile 2019. Dal luglio 2019 ha lavorato un Comitato ristretto e il 18 novembre p.v. riprenderà l’esame in Commissione.
La Commissione ha svolto diverse “Audizioni su reclutamento ricercatori universitari” (per vedere l’audizione dell’ANDU cliccare qui)
– Al Senato.
Dal giugno 2019 si è svolta una “Indagine conoscitiva sulla condizione studentesca nelle università e il precariato nella ricerca universitaria” (v. qui).
NOTA 2.
A proposito dei ricercatori italiani all’estero, sul Sole 24 ore del 16.11.2020, tra l’altro, si legge: “Nel nostro Paese, infatti, sarebbero solitamente destinati ad anni di lavoro precario, con una scarsa possibilità di stabilizzazione e di ascesa professionale, e a una bassa remunerazione per i loro titoli e la loro preparazione.”
== Per leggere la Proposta dell’ANDU di riforma complessiva dell’Università (diritto allo studio, precariato, docente unico, riforma concorsi, autonomia Sistema nazionale, etc.) cliccare qui.
E’ necessario che il reclutamento stabilito dal legislatore sia un “obbligo” per gli atenei, disponendo che le risorse, sia di punti organico che di budget, siano ritirate nel caso non vengano impegnate entro un congruo arco temporale.
Oggi gli atenei hanno un tesoretto di punti organico non impiegati che si vanno accumulando dal 2018, anche a causa della macchinosità del procedimento che prevede commissioni di soli professori ordinari volontari, ormai insufficienti a garantire il tempestivo adempimento dei concorsi che per il 2019-2020 supererebbe abbondantemente il numero di 20.000, pari ad oltre 60.000 commissari.
Grazie ANDU.
Purtroppo però state dimenticando una “fetta di torta” sempre più vasta che non riguarda solo i ricercatori precari ma tutti quei “lavoratori-ricercatori” che fanno ricerca e lavorano sodo all’ombra di tutti e che sono borsisti, assegnisti, cococo, cocopro, a contratto, tecnici a tempo determinato e che spesso negli anni hanno avuto tutti questi contratti in successione. Sono loro infatti che spesso portano avanti il lavoro sperimentale all’Università. Per amore del loro lavoro hanno vissuto con questi contratti ma ora hanno bisogno di essere aiutati, riconosciuti e stabilizzati per emergere dal limbo.
CHIARIMENTO: Per l’ANDU “ricercatori precari” sono TUTTI i precari, non solo i RTDa.
Ringrazio L’ANDU per il lavoro che svolge.
Volevo sottolineare la situazione dei RTI e il trattamento immorale che stanno subendo. Gli RTI sono docenti che lavorano molto e che in molti casi hanno assicurato la sopravvivenza di tanti corsi di laurea, hanno accettato carichi didattici inumani e hanno assicurato la produzione scientifica. Negli ultimi anni si sono visti scavalcare dai giovani RTB, validissimi colleghi senza dubbio. Questa situazione ha generato un sentimento di frustrazione e di impotenza portando gli RTI a una totale assenza di motivazione. La media nazione degli RTI è di 47 anni possono documentare centinaia di ore di didattica all’anno e nonostante tutto sono stati messi in un binario morto e in balia di giochi di poteri sia a livello nazionale ma soprattutto locale. Credo che sia un atto dovuto permettere a tutti gli RTI con abilitazione nazionale l’avanzamento di carriera ope legis. Gli RTi rappresentano ancora una cospicua risorsa per le nostre Università e non possono essere ignorate e soprattutto non meritano il trattamento subito degli ultimi 10 anni.
L’abolizione dei concorsi dovrebbe essere totale e non spostata a livello nazionale. Le Università non erogano formazione pre-confezionata e standard, dunque ciascuna Università dovrebbe dotarsi del corpo docente che meglio rappresenta la sua visione strategica e gli ambiti di ricerca specifica. Quindi si dovrebbe passare ad un metodo di reclutamento più simile a quello già adottato in altri Paesi, introducendo la valutazione locale con assunzione di responsabilità da parte dei selezionatori e con la conferma per step sulla base dei risultati prodotti da parte del docente.