L’assalto finale all’Università statale

18 aprile 2011

1.     Assalto finale all’Università: Mancini, Bedeschi, Mannucci, Quagliariello, Tocci, PD
2.     La CRUI che non serve all’Università
3.     IIT: eccellente il finanziamento
4.     Statuti: CRUI, Mancini, Capano, Ranieri 

 

1.     Assalto finale all’Università: Mancini, Bedeschi, Mannucci, Quagliariello, Tocci, PD.

MANCINI

        Marco Mancini, nuovo Presidente della CRUI, all’indomani della sua elezione ha dichiarato: “In futuro dovremo consentire alle università di chiamare i professori che vogliono” (intervista al Corriere della Sera dell’8 aprile 2011). Mancini – già segretario generale della CRUI che ha compartecipato all’elaborazione del DDL sull’Università e, contrapponendosi al mondo universitario, lo ha difeso in tutti i modi – ritiene che contro il taglio dei finanziamenti, “insostenibile per buona parte degli atenei”, occorra prima “promuovere la propria (degli Atenei, ndr) immagine” e “poi avanzare una richiesta, forte e chiara, di nuove risorse”. Marco Mancini, si legge ancora, è stimato sia da Oliviero Diliberto che da Mariastella Gelmini e questo, sostiene lo stesso Mancini, “forse vuol dire che qualche merito ce l’ho”.

         Mancini, lo stesso giorno della sua elezione, ha dichiarato: “L’applicazione della 240/10 richiede attenzione e responsabilità. Se condotta con la dovuta partecipazione e con grande senso delle istituzioni può trasformarsi in una vera e propria opportunità per il rinnovamento e il rilancio delle università. E il ruolo della CRUI in questa fase sarà cruciale”.

        Anche Guido Fabiani, rettore di Roma 3 e sostenitore della Legge imposta all’Università, auspica “un confronto aperto e libero dai pregiudizi, in grado di cogliere le opportunità presenti nella riforma Gelmini” (dall’intervista sul Riformista del 16 aprile 2011 “all’indomani del convegno del Pd dedicato al mondo accademico”).

BEDESCHI

        Riferendosi all’intervista di Mancini sopra richiamata, Giuseppe Bedeschi scrive sul Corriere della Sera del 12 aprile 2011 che la ‘libera chiamata’ dei professori da parte degli Atenei richiede “che venga abolito il valore legale delle lauree”, perché se non si facesse questo “verrebbero chiamati i beniamini, i servitori, i famigli, addirittura i parenti dei professori che controllano lo Facoltà”, come “accade da molti anni in Italia con i concorsi nazional-locali” per una legge che fu “voluta dal centrosinistra, ma fu conservata dal centrodestra.” Bedeschi considera “un notevole progresso” l’introduzione dell’abilitazione nazionale. “C’è però un pericolo: che essendo il numero degli ‘abilitati’ aperto e non chiuso, le varie congreghe universitarie locali riescano a far attribuire (influendo sulle commissioni nazionali) l’abilitazione ai propri protetti, famigli, eccetera”, “dunque c’è il pericolo che tutto continui come prima”. Quindi, conclude ‘acrobaticamente’ Giuseppe Bedeschi, “ben venga la proposta del neopresidente della Crui” e, aggiunge, “dunque si abolisca il valore legale delle lauree.”

 MANNUCCI

         In maniera più coerente Pier Mannuccio Mannucci, sull’Espresso del 14 aprile 2011, scrive che “la vera riforma dell’Università si può fare solo con tre abolizioni: cancellando il valore legale del titolo di studio, i concorsi e il posto fisso”. Mannucci nel suo sito chiarisce quale è l’obiettivo finale delle sue proposte: “università di eccellenza (dedite principalmente alla ricerca e alla formazione dei ricercatori), e università che abbiano come missione principale quella di aumentare il numero di laureati, da noi ancora largamente insufficiente rispetto ai paesi con cui siamo in competizione”. Il tutto affiancato da “un serio intervento dell’ANVUR in termini di valutazione”. 

        Idee analoghe erano state espresse da Gaetano Quagliariello del PDL e da Walter Tocci del PD.

QUAGLIARIELLO

        Gaetano Quagliarello, nell’intervento sul DDL governativo al Convegno “Università verso la riforma” del 12 febbraio 2010 a Bologna, ha sostenuto che “all’università si chiede di ‘stare sul mercato’”, che non bisogna “gravare gli atenei di  regole, vincoli, controlli a monte”, che occorre “dare agli atenei la massima libertà possibile, controllando con rigore a valle, ex post, il loro operato”, ”libertà agli atenei di cooptare chi ritengano opportuno sotto la propria responsabilità”. Egli ha aggiunto che negli atenei occorre accentrare “il potere, rendendo più chiara l’attribuzione di responsabilità” e che “una volta presa l’idoneità, si vada a chiamata nominativa dal consiglio di dipartimento e basta. Poi verrà il sistema di premi e punizioni ex post.”

TOCCI

     Walter Tocci vuole che l’Università sia “libera di organizzarsi come meglio crede e di assumere i professori a suo gradimento. Gli organi universitari diventano totalmente responsabili delle proprie azioni, senza alcuna rete di protezione. L’università è libera anche di sbagliare, ma ne paga le conseguenze fino alla possibilità estrema del fallimento. La valutazione dei risultati diventa l’UNICA REGOLA.”

PD

        Al Convegno del PD sull’Università del 14 aprile 2011, il Segretario del PD ha sostenuto che “la riforma è un albero storto, che in qualche modo si dovrà cercare di raddrizzare” e che “non può durare senza modifiche sostanziali” (dall’articolo sull’Unità del 15 aprile 2011). E nel tentativo di “raddrizzare” e di far “durare” una Legge che mette la parola fine all’Università statale, il PD coerentemente non ha presentato una proposta di legge per abrogare o cambiare radicalmente la “riforma storta”, ma nemmeno per apportarvi “modifiche sostanziali”. Ha presentato, invece, una proposta di legge “per sbloccare concorsi e assegni di ricerca, procedendo con le vecchie norme almeno ‘fino a quando non ci saranno tutti i decreti attuativi della riforma’”.

       Sulla questione della ‘libera chiamata dei docenti’, nel convegno del PD è stata confermata la posizione di coloro che ne hanno finora ‘ispirato’ le scelte: “Le università dovrebbero essere responsabili delle loro assunzioni con valutazioni ex post, mentre l’abilitazione nazionale prevista dalla Gelmini con lunghe procedure per stabilire le commissioni non serve a nulla.”

ANDU

         Per eliminare il nepotismo, il clientelismo e parentopoli, l’abilitazione nazionale dovrebbe servire per i passaggi di fascia (da ricercatore ad associato e da associato a ordinario).  Al giudizio positivo da parte della commissione nazionale dovrebbe corrispondere il pieno e automatico riconoscimente del passaggio, caricando il corrispondente incremento economico ad un apposito fondo nazionale. Invece per il reclutamento in ruolo di coloro che non sono ancora in ruolo si dovrebbero prevedere CONCORSI NAZIONALI, con commissioni di sorteggiati non appartenenti alle sedi  che hanno bandito i posti e con il vincolo che non ci sia più di un commissario appartenente alla stessa sede.

         Commentando le posizioni di Tocci nel gennaio 2010, l’ANDU aveva, tra l’altro, scritto: “Basterebbe conoscere un po’ il mondo accademico per sapere che l’accademia italiana utilizzerebbe la totale libertà concessale per fare di tutto e di più sul piano del nepotismo e dell’uso privatistico delle risorse pubbliche. Una devastazione annunciata che non sarebbe certo evitata dalla minaccia di essere puniti sulla base di una “valutazione” tutta da definire (organo, compiti, modalità) e i cui risultati non potranno che aversi dopo diversi anni dai misfatti commessi, sapendo che comunque le eventuali sanzioni riguarderanno le strutture, non certo i singoli ‘colpevoli’. L’Organo nazionale di valutazione, una sorta di angelo vendicatore, CERTAMENTE cadrebbe sotto il controllo (se non direttamente gestito) di quelle “lobbies accademiche, da sempre abituate a operare sulla scala nazionale” di cui scrive lo stesso Tocci. Di fatto i componenti di questo Organo non verrebbero da Marte, ma anche se così fosse l’Accademia italiana che conta sarebbe in grado di ‘umanizzarli’, adattandoli alle proprie esigenze.”

          E ancora l’ANDU scriveva: “Walter Tocci nel prevedere l’assoluta autonomia per gli Atenei non si preoccupa di precisare CHI sarebbero negli Atenei inizialmente i ‘padroni’ di questa autonomia.” Nella Legge recentemente approvata è stato precisato che la ‘autonomia’ degli Atenei sarà gestita dalle attuali oligarchie attraverso gli attuali Rettori e i ‘loro’ attuali Senati Accademici ai quali è stato attribuito il potere di modificare gli Statuti. ‘Naturalmente’ non si è voluto prevedere un ‘organo costituente’ composto dai rappresentanti eletti direttamente da tutte le componenti.    

         E l’ANDU concludeva: “ La verità è che Walter Tocci (e non solo) da anni vuole di fatto il COMMISSARIAMENTO (altro che autonomia!) dell’Università italiana e in questa direzione, all’inizio del 2006, ha presentato alla Camera (Luciano Modica al Senato) un disegno di legge sull’Agenzia nazionale di valutazione che l’ANDU ha criticato già al Forum di presentazione a Milano e anche successivamente con un documento. Insomma, la ‘riforma’ di Tocci si tradurrebbe certamente nella costituzione di una ‘grande’ Asl nazionale dell’insieme degli Atenei!”

 

2.     La CRUI che non serve all’Università.

       La CRUI ha preteso e pretende di rappresentare il sistema degli Atenei italiani pur essendo strutturalmente incapace di farlo. Infatti ogni Rettore è eletto per governare il proprio Ateneo, spinto alla competizione con le altre Università e in rapporto con il proprio territorio; ed è quindi portatore di interessi particolari e non può rappresentare e curare gli interessi generali delle Università italiane.

       E infatti, quando sono stati coinvolti interessi concreti, la CRUI si è frantumata in tante ‘CRUI’: quella degli Atenei (auto) eccellenti, quella degli Atenei privati, quella degli Atenei a statuto speciale, quella degli Atenei del Sud, quella lombarda, ecc.

        Nonostante tutto questo, la CRUI ha voluto/dovuto svolgere un ruolo politico, così come  auspicato’ dalla confindustriale “lobby trasparente” TreeLLLe, che fin dal 2003 ha chiesto di “assumere la Conferenza dei rettori (Crui) quale referente per la consultazione, il confronto e la verifica del consenso sulle più rilevanti scelte di governo del sistema”.

       E la CRUI è stata al fianco della Confindustria nel sostegno al DDL sull’Università; una ‘militanza’ costantemente  enfatizzata dalla ‘grande’ stampa che ha continuato a farlo, anche quando era già noto che la Presidenza della CRUI non aveva più il consenso della maggioranza dei Rettori e nonostante fosse più che evidente che essa si contrapponeva alla stragrande maggioranza del mondo universitario mobilitata CONTRO l’approvazione del DDL.

       Il ruolo assegnato alla CRUI è servito e serve anche a impedire che il Sistema nazionale delle Università sia democraticamente rappresentato da un organismo composto da rappresentanti eletti direttamente da tutte le componenti universitarie, in maniera non frammentata e non corporativa. Un organismo capace di difendere l’autonomia dell’Università dai poteri forti accademici, politici e confindustriali.

        Se i Rettori volessero svolgere un ruolo positivo a livello nazionale dovrebbero costituirsi in un Collegio per confrontarsi sulla gestione degli Atenei ed elaborare proposte per migliorarne il funzionamento, smettendo finalmente di pretendere di rappresentare con la CRUI il Sistema universitario, quando in realtà essa ha rappresentato e difeso gli interessi di coloro che, all’interno e all’esterno, operano da decenni per demolire l’Università statale.

 

3.  IIT: eccellente il finanziamento.

       Sull’IIT recentemente Angelo Leopardi e Francesco Sylos Labini hanno scritto l’interessante intervento “Enti di ricerca e IIT: dov’è l’eccellenza”.

        Su questa stessa questione nel giugno 2008 l’ANDU aveva scritto: “Le Università, specie quelle statali, – si sa – sprecano le risorse pubbliche e per questo è bene tagliare loro i finanziamenti e puntare su centri di eccellenza da inventare e da finanziare abbondantemente a parte (IIT di Genova, SUM di Firenze, IMT di Lucca). E all’IIT, centro che per eccellenza è il più eccellente, presieduto dal Direttore Generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si destinano ulteriori Fondi, devolvendogli “le dotazioni patrimoniali” della Fondazione IRI, con un articolo del DL (Legge 113/08, ndr) il cui titolo non lascia alcun dubbio sul fatto che l’IIT sia ‘depositario’ esclusivo dei “progetti di ricerca di eccellenza”. Il Ministero dell’Economia continua a strangolare finanziariamente l’Università statale e lo stesso Ministero continua a iperfinanziare una struttura presieduta dal suo Direttore generale!”

 

4.     Statuti: CRUI, Mancini, Capano, Ranieri.

       La CRUI ha organizzato un seminario su “La Governance nella cornice dei nuovi statuti” che si è svolto il 23 marzo scorso.

      Una discussione interessante alla quale ha partecipato anche Marco Mancini, rettore dell’Università della Tuscia e ora anche Presidente della CRUI. Mancini ha sottolineato di avere anticipato nel suo Ateneo, nei compiti e nella composizione del Consiglio di Amministrazione, la Legge voluta e sostenuta dalla CRUI. Marco Mancini ha anche sottolineato l’importanza della Commissione di disciplina “strumento efficace di governance” (sic!). 

       Uno dei relatori del Seminario è stato Giliberto Capano che su Europa del 30 marzo ha, tra l’altro, invitato gli Atenei a “interpretare in modo responsabile l’autonomia” che, secondo lo stesso Capano, consisterebbe nell’applicare fedelmente la Legge la quale obbligherebbe di prevedere che “l’organo che decide le strategie è il cda, il rettore governa, il senato accademico propone e suggerisce.”

       Sempre per rispettare l’autonomia dell’Università, Andrea Ranieri, oggi assessore del Comune di Genova, vorrebbe che  “i membri esterni del Consiglio di Amministrazione, vero organo di governo dell’Università”,  non fossero eletti dal Senato Accademico bensì dalla “Consulta di Ateneo, in cui le istituzioni, le organizzazioni economiche e sociali della città, sono chiamate a confrontarsi con il Rettore sul rapporto Università e territorio, offerta e domanda di sapere” (da Repubblica di Genova del 4 aprile 2011).

       Andrea Ranieri da tempo esprime posizioni ‘avanzate’ sull’Università e la Ricerca. Nel marzo 2006, assieme a Walter Tocci, dopo che la Confindustria aveva presentato un piano per l’Università e il Presidente della Confindustria aveva dichiarato: “Bisogna lavorare a un sistema forte e liberalizzato per completare la positiva riforma Moratti”, aveva affermato che “il piano va nella direzione giusta perché individua in autonomia, valutazione e responsabilità le chiavi di riforma dell’università”. Lo stesso Ranieri, nel marzo 2004, in una trasmissione di Giuliano Ferrara, aveva espresso la ‘bizzarra’ idea che l’IIT di Genova voluto dal ministro Tremonti avrebbe potuto diventare la “grande agenzia nazionale della ricerca”.

 

8 comments for “L’assalto finale all’Università statale

  1. Piero Bassanini
    19 aprile 2011 at 06:38

    Il progetto, portato avanti da anni da tutti gli schieramenti politici, è semplice: abolire ogni selezione di merito in modo da ridurre l’ Università a ulteriore serbatoio di posti stipendiati per i portaborse e i collaboratori/trici dei politici.

  2. 23 aprile 2011 at 12:20

    Anche in questa bolgia di opportunismi, interessi inconfessati, mezze verità e incompetenze intere io mi sento rappresentato dall’ANDU. Come è stato quasi sempre.

  3. Marinella Lorinczi
    25 aprile 2011 at 15:03

    Mi piacerebbe scrivere un articolo piu lungo intorno alle molte informazioni contenute nell´articolo del 18 aprile scorso: Assalto finale… Credo pero che lo spazio sia limitato. Noto, anzitutto, che in una settimana ci sono stati due soli commenti. Questo silenzio mi ricorda una risposta di un collega di circa dieci anni fa, quando alla mia domanda, tra il meravigliato e l`irritato,” ma perche non protestate (votate contro, dite di no e sinonimi, in consiglio di facolta), ma cosa avete da perdere?”, mi rispondeva “ma chi me lo fa fare ad espormi?” Penso sia emblematica rispetto al comportamento di buona parte del corpo docente, che cosi deve ora incassare, sempre in silenzio, l`accusa gelminiana e di altri politici, rivolta ai rappresentanti degli atenei, ai rettori, cito dalle parole del nostro: “ne avete combinate di tutti i colori.” Proprio per questo l`elezione quasi all`unanimita di Marco Mancini alla guida della CRUI, rettore egli dal 1999, e parallelamente segretario generale della CRUI stessa (non so da quando), segnala la volonta di continuare sulla medesima strada di buona intesa col ministro, e di non intralcio, come d`altronde da dichiarazione del medesimo Presidente. E` altrettanto emblematico che la CRUI, la quale non e mai intervenuta per arginare le storture e le derive “riformiste” dell`ultimo decennio, ora si rimbocchi le maniche per “sfruttare (finalmente) le (cosiddette) opportunita” offerte dalla 240. Di questa legge ne potevamo fare a meno, bastava utilizzare bene e sensatamente le precedenti (che tra l`altro non sono state abrogate, bel pasticcio normativo, come al solito). Ma e servita, questa legge, per ergere un paravento dinanzi alle resposabilita di chi ha guidato, male, la riforma postberlingueriana.

  4. Graziano
    26 aprile 2011 at 10:49

    le uniche proposte significative ed innovative sono focalizzate da Tocci e Quagliarello, la carta costituzionale esprime bene il concetto di liberta delle Istituzioni Universitarie , occore una seria valutazione ex-post con criteri definiti dal ministero prima,tenendo conto del territorio ove è collocata l’Università,le risorse economiche a disposizione ,l’apparato industriale che la circonda, il pil prodotto dalla regione sede dell’ateneo, le infrastrutture, la percentuale dei laureati inseriti nel momdo del lavoro, etcr. Successivamente si valuta i risultati utili e nei parametri stabiliti. Oppure in caso negativo il commissariamento con decurtazione economica e successiva chiusura dell’ateneo. Sono sicuro che le comunità accademiche saranno attente ad ottenere risultati con la fine di tutte le storture fin qui denunciate.

  5. Marinella Lorinczi
    26 aprile 2011 at 13:53

    Dal momento che penso siamo tutti docenti universitari e non portaborse di Quagliariello o di Tocci, useremo la cortesia nei confronti dei colleghi di qualificarci con nome e cognome. Dopo di che potremo discorrere dell`universita come ufficio di collocamento o meno, della rilevanza dell´apparato industriale ad esempio nel caso delle facolta umanistiche, dell´affidabilita dei valutatori scelti non si sa come, della validita ed oggettivita dei parametri di valutazione, di commissariamento, di decurtazione e di chiusura. Intanto, visti i risultati ottenuti, il primo ente da commissariare e da chiudere sarebbe dovuto essere la CRUI.

  6. Graziano
    2 maggio 2011 at 09:28

    La capacità del sistema universitario di attrarre risorse finanziarie: le entrate

    Nel 2009 entrate in calo …..
    Calano le entrate complessive del sistema universitario italiano. Al netto delle partite di giro, sono state pari nel 2008 a oltre 13,6 miliardi di euro, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Nel 2009 scendono a circa 13,2 miliardi di euro.
    La capacità degli atenei statali di finanziarsi presso studenti, imprese e istituzioni, in aumento fra il 2008 e il 2007, presenta qualche criticità fra il 2008 e il 2009. In particolare, l’incremento delle entrate contributive (+2,7% fra i 2008 e il 2007, sensibilmente superiore all’inflazione), si ridimensiona attestandosi sull’1,5%.

    ….. ma rispetto al 2001 sono cresciute del 60%
    Tuttavia, il trend è comunque crescente dal 2001. In otto anni, le entrate contributive degli atenei statali sono complessivamente cresciute del 60% ;
    Fra il 2008 e il 2009 si stabilizza la capacità degli atenei statali di attrarre finanziamenti esterni, attraverso convenzioni, contratti e vendita di servizi a imprese e istituzioni. Questa voce, che evidenzia lo sforzo imprenditoriale delle nostre università, ha segnato un aumento del 9% nel 2008 rispetto al 2007 e risulta complessivamente più che raddoppiata nell’arco degli 8 anni che vanno dal 2001 al 2009.

    L’incidenza dei finanziamenti MIUR al 63,2%
    Diminuisce l’incidenza complessiva dei finanziamenti provenienti dal Miur sul totale delle entrate, anche se in misura meno consistente rispetto agli ultimi anni. La tendenza, in atto senza soluzione di continuità passando dal 2001, indica il calo dal 72,9% del 2001, al 62,3% del 2008, al 63,2% del 2009, con una riduzione di circa 10 punti percentuali. La quota di finanziamento ministeriale appare quindi ormai allineata alla maggior parte dei paesi europei.
    Le entrate contributive
    Oltre il 44% degli iscritti paga una contribuzione superiore ad 800€, con una forte variabilità di comportamenti tra le diverse aree geografiche (66,8% al Nord-Ovest, 80% nel Nord-Est, 39,5% al Centro, 19,7% al Sud e 19,1% nelle Isole).
    La contribuzione media per studente è più che doppia negli atenei del Nord-Ovest (1.270 euro circa per studente) rispetto a quella degli atenei del Sud (552 euro per studente).

    L’impiego delle risorse finanziarie: le uscite
    Sale la spesa per il personale docente, che mette a segno un incremento del 2,9% fra il 2007 e 2008 e del 2,5% fra il 2008 e i 2009, mentre quella per il personale tecnico-amministrativo è aumentata del 5,7% fra il 2007 e il 2008 ma è scesa del 2,7% fra il 2008 e il 2009.

    Rispetto alle varie aree scientifiche, i valori percentuali maggiori dei docenti che raggiungeranno i limiti di età per il collocamento a riposo (con le regole attualmente in vigore), nei prossimi 5 anni si prevedono nelle aree di Scienze fisiche, Scienze dell’antichità, filologico -letterarie , Scienze storiche, Ingegneria civile e Architettura e Scienze della terra.
    I valori minori (inferiori al 10%) si attendono nelle aree di Ingegneria industriale e dell’informazione, Scienze matematiche e informatiche, Scienze agrarie e veterinarie e Scienze economiche e statistiche.
    Particolarmente critica si rivelerà la situazione nelle aree delle Scienze Fisiche e di Ingegneria Civile e Architettura, dove le uscite dei professori ordinari saranno almeno del 32%.

    • Nel 2009/2010 le università statali e non statali sono 95 (comprese le 6 scuole superiori ad ordinamento speciale) con entrate, nel 2009, pari a 13mila200 milioni di euro.
    • I corsi di studio attivi sono 5 mila 493;
    • I corsi di insegnamento attivati nel 2008/2009 sono 159 mila;
    • Il personale docente di ruolo è di 57 mila 363 unità

    Complessivamente, il sistema universitario italiano si colloca al 10° posto al mondo e al 5° in Europa. Occorre tuttavia sottolineare che tale risultato costituisce la media tra risultati molto diversi ottenuti rispetto a ciascun criterio di valutazione. In particolare, il sistema universitario italiano appare il quarto al mondo, e addirittura il primo in Europa, per accessibilità.
    cara collega questa è la situazione ad oggi altre parole sono inutili

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