DA RAPALLINI, SEGRETARIA DI MODICA, ALL’ANDU

Marta Rapallini, segretaria particolare del sottosegretario Luciano Modica, ci ha inviato una lettera (in calce integralmente riportata) in risposta al documento dell’ANDU “Il silenzio dei Senati Accademici,del CUN e della CRUI” del 29 ottobre 2007 (nota 1). La lettera di Rapallini e’ una buona occasione per approfondire e
ulteriormente chiarire le questioni legate al ruolo e ai compiti da assegnare all’ANVUR. Ruolo e compiti che vanno rapportati anche ai concreti risultati
prodotti dalle norme approvate negli ultimi anni proprio in nome dell'”autonomia
responsabile” degli Atenei auspicata da Rapallini. In nome di tale autonomia si sono imposti all’Universita’  provvedimenti che l’hanno portata ad una crisi di una gravita’ senza precedenti. Si e’ cominciato con l’autonomia finanziaria che e’ servita a far gestire la progressiva riduzione dei fondi, portando gli Atenei verso il collasso. E c’e’ chi teorizza la bonta’ della politica dello strangolamento
finanziario perche’ stimolerebbe la competizione! Si e’ continuato con la finta autonomia statutaria, congegnata per assicurare la conservazione degli assetti di potere esistenti. E quando, come nel caso di Palermo, sono state operate scelte in qualche misura realmente innovative (p.e. la non automatica presenza dei Presidi nel Senato Accademico), ministero e ‘giustizia’ amministrativa sono stati
convinti ad azzerare lo statuto dell”autonomia’ e a ripristinare il DPR 382 del 1980. Questa pseudo-autonomia statutaria non ha evitato, tra l’altro, quel fenomeno ‘poco elegante’ dei ‘rettori eterni’ che ha interessato e sta interessando troppi Atenei e che rende esplicito un sistema di gestione ‘privatistica’ che i teorici dell”aziendalizzazione’ (sempre in nome “dell’autonomia responsabile”, naturalmente”!) vorrebbero ancor piu’ rafforzare. E’ venuta poi l’autonomia concorsuale che, come e’ stato allora propagandato, avrebbe dovuto sconfiggere le mafie dei concorsi nazionali, e che si e’ dimostrata invece, come avevamo previsto e denunciato, lo strumento per accrescere il localismo e il nepotismo, con gli ‘annessi’ fenomeni di clientelismo e di arbitrio, che tutti ora riconoscono.
L’autonomia didattica, infine, ha prodotto il peggioramento della formazione che e’ sotto gli occhi di tutti, tranne di coloro che quella ‘riforma’ hanno ‘inventato’ e imposto.
Ora quella stessa oligarchia che ha maldestramente elaborato,
propagandato e fatto approvare le suddette misure ‘rivoluzionarie’, vuole, sempre in
nome dell'”autonomia responsabile”, imporre uno strumento, l’ANVUR, nel
quale accentrare poteri immensi come la valutazione dei singoli docenti e
la diretta distribuzione di fondi. In Italia un organismo del genere porterebbe ad un vero e proprio commissariamento dell’Universita’, affidato a quelli stessi che l’hanno devastata. Noi riteniamo che l’autonomia da realizzare e difendere dai
poteri forti accademico-politici sia quella del Sistema nazionale delle Universita’,
che deve potere esprimere un organo di autogoverno, democraticamente eletto
da tutte le componenti, in maniera diretta, non corporativa e non frammentata.
E per l’intero Sistema nazionale devono essere previste norme  comuni in
materia di stato giuridico, formazione, reclutamento, avanzamento e verifica dei docenti, di organizzazione degli Atenei, di diritto allo studio, di percorsi formativi e di riconoscimento dei titoli di studio.
Marta Rapallini nella sua lettera ricorda la nostra  partecipazione agli incontri con il Ministro sull’ANVUR. Ma proprio in quegli incontri il ministro Fabio Mussi ha piu’ volte assicurato che l’ANVUR non avrebbe avuto ne’ il compito di distribuire direttamente fondi, ne’ quello di valutare i
singoli docenti. L’ANVUR avrebbe dovuto ‘solo’ valutare le strutture, fornendo i
risultati della sua attivita’ al Ministro, al quale spetta di operare le scelte da
lui ritenute conseguenti. Senza questi ‘paletti’ l’ANVUR, che peraltro non e’ affatto “un  organism terzo e indipendente”, come sostiene invece Rapallini, essendo il suo direttivo nominato dal Ministro, diventerebbe una micidiale macchina di potere prevedibilmente gestita da chi ha sempre partecipato in tutti questi anni alle devastanti scelte ministeriali-parlamentari sull’Universita’.
Sul reclutamento siamo sostanzialmente d’accordo con Marta Rapallini quando sostiene, come noi facciamo da decenni, che il reclutamento in ruolo deve avvenire dopo un periodo di formazione non lungo e non deve dipendere dalla scelta personale di un “professore anziano”. E coerentemente con cio’ l’ANDU ha difeso, quasi da sola, la parte ‘nazionale’ del Regolamento sul reclutamento dei ricercatori che prevede come ‘commissari’ solo professori ordinari e tutti sorteggiati. E pero’, convinti che un corretto reclutamento puo’ avvenire solo togliendo TOTALMENTE agli Atenei (di fatto al “professore anziano”) qualsiasi possibilita’ di scelta, continuiamo a
criticare la previsione di un livello locale nella procedura concorsuale. Quello che invece non condividiamo affatto della posizione  espressa da Rapallini e’ l’idea che da un corretto reclutamento a livello interamente nazionale debba derivare una successiva verifica da parte dell’ANVUR. Le verifiche, come il reclutamento e gli avanzamenti di carriera, devono essere invece effettuate, sempre a livello interamente nazionale, da parte di commissioni si solo ordinari, tutti sorteggiati, appartenenti al settore.
Per quanto riguarda l'”emendamento Tocci e al.” (in realta’  “Tessitore e al.”), non possiamo che ripetere le osservazioni che abbiamo gia’ fatto. Tali osservazioni sono state sostanzialmente condivise anche dal
CUN che il 31 ottobre 2007 ha approvato una specifica mozione nella quale si
definisce “improprio il ricorso ad un reclutamento inserito in una legge di
conversione di un decreto-legge per un’innovazione di tale portata” e si ritiene “preoccupante l’attribuzione della valutazione dell’attivita’ scientifica e didattica dei singoli ricercatori all’ANVUR.” La presa di pozione del CUN a difesa dell’autonomia universitaria va particolarmente apprezzata anche perche’ rompe finalmente il ‘fronte del silenzio’ che ancora vede invece tacere la CRUI e i Senati Accademici.
La Segretaria del sottosegretario Luciano Modica sembra ritenere
coincidenti le posizioni di Mussi con quelle di Modica sulla questione
dell’emendamento approvato alla Camera e poi ‘congelato’ al Senato. Ricordiamo che il 9 ottobre 2007 al Senato “Il ministro MUSSI (.) con riferimento all’assunzione di ricercatori, esprime talune perplessita’ in ordine all’emendamento approvato alla Camera al decreto-legge n. 147 del 2007, secondo il quale si sottopone alla valutazione solo un segmento del settore, peraltro oggetto di monitoraggio della nascente Agenzia, ancora non operante. Pur condividendo il principio della valutazione, ritiene che la formulazione attuale della norma possa determinare rischi e contraddizioni.” (dal resoconto della seduta della Commissione Istruzione del Senato). Se Modica condivideva l’opinione di Mussi perche’ qualche giorno  prima ha sostenuto alla Camera (nota 2) l’emendamento Tessitore e al., determinandone l’approvazione? Il fatto e’ che Modica sostenendo, in modo ‘impreciso’ e ‘forzato’, l’obbrobrio giuridico rappresentato da quell’emendamento e’ stato ‘coerente’ con il “suo” modello di Agenzia. A questo proposito va ricordato che Luciano Modica l’11 agosto  2006 ha scritto che “e’ fondamentale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica di una Agenzia nazionale di valutazione, indipendente dal finanziatore pubblico e dagli atenei, che effettui periodiche valutazione dei SINGOLI docenti e dell’attivita’ didattica e di ricerca” e “SOLO sulla base di questa corretta valutazione, si stabiliscano ruoli, incarichi, avanzamenti di carriera.” (nota 3). Affermazioni che non lasciano alcun dubbio sulla natura assolutistica, centralistica e dirigistica dell’Agenzia di valutazione voluta da Modica. Un’Agenzia che lederebbe l’autonomia universitaria garantita dalla Costituzione. A noi, e non solo a noi, e’ sembrato che, almeno su questa  questione, il ministro Mussi, non la pensi come il ‘suo’ sottosegretario Modica. Ci siamo sbagliati? Va ricordato che Mussi si e’ formalmente impegnato a incontrarci nuovamente sull’ANVUR dopo i pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari e PRIMA della formulazione definitiva del Regolamento dell’Agenzia.
Infine, un’osservazione sulla dicitura “docenti e ricercatori” piu’ volte presente nella lettera inviataci da Marta Rapallini. Il fatto e’ che i ricercatori sono docenti e tali sono considerati anche a livello normativo e ministeriale, oltre che in quasi tutti gli Statuti. Suggeriamo a coloro
che volessero ‘contenersi’ nel riconoscere la docenza dei ricercatori di utilizzare la dizione “professori e ricercatori” al posto di quella di “docenti e ricercatori”, evitando cosi’ di definire ‘indirettamente’ non docenti i ricercatori.

5 novembre 2007

- Nota 1. Per leggere il documento dell’ANDU “Il silenzio dei SA, del CUN e della CRUI” del 29.10.07:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 31 ottobre 2007
oppure
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article16935.html
oppure
http://unimoreinform.blogspot.com/2007/10/il-silenzio-dei-sa-del-cun-e-della-crui.html
- Nota 2. Per leggere l’intervento del sottosegretario Luciano Modica nell’Aula della Camera il 26.9.07 v. il documento dell’ANDU “Ricercatori e ANVUR. Obbrobrio giuridico” del 30.10.07:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 02 ottobre 2007-10-11
oppure
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article16558.html
oppure
http://unimoreinform.blogspot.com/2007/10/andu-ricercatori-e-anvur-obbrobrio.html
- Nota 3. Per leggere l’intervento del sottosegretario Luciano Modica”Universita’, ci vuole un rendiconto su prof e attivita'” sul Corriere del Mezzogiorno dell’11.8.06:
http://www.selpress.com/unipr/immagini/140806r/2006081443676.pdf

Da Marta Rapallini:

“Chi ha paura della valutazione?
Risposta al comunicato ANDU del 29 ottobre 2007

Spett.le ANDU,
rispondo al vostro comunicato del 29 ottobre. Credo che sia ora di fare chiarezza e credo che sia ormai non piu’ procrastinabile che l’universita’ italiana, e con essa ovviamente i suoi docenti e ricercatori, decidano in quale direzione andare. Perche’ se la direzione e’ quella dell’autonomia responsabile il ricorso alla valutazione dell’Anvur deve essere considerato strumento indispensabile per il Governo del sistema. Viceversa se la direzione fosse quella della “centralizzazione” del sistema (opposto dell’autonomia) allora l’Anvur diverrebbe strumento del Governo. Questo Governo finalmente ha compiuto, con l’istituzione dell’Anvur, un passo decisivo verso la creazione, anche in Italia, di un organismo terzo, indipendente di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Ruolo decisivo in questa azione lo ha avuto proprio il Ministro Mussi e voi dell’ANDU lo ricorderete senz’altro poiche’ avete partecipato, insieme a tutti i sindacati, a lunghe riunioni in cui il ministro ha illustrato e difeso la “sua” agenzia dai conservatorismi presenti nel sistema. Voi e altri dite che l’Anvur dovrebbe limitarsi a valutare le istituzioni e le strutture. Bene ma mi chiedo, come fa l’Anvur a valutare istituzioni, sedi e strutture se non anche attraverso la valutazione del lavoro dei suoi docenti e ricercatori? Perche’ una universita’ autonoma non dovrebbe chiedere di conoscere quali sono i gruppi di ricerca o i docenti che
contribuiscono maggiormente alla sua crescita? Perche’ la stessa universita’ autonoma non dovrebbe, nelle sedi opportune, incentivare il l’operato di questi suoi docenti e ricercatori? Io penso che gli incentivi che la L. 370/99 aveva istituito abbiano fallito il loro obbiettivo perche’ le universita’ non avevano le strutture adatte a valutare il lavoro del loro personale: l’Anvur potra’ servire anche a questo. Per obbiettivo
fallito intendo che l’unico, o quasi, criterio di attribuzione degli
incentivi e’ sempre stato la distribuzione uniforme cosa che, spero che
tutti siano d’accordo, e’ l’opposto dell’incentivo. Mi chiedo ancora: perche’ se il merito di docenti e ricercatori diventera’ elemento importante per l’assegnazione di una quota, seppur ancora piccola, di finanziamento premiale alla struttura, non potra’ essere uno dei tasselli della carriera di un docente? Anche a questo proposito ogni posizione sottintende una visione del sistema. Credo che sia giusto, e spero tanti come me, che un docente o ricercatore venga reclutato presto nel sistema, con un ruolo non precario ma stabile. A questa idea si oppone
un certo conservatorismo che crede che solo una ristretta cerchia di autorevoli professori anziani siano in grado di decidere quali “giovani”, ma non troppo, siano sufficientemente “maturi” per accedere al ruolo. Ma questo imprimatur non puo’ avvenire troppo presto per ovvi motivi. In coerenza, ecco il proliferare di una selva di contratti, assegni, borse e quant’altro per mantenere un bacino stabile di “giovani” da cui l’autorevole gotha delle universita’ possa cooptare. A questa visione gerarchica e antica dell’universita’ non si puo’ rispondere con una autonomia irresponsabile come troppo spesso abbiamo visto fare in questi anni. L’atto di reclutamento, che deve necessariamente essere serio, trasparente e scientificamente valido, non puo’ essere pero’ l’unico atto con cui un ateneo autonomo valuta i docenti e i ricercatori che operano presso di se’. Il reclutamento deve avvenire presto, quindi su una personalita’ scientifica ancora non completamente definita, ad esso percio’ devono seguire, a cadenza diversa, valutazioni scientifiche dei docenti e ricercatori. E’ garanzia del sistema, degli atenei e dei singoli docenti e ricercatori se queste valutazioni periodiche verranno effettuate dall’Anvur proprio a causa della sua terzieta’. Veniamo all’emendamento Tocci et al. Esso esprime un concetto gia’ presente in un comma nel testo del regolamento per il reclutamento dei ricercatori proposto dal MiUR. Concetto anche piu’ volte ribadito dagli esponenti del Ministero, il Ministro in primis ovviamente. Il regolamento, tutt’ora all’attenzione del Consiglio di Stato, nella sua versione finale ha dovuto essere privato di quel comma per problemi tecnico-giuridici. Quindi
l’emendamento, lungi dall’essere un golpe, traduce proprio quanto sopra esposto, ovvero indica la direzione verso cui questo Governo, e in particolare il Ministro Mussi, vogliono orientare il sistema: piu’ responsabilita’, meno precarieta’, meno arbitrarieta’, piu’ trasparenza. L’emendamento ha sollevato, e in questo concordo con quanti lo hanno osservato, un’ingiusta differenziazione tra ricercatori e professori. Ma anche per questo la motivazione e’ solo tecnico giuridica: un articolo sui ricercatori non puo’ contenere un comma sui professori. Ma si tratta di un primo passo infatti il Senato, comprendendo questo, ha votato un ordine del Giorno che impegna il Governo ad introdurre questo aspetto in una visione organica. Quindi qualsiasi decisione che andasse in una direzione diversa da quella contenuta nel regolamento di reclutamento e dal coerente emendamento in VII commissione della Camera, rappresenterebbe si’ un cambio di rotta di questo Governo. La coerenza non e’ tutto ma la chiarezza e’ davvero indispensabile per trarre da un sano confronto politico la via giusta da seguire.

Marta Rapallini
Area sapere DS-Ulivo, Segreteria particolare Sottosegretario MiUR”

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