DDL. Convergenza di PD e PDL

AGGIORNAMENTO del 31 gennaio 2010. Segnaliamo la risposta del Presidente del PD all’Appello sul Manifesto del 20 gennaio 2010 (v. più sotto) rivoltegli da cinque docenti. Rosy Bindi, tra l’altro, ricorda che il PD ha “formulato e depositato ben prima del governo una proposta di riforma dell’università”. Ricordiamo che il disegno di legge  del PD – come abbiamo  documentato (v. più sotto) – è in ‘sintonia’, assieme a PDL e CRUI, con le richieste della Confindustria.

Il Rettore dell’Università di Genova il 20 gennaio 2010 ha dichiarato: “Le  notizie che ho da Roma sono certe: il testo (del DDL governativo sull’Università, ndr) sta procedendo spedito: c’è un’importante convergenza Pd-Pdl su questa proposta di legge” (su Repubblica di Genova).

In un Appello sul Manifesto del 20 gennaio 2010 al Presidente del PD cinque Docenti scrivono tra l’altro: “Non le nascondiamo, gentile Presidente, che ad accrescere i nostri timori sono i giudizi consonanti con gli orientati del governo formulati di recente da autorevoli esponenti del Partito democratico. Simili valutazioni fanno temere un iter parlamentare rapido e indolore del disegno di legge Gelmini.”

Il fatto è che il progetto di controriforma governativo non ‘dipende’ dai Partiti, ma è voluto e prodotto dalla Confindustria e dai potenti accademici che da sempre dettano la politica dei partiti e, oggi, del PD e del PDL. A questo progetto ha dato il suo sostegno la Conferenza dei Rettori che, secondo il Rettore di Genova,  “è contraria” a che gli stessi Rettori si dimettano con l’entrata in vigore del DDL. Questo progetto è invece duramente criticato dalle Organizzazioni dell’Università.

4 comments for “DDL. Convergenza di PD e PDL

  1. Eugenio Muller
    21 gennaio 2010 at 12:25

    PD E PDL ‘ISPIRATI’ DAI POTENTATI ACCADEMICI
    di Eugenio Muller dell’Università di Milano

    Appare evidente che le ampie convergenze che si stanno realizzando sul disegno di legge Gelmini da parte di PD e PDL sono “ispirate” dai potentati accademici ampiamente rappresentati in Parlamento. Questo comporterà, probabilmente, un iter parlamentare accellerato al “Gelmini” con grande soddisfazione di …… tutti….tranne che della Comunità Scientifica nazionale, che vedrà deluse e vanificate le sue aspirazioni ad una gestione più autonoma, democratica, Rettore-indipendente, etc,di ciò che rimane della nostra Università. In che cosa si tradurrà il lungo dibattito sul futuro che vorremmo,tenuto da molti di noi?

  2. Sergio Mingoli
    1 febbraio 2010 at 14:30

    FORUM PD: POCHISSIMI INTERVENTI CONTRO IL DDL DEL GOVERNO
    di Sergio Mingoli

    Purtroppo sulle politiche universitarie non esiste oggi in parlamento alcuna posizione politica moderna e progressista. La settimana scorsa ho avuto modo di presenziare alla prima riunione del Forum Università del PD. Erano presenti esclusivamente politici del partito e anziani cattedratici. Età media ben superiore ai 60 anni, nessun under 50 a parte un membro della direzione del partito e un paio di deputati. Altro che partito aperto ai giovani e alle forze nuove della società.
    Praticamente all’inizio è intervenuto un importante esponente del partito che ha chiesto sostanzialmente di introdurre numeri chiusi generalizzati in tutti i corsi di laurea. Ripetuti interventi hanno chiesto di alzare le tasse universitarie per mettere davvero in competizione le università. Applauditissima e citatissima dagli oratori successivi la proposta di concentrare i finanziamenti alla ricerca in una ventina di atenei “migliori”, lasciando agli altri solo i soldi per le spese di base. Molti presenti hanno supplicato il partito di evitare il muro contro muro, auspicando la salvaguardia di molti punti della riforma Gelmini. Pochissimi gli interventi critici contro la riforma, soprattutto da parte di un paio di deputati e un rappresentante dei ricercatori.
    Un panorama davvero sconfortante. L’opposizione parlamentare sui temi universitari è orientata esclusivamente dai punti di vista di anziani cattedratici e accademici di peso. Gli stessi che governano le università con i magnifici risultati che vediamo ogni giorno.

  3. alessandra ciattini
    1 febbraio 2010 at 19:46

    DDL DEL GOVERNO E DEL PD: STESSI OBIETTIVI
    GLI APPELLI NON BASTANO
    di Alessandra Ciattini dell’Università di Roma “La Sapienza”

    Ho letto le belle parole con cui Rosy Bindi, presidente del PD, risponde all’appello fatto da 5 docenti universitari per sollecitare il suo appoggio nella difesa dell’università pubblica, la cui sopravvivenza è messa a rischio dal DDL Gelmini.
    Ho letto anche l’appello e condivido pienamente la preoccupazione espressa dai docenti. Condivido anche la loro analisi, che individua nel grande potere decisionale attribuito ai rettori e nell’inserimento dei privati nei Consigli di Amministrazione un grave pericolo. Queste misure trasformerebbero, infatti, “gli atenei italiani in imprese mercantili su base gerarchica, mettendo a repentaglio la funzione sociale dell’Università quale sede di un libero confronto ideale” (dall’appello).
    Debbo aggiungere, tuttavia, che colgo in questa vicenda una contraddizione latente, che con questo commento voglio portare alla luce.
    Nella proposta di legge, presentata dal PD e che ha tra i primi firmatari Fioroni e Garavaglia, si prevedono le stesse misure volte ad accentuare il potere dei rettori e ad inserire i privati nei Consigli di Amministrazione (ma anche nei nuclei di valutazione, art. 5).
    Come si vede, non si tratta semplicemente di giudizi consonanti espressi da esponenti del PD, ma di misure identiche che hanno gli stessi obiettivi.
    Allora mi chiedo, se non sarebbe più opportuno, invece di rivolgere generici appelli, chiedere alla Bindi di farsi promotrice del ritiro di tale proposta e dell’avvio di un vero e approfondito dialogo con il mondo universitario per elaborare le necessarie riforme.
    So perfettamente che questo non avverrà mai e che la Bindi ha solo proferito generiche parole di appoggio, che impegnano assai poco.
    Credo tuttavia che la risposta negativa o la non risposta del PD metterebbero ancora una volta in evidenza che, se vogliamo fermare l’ultima valanga che sta per travolgere quello che resta dell’università, dobbiamo cominciare a pensare alla mobilitazione. Gli appelli, infatti, sono utili e talvolta indispensabili, ma – soprattutto in una situazione in cui non abbiamo un referente politico – non bastano.

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