7 emergenze-PD-PRIN-“3 + 2”-Barbi

= 10 febbraio 2013

1.  7 emergenze: democrazia, precari, studenti, docenti, dottorato, tecnico amministrativi, ANVUR

2. PD e professori. Due interventi sul Manifesto

3. PRIN. CRUI e il ‘suo’ ministro

4. Il tabù del “3 + 2”. Revelli e Saraceno

5. Ricordo di Luciano Barbi

1. 7 emergenze: democrazia, precari, studenti, docenti, dottorato, tecnico-amministrativi, ANVUR

Non si prospetta nulla di buono per l’Università e quindi per il Paese. Infatti alle PRECISE proposte avanzate unitariamente dalle Organizzazioni universitarie per “Salvare e rilanciare l’Università”, i principali partiti continuano a non dare PRECISE risposte, mentre – parallelamente – alcune ‘aggregazioni accademiche’ hanno formulato Appelli caratterizzati da una profonda, sistematica genericità. In questo senso va apprezzata l’estrema chiarezza del “Gruppo 2003” che semplicemente chiede la cancellazione del sistema delle Università statali (v. il punto 5 “Ricerca e Università dei ‘super scienziati italiani’” del precedente documento dell’ANDU).

     Eppure le proposte unitarie elaborate da ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA e USB-Pubblico Impiego sono state illustrate alle forze politiche in incontri diretti e ‘collettivi’ (il video del Confronto pubblico può essere guardato e ora anche ‘scaricato’ cliccando qui).

     Riportando i contenuti del documento unitario, proviamo allora ad essere ancora più chiari formulando PRECISE DOMANDE su 7 EMERGENZE rivolte a chi formerà il nuovo governo e a chi, al suo interno, è destinato a occuparsi dell’Università.

1. EMERGENZA DEMOCRAZIA.

ATENEI. Il nuovo governo e il nuovo ministro ritireranno immediatamente i ricorsi amministrativi ministeriali contro gli statuti ‘troppo democratici’ e cancelleranno le proroghe ai rettori?  Proporranno subito che il “consiglio di amministrazione sia rappresentativo e sia eletto da tutte le componenti e si configuri come organo meramente esecutivo e istruttorio del senato accademico”, cancellando “la disposizione che prevede la nomina di membri esterni all’ateneo nel consiglio di amministrazione”?

CUN. Il nuovo governo e il nuovo ministro riformeranno “il CUN attraverso un miglioramento della sua natura elettiva con l’elezione diretta di tutti i componenti”, restituendogli la nomina del “Collegio di disciplina” e quindi la “funzione disciplinare ora attribuita ai singoli atenei”? Insomma, vorranno la costittuzione di “un organo nazionale di piena rappresentanza e di coordinamento del Sistema nazionale delle Università”?

2. EMERGENZA STUDENTI

Il nuovo governo e il nuovo ministro vorranno “difendere il valore legale dei titoli di studio”, innalzando “la qualità dell’offerta formativa in TUTTI gli Atenei”, “assicurando a tutti gli studenti idonei la borsa di studio” (senza introdurre “prestiti d’onore” e qualsiasi altro “strumento di indebitamento”), annullando “i provvedimenti che prevedono l’aumento della tassazione studentesca” (che va resa “equa e progressiva”) ed eliminando il “numero chiuso”?

3. EMERGENZA PRECARI

Il nuovo governo e il nuovo ministro vorranno cancellare “tutte le attuali figure precarie ivi compresi i ricercatori a tempo determinato e gli assegnisti di ricerca” e introdurre “un’unica figura pre-ruolo a tempo determinato, di breve durata e adeguata retribuzione, con reale autonomia di ricerca e il riconoscimento pieno dei diritti”? E avvieranno subito “un piano per il reclutamento STRAORDINARIO per l’accesso nel nuovo ruolo unico della docenza”?

4. EMERGENZA DOCENTI

Il nuovo governo e il nuovo ministro riformeranno “l’attuale stato giuridico della docenza universitaria, riorganizzandolo intorno ad un ruolo unico cui accedere attraverso concorsi”, riconoscendo che “ il personale in ruolo ha pari funzioni didattiche, scientifiche e gestionali e di governo dell’ateneo”? Saranno d’accordo sul fatto che “gli avanzamenti devono avvenire sulla base di valutazioni individuali”, prevedendo che “gli attuali ricercatori a esaurimento, i professori di I e II fascia, a domanda, entrino nel ruolo unico”?

5. EMERGENZA DOTTORATO

Il nuovo governo e il nuovo ministro vorranno riconoscere il dottorando come ‘ricercatore in formazione”,  riconoscendogli “i diritti legati al proprio lavoro di ricerca”  e cancellando “ la figura del dottorando senza borsa”?

6. EMERGENZA TECNICO-AMMINISTRATIVI

Il nuovo governo e il nuovo ministro vorranno cancellare le leggi che bloccano la contrattazione? Sbloccheranno le ”risorse per il fondo accessorio”? Rivedranno “radicalmente il meccanismo di valutazione del personale previsto dal DLGS 150/09”? E più in generale, valorizzeranno “le professionalità del personale tecnico-amministrativo investendo in aggiornamento e formazione”?

7. EMERGENZA ANVUR

Il nuovo governo e il nuovo ministro riterranno “necessario rivedere le norme istitutive dell’Anvur e la sua missione per rendere questa agenzia pienamente autonoma dal MIUR, al quale deve rimanere la piena responsabilità politica delle scelte riguardanti il Sistema nazionale delle Università”?

     = Insomma, il nuovo governo, il nuovo ministro e il nuovo Parlamento, a differenza dei precedenti, vorranno non ascoltare “soltanto coloro che hanno interesse allo smantellamento dell’Università statale”? Diversamente, per il bene dell’Università e del Paese, sarà necessaria una grande e unitaria mobilitazione di tutte le componenti universitarie per “Salvare e rilanciare l’Università”.

2. PD e professori. Due interventi sul Manifesto

= Dall’intervento “L’effetto delle cattive ricette che destra e sinistra hanno scaricato sugli atenei” di Alberto Burgio e Alberto Lucarelli sul Manifesto dell’8.2.13:

      La disastrosa situazione dell’Università italiana non è “un risultato imprevisto. E’ precisamente quel che si è voluto in primo luogo dal Pd di oggi e dai Ds ieri.

     L’idea di mettere gli atenei in concorrenza tra loro; l’idea di misurare il ‘merito’ con criteri economici, legati alla redditività; l’idea di colpire la docenza e di alzare le tasse studentesche dentro la cornice di politiche di austerità  asservite alla restaurazione neoliberale; l’idea di aziendalizzare gli atenei per garantirne l’efficienza amministrativa; l’idea di selezionare la ‘clientela’ delle università concependo la formazione come una ‘opportunità” e non come un diritto (si pensi alla vergogna dei cosiddetti ‘prestiti d’onore’) – tutto questo sta scritto a chiare lettere nei programmi del maggior partito del centrosinistra, non di rado scritti a quattro mani con gli ‘esperti’ confindustriali. Una storia lunga almeno vent’anni, da quando a guidare la politica universitaria c’erano i non rimpianti ministri Berlinguer e Zecchino.” “Lo scempio” dell’Università “è in larga misura conseguenza di una stagione ‘riformistica’ nella quale si sono voluti sistematicamente premiare le logiche del mercato e gli interessi del privato.”

      Per “chi si candida a governare l’Italia promettendo di volere cambiare musica”, sarà “molto difficile fare carte false e prendere in giro studenti e lavoratori dell’università pubblica.”

= Dall’intervento “ANVUR e non solo. L’università che ci meritiamo” di Alessandro Dal Lago sul Manifesto del 3 febbraio 2013:

    “Un’università fatta di Bocconi e politecnici in sedicesimo – a vantaggio dei privati, ma spesso a spese dei contribuenti – è stato l’obiettivo dei governi di centrosinistra e centrodestra negli ultimi 25 anni.”

     “I governi del nostro paese sono stati colonizzati da professori universitari. Tra i primi che mi vengono in mente, Amato, Prodi, Urbani, Berlinguer, Diliberto, Brunetta, ecc. per non parlare del governo in carica che annovera tre rettori e professori di ogni genere e statura. Ebbene, come spiegare l’evidente disinteresse di questi accademici per l’istituzione da cui provengono? Una risposta malevola potrebbe essere che tutti costoro hanno usato l’università per fare carriera politica. Ma forse quella più realistica è che tutti o quasi hanno voluto un’università adeguata a un paese ai margini delle economie più ricche.”

3. PRIN. CRUI e il ‘suo’ ministro

Nel precedente documento (al punto 4 “PRIN ‘sequestrato’ dalla CRUI?”), l’ANDU, nel denunciare una arbitraria iniziativa della CRUI sul Bando dei PRIN, aveva scritto: “Al Ministro si torna a chiedere di togliere dalle mani dei rettori ogni potere d’intervento sui PRIN, rendendo libera la presentazione dei progetti. Per questo va ABOLITA del tutto la preselezione degli Atenei. Una richiesta che difficilmente potrà essere accolta dal rettore-ministro.”

     E infatti il rettore-ministro non solo non ha tolto ai suoi ‘colleghi’ il “potere d’intervento sui PRIN”, ma con le “Modifiche al D.M. 957/Ric del 28 dicembre 2012” ha chiarito meglio che la composizione del “comitato di preselezione” è di esclusiva proprietà del rettore che – se ne ha la voglia – potrà sentire  il Senato Accademico. Infatti il Ministro, dopo l’incontro con il Presidente della CRUI, ha deciso che il “comitato di preselezione” è “nominato con decreto rettorale – sentito, ove ritenuto opportuno, il Senato Accademico” (v. art. 1, lettera d delle “Modifiche”). Una specificazione che costituisce una vera e propria umiliazione del ruolo dei Senati Accademici e una esaltazione del potere assoluto dei rettori.

    Alla luce di tutto questo va confermato con ancora più forza quanto scritto precedentemente: “Anche questa vicenda rende ancora più urgente – per il bene dell’Università – lo SCIOGLIMENTO della CRUI e rende ancora più auspicabile un GOVERNO SENZA RETTORI.”

4. Il tabù del “3 + 2”. Revelli e Saraceno.

Il gruppo accademico-politico che ha imposto all’Università italiana il “3 + 2” non ha mai voluto il monitoraggio-verifica di una riforma che ha contribuito non poco a peggiorare l’organizzazione e la qualità della didattica. Nessun governo e nessun ministro ha mai voluto impegnarsi in tal senso e ancora ora nessuna forza politica si propone di porvi rimedio.

   L’ANDU da anni sollecita un radicale ripensamento di questa ‘riforma’ della didattica e nel luglio 2006 ha promosso un Convegno nazionale, rimarcando con forza quello che già allora si poneva come un intervento riparatore necessario e urgente.

   Recentemente Marco Revelli e Chiara Saraceno hanno ‘riaperto’ la questione del “3 + 2” nei loro interventi su Repubblica del 7.2.13.

    Marco Revelli ha scritto: “Diciamocelo sinceramente: il passaggio alla ‘triennale’, tanto decantato (in realtà quasi solo da chi l’ha imposto, ndr), non ha aiutato a valorizzare la laurea. Ne ha alleggerito il contenuto di sapere. Ha contribuito a ridurne la complessità, con una falsa promessa di professionalizzazione e un’effettiva delimitazione del campo conoscitivo (altro che universitas!).”

    Chiara Saraceno ha scritto: “Il fallimento della riforma tre più due è certificato dal cumularsi di aspetti negativi: l’ostilità e diffidenza con cui è spesso considerata dai datori di lavoro, inducendo a pensare che per avere qualche chance occorra proseguire nel biennio; la ridotta percentuale di chi termina nei tempi previsti (uno degli obiettivi principali della riforma), a motivo non solo dell’impegno insufficiente da parte degli studenti, ma di corsi farraginosi, spesso con una moltiplicazione del numero degli esami, con l’aggravante di piani di studio costantemente terremotati da circolari, riforme e controriforme, che fanno perdere tempo a docenti stressati e demotivati, disorientano gli studenti e pongono questioni di opportunità a genitori che comunque devono farsi carico sia del mantenimento che delle tasse universitarie.”

5. Ricordo di Luciano Barbi

    Nel giugno scorso, dopo una lunga malattia, ci ha lasciato Luciano Barbi, coordinatore dell’ANDU di Firenze. Il 30 gennaio amici e colleghi lo hanno ricordato nella sua facoltà di Architettura. Nell’incontro è stato letto questo messaggio:

   “Quella mia con Luciano è stata una di quelle conoscenze che non ti ricordi nemmeno più quando è cominciata, tanto era ormai connaturata. Era un rapporto politico, ma soprattutto di amicizia, di reciproca stima.

   Luciano era l’ANDU di Firenze, un punto di riferimento locale sicuro e sempre aggiornato.  Luciano è stato per anni una fonte costante di informazione per l’Ateneo fiorentino, praticando così quella che è stata ed è la principale attività dell’ANDU: documentare, denunciare,  proporre.

      Un’attività rivolta a tutti coloro che si vogliono battere contro la distruzione dell’Università statale e per il suo rilancio.

      Abbiamo fatto tante riunioni insieme a Luciano a Firenze. E a quelle di natura locale si sono aggiunte le tante di carattere nazionale dell’ANDU. Ed era Luciano a consentirle, ad ospitarle, sempre pronto, premuroso, disponibile. A queste riunioni spesso Luciano partecipava con la sua nota discrezione, dando il suo contributo pacato e sempre utile.

       Di Luciano a me piace ricordare con voi la sua umanità, la sua dolcezza, la sua saggezza, la sua lucida – quasi disincantata – passione.

       Io, in particolare, lo ricorderò anche per il regalo che mi ha fatto consentendomi di fargli visita a casa sua, poco dopo il tremendo intervento operatorio subito. Mi ha raccontato delle sue sofferenze come se riguardassero altri, ma abbiamo parlato tanto anche delle cose della vita ‘normale’. 

      Non ho potuto intervenire personalmente a questo incontro e me ne dispiace molto anche perché avrei potuto conoscere ancora di più Luciano attraverso i vostri ricordi e i vostri sentimenti.

      Nunzio Miraglia”

6 comments for “7 emergenze-PD-PRIN-“3 + 2”-Barbi

  1. gianni porzi
    10 febbraio 2013 at 14:27

    A proposito dell’emergenza DEMOCRAZIA, “Dopo la quarta sconfitta subita da parte dei Tribunali Amministrativi Regionali, il Ministro Profumo si appella al Consiglio di Stato.
    Dopo le Università di Genova, di Firenze e il Politecnico di Torino, anche l’Ateneo di Pisa ha sconfitto il Ministro Profumo che aveva fatto ricorso contro l’Ateneo pisano in quanto aveva “osato” optare per la scelta dei 5 membri interni del CdA per via elettiva. Il TAR Toscana, con sentenza del 31 gennaio ha infatti respinto definitivamente, come precedentemente fatto per l’Ateneo di Firenze, il ricorso promosso dal MIUR riconoscendo la legittimità delle norme del nuovo Statuto dell’Ateneo di Pisa. Come noto, la questione centrale riguardava le modalità per individuare i membri interni del Consiglio di Amministrazione, che, secondo il MIUR, non potevano essere identificati attraverso una procedura elettiva, ma soltanto per “designazione” da parte del Rettore. Nello smentire seccamente tale interpretazione, il TAR ha affermato che “ai fini della scelta dei consiglieri di amministrazione l’Università può liberamente prevedere meccanismi di elezione da parte delle proprie componenti” e ha anche aggiunto che “tale soluzione non compromette affatto la tecnicità del Consiglio di Amministrazione”. La sentenza del TAR Toscana ha dunque confermato la legittimità delle scelte organizzative dell’Università di Pisa con l’adozione del nuovo Statuto, a cominciare da quella di individuare i componenti degli organi di governo attraverso procedure democratiche.
    Questa è la quarta sconfitta che il Ministro Profumo subisce ad opera dei TAR Liguria, Piemonte e Toscana. Nonostante ciò, il MIUR ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato per far valere la propria tesi illiberale, antidemocratica che è chiaramente finalizzata a realizzare quella “governance centralistica” gradita alla CRUI.
    I quattro Atenei ricordati hanno fatto scelte democratiche, contrariamente a quanto accaduto invece all’Ateneo di Bologna dove i membri del CdA, nelle cui mani, in base alla Legge 240, si concentra tutto il potere decisionale, sono stati “nominati” e non scelti tramite quel processo democratico che è l’elezione diretta. In certi casi evidentemente l’elezione fa paura perché potrebbe dare un risultato non gradito a coloro che sono ancora legati alla “gestione verticistica” del potere.
    A fronte di Atenei che hanno messo in pratica quei principi elementari di democrazia partecipata ve ne sono altri che, per scarsa sensibilità democratica, non hanno invece ritenuto importante costruire il proprio Statuto su tali principi e tra questi vi è anche l’Ateneo bolognese dove non si è scientemente voluto optare per il metodo elettivo nella scelta dei membri interni del CdA. La “democrazia partecipata”, sebbene molto impegnativa e faticosa, é fondamentale nella gestione delle Istituzioni anche perché rende le persone orgogliose di appartenere ad una comunità. Pertanto, il criterio della democraticità si sarebbe dovuto assumere a elemento fondante sul quale costruire uno Statuto; invece in molti casi ciò non è avvenuto e sono stati così fortemente limitati, per non dire azzerati, i pochi spazi di democrazia concessi dalla Legge 240.
    Gianni Porzi

  2. roberta calvano
    10 febbraio 2013 at 18:46

    Sul sito del Tar di Firenze non trovo la sentenza relativa allo statuto dell’Univ. di Pisa che il 31 gennaio non risulta depositata e non avevo notizia di una sentenza relativa allo statuto dell’Università di Firenze. E’ possibile avere i riferimenti più precisi o magari proprio il testo? grazie

  3. gianni porzi
    13 febbraio 2013 at 12:19
  4. gianni porzi
    13 febbraio 2013 at 12:43

    Sentenza del TAR Toscana n° 201300138 del 28/1/2013.
    G.P.

  5. gianni porzi
    3 gennaio 2014 at 14:04

    La così detta “Riforma del 3+2″ (voluta dall’allora Ministro Berlinguer) ha un’analogia con la così detta “Riforma Gelmini”, cioè la Legge 240. Sia Berlinguer che la Gelmini volevano a tutti i costi lasciare traccia del loro mandato ministeriale legando il proprio nome ad una riforma, indipendentemente dal fatto che potesse o meno servisse a migliorare il sistema universitario. In entrambi i casi non sono servite a migliorare la situazione negli Atenei italiani, anzi sotto certi aspetti si è potuto registrare un aumento delle criticità.
    Gianni Porzi

  6. antonio pasini
    3 gennaio 2014 at 19:32

    Nell’ articolo sul 3+2 apparso su Repubblica, verso la fine, leggo che nel conteggio degli immatricolati si sarebbe tenuto conto solo delle matricole della triennale. Vuoi vedere che invece per contare i laureati hanno sommato le lauree triennali con quelle magistrali? Così ogni laureato conta per 2, o per 1,5.

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