DDL. NO AL COLPO DI MANO

Nonostante il 21 marzo il Ministro e il Relatore abbiano, con confusione e
incompetenza, annunciato di volere apportare diversi cambiamenti al DDL sullo stato giuridico dei docenti universitari e di volere rinunciare, anche se parzialmente, allo strumento della delega, la Maggioranza ha deciso di proseguire l’8 marzo in Aula la discussione del provvedimento, anziché, come istituzionalmente più corretto, farlo ritornare alla Commissione Cultura.
In queste condizioni la discussione in Aula risulterà meno concreta e più ‘politica’ su un provvedimento blindato, basato su quello che si configura come un accordo tra Ministro e Comitato di Presidenza della CRUI. Infatti, i ‘nuovi’ contenuti del DDL (come risulta dagli emendamenti presentati dal Relatore nella seduta della Commissione Cultura della Camera del 23.2.05) sono, nella sostanza, quelli del documento elaborato dalla CRUI, respinto dalle Organizzazioni unitarie della docenza, dal Coordinamento dei ricercatori e anche da diversi Rettori.
In sostanza, si sta tentando un vero e proprio COLPO DI MANO da una parte
ristretta dell’accademia, contro le richieste emerse dalla grande mobilitazione di tutte le componenti universitarie, che è ripresa con l’occupazione di tutti i rettorati e avrà una importante tappa il 2 marzo con lo sciopero in tutte le Università.
La gravità di questa operazione, rivolta contro il mondo universitario, è stata denunciata anche dagli onn. Grignaffini (DS) e Bimbi (Margherita) nella seduta della Commissione Cultura della Camera del 23.2.05 (v. nota). L’Opposizione e alcuni Deputati della Maggioranza concordi con il movimento di protesta, anche se ancora non hanno fatto proprie tutte le principali richieste da esso espresse attraverso centinaia di documenti approvati dai Collegi dei Presidi, dai Senati Accademici, dai Consigli di Facoltà e di Dipartimento, dalle Assemblee di docenti e studenti, dalle Organizzazioni unitarie della docenza. In questa fase delicatissima e, per certi versi, convulsa, è INDISPENSABILE che ognuno si assuma le proprie responsabilità nella MASSIMA CHIAREZZA. Per quanto ci riguarda ribadiamo la nostra analisi e le nostre proposte.

1. Oggi la questione più drammatica e urgente è l’ampiezza dell’attuale precariato: oltre 50.000 docenti senza prospettive di stabilità, in una situazione di estrema subalternità nella ricerca e nella didattica e con un trattamento economico a dir poco umiliante. A questa emergenza si deve dare una risposta immediata, concreta e definitiva, nella consapevolezza che senza una vera soluzione a questo
problema in Italia non potrà esserci il rilancio della ricerca e dell’alta formazione, con grave danno per l’intero Paese. In questa direzione, le Organizzazioni unitarie della docenza hanno da tempo chiesto che il periodo di precariato non superi i SEI anni, compreso l’eventuale triennio di dottorato. Al termine di questo periodo deve essere possibile l’assunzione nel RUOLO DOCENTE. Per questo si chiede da mesi il bando immediato di almeno 20.000 posti in ruolo per i prossimi anni per i giovani docenti. E a questa previsione deve essere accompagnata quella
dello smantellamento dell’attuale giungla di figure precarie. E proprio per debellare la piaga del precariato, TUTTO il mondo universitario si è espresso CONTRO LA MESSA AD ESAURIMENTO del ruolo dei ricercatori. A tutti è risultato infatti evidente che la riduzione a solo due fasce del ruolo docente comporterebbe l’ampliamento, in termini di durata e di quantità, del fenomeno del precariato.
Ed è questo, con la messa ad esaurimento dei ricercatori, il principale obiettivo del DDL governativo voluto da quella parte dell’accademia che non sopporta l’esistenza di un ruolo che ha ormai assunto, per le numerose leggi successive alla sua istituzione nel 1980 e per le effettive funzioni svolte, le caratteristiche di terza fascia di professore. La gravissima responsabilità che la CRUI si è assunta con il suo documento e con l’accordo raggiunto con il Ministro è quella di non volere lo sbocco per i nuovi precari in un ruolo come quello degli attuali ricercatori, che in larga misura per legge e senz’altro di fatto, sono, lo ripetiamo, professori. Per impedire questo la CRUI si è inventato il ‘nuovo’ ruolo dell”aggregato per la ricerca”, una figura più subalterna dell’assistente di tanto tempo fa. Nello stesso tempo la CRUI, facendosi ‘carico’ dei veti provenienti da professori di alcune Facoltà giuridiche (Giurisprudenza di Roma 1 in testa), non vuole che si prenda atto della realtà TRASFORMANDO l’attuale ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, con l’esplicita previsione della partecipazione per legge ai Consigli di Facoltà. Secondo la CRUI, invece, gli attuali ricercatori, per avere riconosciuto
formalmente quello che già di fatto sono, cioè professori, dovrebbero sottoporsi a delle verifiche. A dar manforte a queste posizioni è recentemente intervenuto il “tavolo tecnico” (ormai è una moda!), istituito dal Rettore di Roma 1, che in suo recente documento prevede che per l’ingresso degli attuali ricercatori nella terza fascia occorra superare “con esito positivo una verifica dell’attività scientifica e didattica effettuata dalla Facoltà di appartenenza sentito il Dipartimento di
afferenza ed, eventualmente, convalidata da apposita Commissione nazionale”, ipotizzando così un ‘filtro’ anche nazionale che nessun disegno di legge, e nemmeno la CRUI, era arrivato a prevedere.

2. La seconda questione urgente – e strettamente connessa alla prima – è quella della netta distinzione tra reclutamento e avanzamento nella carriera docente. Reclutamento significa incremento quantitativo e qualitativo di prestazioni didattiche e scientifiche con l’assunzione in ruolo di NUOVO personale. Per ogni associato che diventa ordinario o per ogni ricercatore che diventa associato o ordinario non si incrementa – dovrebbe essere ovvio per tutti – il numero dei docenti, ma si ha ‘solamente’ il riconoscimento della maggiore qualità dell’attività
didattica e di ricerca che l’interessato stava svolgendo e continuerà a svolgere. Per evitare la cooptazione personale e per mettere fine al mercato dei
finti concorsi, da anni proponiamo un concorso nazionale per il reclutamento (prevalentemente nella terza fascia) e un giudizio nazionale di idoneità individuale (non comparativo) per passare da una fascia all’altra. A un giudizio positivo dovrebbe corrispondere l’immediato e completo riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facoltà dove il docente continua a lavorare, prevedendo uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali. È anche indispensabile che a tutti i livelli le commissioni giudicatrici nazionali siano composte solo da professori ordinari sorteggiati.

24 febbraio 2005


Nota. Dal resoconto sommario della seduta della Commissione Cultura della
Camera del 23.2.05

Dall’intervento dell’on. Grignaffini (DS)
” . giudica assai discutibile che le modifiche prospettate dal relatore si limitino a recepire, come sembra, un lavoro svolto nella sede di un tavolo tecnico non avente carattere rappresentativo di tutta la comunità accademica, e che la Commissione debba lavorare “sotto dettatura”, facendo proprie le indicazioni fornite dal CRUI. .”

Dall’intervento dell’on. Bimbi (Margherita)
” . sottolineando che il relatore e il rappresentante del Governo hanno dichiarato che gli emendamenti presentati recepiscono istanze espresse in varie sedi dai rappresentanti del mondo accademico, osserva che tali emendamenti evidenziano invece una sproporzione enorme tra le nuove disposizioni e le sollecitazioni provenienti dalla comunità accademica. .”

Per ogni comunicazione: cell. 3386532369; e-mail: anduesec@tin.it

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