MOZIONE APPROVATA ALL’UNANIMITA’ DAL SENATO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITA’ DI PADOVA DEL 7-9-2004

A seguito dei recenti sviluppi della discussione alla Camera dei Deputati
sul testo di DDL sullo Stato giuridico dei docenti universitari e
nell’avvicinarsi dell’apertura del nuovo anno accademico, il Senato Accademico dell’Università di Padova riunito in data 07.09.2004,

- ribadisce il proprio fermo giudizio negativo sul DDL che ­ anche alla luce degli emendamenti presentati dal relatore di maggioranza ­ mantiene l’articolazione su due sole fasce della docenza e conferma la soppressione del ruolo di ricercatori universitari. Come già chiaramente affermato nelle precedenti prese di posizione del Senato Accademico, nelle adunanze del 13.01.04, 08.06.04 e 20.07.04, questa scelta di porre ad esaurimento il ruolo dei ricercatori mortifica gravemente i ricercatori attualmente in servizio e pregiudica la capacità di mantenere negli Atenei le migliori risorse intellettuali tra i giovani.
– Reputa invece indispensabile che vi sia un adeguato riconoscimento tanto delle importanti attività didattiche che i ricercatori universitari hanno sinora svolto e continuano a svolgere negli Atenei, quanto del lavoro scientifico da essi effettuato e che vengano altresì offerte ai ricercatori concrete e reali possibilità di carriera,
– esprime il proprio convinto appoggio nei confronti della protesta dei ricercatori dell’Ateneo e valuta con crescente preoccupazione le forme di protesta che stanno emergendo all’interno dell’intero corpo docente dell’Ateneo e che rischiano di pregiudicare il regolare inizio dell’anno accademico;
– chiede nuovamente e pressantemente, in sintonia con la presa di posizione della CRUI, consistenti mutamenti nel testo del DDL, in particolare con la previsione di adeguate risorse finanziarie che consentano sia l’inserimento di giovani capaci e motivati per assicurare continuità e sviluppo alla ricerca e alla docenza universitaria, sia rendano concretamente realizzabili quelle possibilità di carriera sopra ribadite;
– ritiene che se tali mutamenti non interverranno, sul Governo e sulle forze parlamentari ricadrà per intero la responsabilità per l’impossibilità di garantire un regolare avvio dell’anno accademico, nonché per assicurare il buon andamento dell’attività didattica negli Atenei e la continuità delle stesse attività di ricerca.

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