SETTIMANA CONTRO IL DDL SULL’UNIVERSITA’ E LA MANOVRA FINANZIARIA

= Aggiornamento del 19.7.10. Confermati i tagli per l’Università e gli Universitari: “Tremonti conferma la dieta per l’universita’ italiana”, sul Sole 24.ore.  E per demolire anche formalmente l’Universita’ pubblica: abolizione del valore legale dei titolo di studio (articolo sul Messaggero del 19 luglio 2010).

= Aggiornamento del 15.7.10.

a) Il 22 luglio il DDL sarà discusso nell’Aula del Senato: l’annuncia un articolo della Stampa del 15 luglio 2010 che ripropone il solito (da oltre un anno) comunicato-velina sugli effetti miracolosi del DDL, già approvato dalla Commissione Istruzione con la convergenza sostanziale di tutti i Gruppi parlamentari. In questi giorni la Confindustria e la ‘sua’ stampa hanno lasciato il campo alla CRUI che ha continuato a difendere il DDL e a invocarne l’immediata approvazione, in contrapposizione al mondo universitario che, con sempre maggiore forza, si oppone alla controriforma che trasforma in ASL gli Atenei, aumenta il nepotismo, fa crescere a dismisura il precariato e commissaria il Sistema nazionale universitario. La grande protesta dell’Università non sembra avere finora scalfito le posizioni dei Partiti di maggioranza e di ‘opposizione’.

b)  “Tagli e riforme dividono il fronte accademico”: articolo di Aurelio Magista’ su Repubblica.it del 15 luglio 2010. Sono riportate le posizione dell’ANDU e della CRUI.

c) Segnaliamo la prima parte dell’intervento di Alessandro Monti sull’Avvenire del 15 luglio 2010: il DDL “soddisfa il mondo delle imprese che intravedono atenei piu’ malleabili alla loro eisgenze, i rettori che sperano di avere piu’ potere, gli editorialisti che vedono accolti i loro suggerimenti”.

= Aggiornamento del 14.7.10. “Università in rivolta”: articolo del 14 luglio 2010 sul Fatto Quotidiano.

= Aggiornamento del 9.7.10.

a) Documento della CRUI dell’8 luglio 2010 (approvato all’unanimità, naturalmente!) che invoca l’approvazione del suo DDL che prevede poteri immensi per gli stessi Rettori, messa ad esaurimento dei ricercatori ed espansione ulteriore del precariato. Tutto questo mentre si estende in tutti gli Atenei la protesta contro il DDL (Assemblee, Consigli di Facoltà, di Corso di Studio e di Dipartimento, Senati Accademici). La CRUI, che evidentemente rappresenta solo la ‘casta’ dei Rettori, chiede addirittura il peggioramento del DDL: presenza dei “presidenti delle strutture intermedie” nel SA, maggiore autonomia per gli Atenei (auto) eccellenti (e quindi per i rettori-sovrani assoluti), “introduzione di un ruolo a esaurimento di professore aggregato al quale possano accedere a domanda e previa valutazione di idoneità scientifica (sic!) i ricercatori a tempo indeterminato”. Per avere riconosciuto il ruolo docente che già svolgono anni  (ed essere messi ad esaurimento) i ricercatori dovrebbero sottoporsi ad una valutazione!

b) Lettera ai Ricercatori del Coordinamento Nazionale delle Conferenze dei Presidi di Facoltà.

 = Aggiornamento dell’8.7.10. I Presidi di Architettura contro il DDL e la Manovra finanziaria.

= Aggiornamento del 5.7.10. Dalla Francia sulla protesta in Italia: “Bene la protesta italiana! In Francia, stiamo seguendo  il vostro movimento e lo sosteniamo con entusiasmo. Abbiamo pubblicato questo per rendere conto degli evenimenti:
http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3201  Marie-Pierre Gaviano del collettivo europeo Printemps 2010 et di Sauvons la recherche (Salviamo la ricerca)”.

= Aggiornamento del 4.7.10. APCOM: “Università/ Ddl riforma, al via ennesima settima di mobilitazione. Da domani a venerdì ricercatori,prof e studenti. No anche manovra”.

= Aggiornamento del 30.6.10. “Università al collasso. Nuova protesta dal 5 al 9”: articolo sul Manifesto del 30 giugno 2010.

= Aggiornamento del 28.6.10. a) Articolo “Atenei in rivolta. Esami bloccati e occupazioni, il luglio caldo delle universita’” sul Messaggero del 28 giugno 2010. b) Articolo sui tagli agli stipendi “Nelle Universita’ piu’ tagli agli stipendi dei giovani docenti”, sul Sole 24-ore del 28 luglio 2010.

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CONTRO IL DDL SULL’UNIVERSITA’

E LA MANOVRA FINANZIARIA

 

–        1 luglio Assemblee Generali di Ateneo ai Rettorati

–        dal 5 al 9 luglio Settimana nazionale di mobilitazione con Assemblee permanenti

documento unitario

ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CGA, CISAL, CISL-Università, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RdB-USB Pubblico Impiego, RETE 29 APRILE, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

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graziano
graziano
14 anni fa

Ricerca, il “miracolo” italiano:
pochi soldi ma scienziati tra i migliori
L’Italia investe l’1,1% del Pil, ma è tra i primi per produttività dei singoli ricercatori. La fuga di cervelli però non si arresta

di Valentina Arcovio
ROMA (1° agosto) – Rispetto ai soldi che l’Italia investe in ricerca sembra impossibile che i nostri scienziati siano tra i più produttivi del mondo. Nonostante infatti il nostro paese spenda in Ricerca e Sviluppo solo l’1,1% del Pil, la metà rispetto ai paesi del G7 (2,2 per cento), nella classifica dei paesi che hanno prodotto più articoli scientifici l’Italia si aggiudica l’ottavo posto. In pratica, la produttività è maggiore dell’investimento. Non solo.

Considerando che al 2007 il numero dei ricercatori censiti in Italia superava di poco gli 80mila – e questo ci mette al 12esimo posto nella classifica dei paesi con più ricercatori al mondo – la produttività pro capite di ogni cervello risulta di gran lunga superiore a quella degli scienziati di molti altri paesi. Gli italiani infatti si aggiudicano il secondo posto, dopo gli svizzeri, nella classifica dei più produttivi. I nostri scienziati non solo producono il doppio rispetto a quelli francesi, tedeschi e spagnoli, ma anche meglio di loro. Gli articoli scientifici firmati dagli italiani hanno un indicatore di qualità, misurato in base al numero delle citazioni, elevato quanto quello di scienziati di altri paesi che in ricerca investono sicuramente più di noi. Nella classifica stilata da un’agenzia di ranking internazionale, la Scimago Institutions Rankings (Sir), gli italiani si classificano all’undicesimo posto per citazioni sui 20 paesi che investono di più in ricerca. Secondo l’Ocse, l’Italia è addirittura al sesto posto al mondo per pubblicazioni citate.
il governo la crui gli industriali cosa fanno una legge in parlamento che toglie tutti i diritti elementari dei ricercatori i precari penalizzano lo stipendio e la carriera. non vi sono parole …….

marco
marco
14 anni fa

non solo gli associati ma il pensionamento a 65 anni va esteso a tutti, anche gli ordinari (i quali sembrano possedere geni di lunga sopravvivenza). LA LEGGE DOVREBBE ESSERE UGUALE PER TUTTI

franco
franco
14 anni fa

NOn posso che esprimere profonda soddisfazione di fronte ad una inziativa che porta l’accademia italiana in sintonia con quanto è consuetudine in europa e nei paesi civili:sappiamo bene come occupano il proprio tempo in ruolo certi gerontosauri Bene dunque Ministro Gelmini continui cosi’

Maria Accame
Maria Accame
14 anni fa

DDL: GLI ASSOCIATI IN PENSIONE A 65 ANNI
di Maria Accame dell’Università “La Sapienza” di Roma

La prossima settimana riprenderà la discussione in Senato sul Disegno di Legge Gelmini n. 1905. Insieme con alcuni colleghi associati troviamo allarmante che tra le Norme transitorie e finali art. 22 comma 6 lettera C (testo licenziato dalla Commissione Senato il 1° giugno) venga proposta l’abrogazione del comma 17, art. 1 della Legge Moratti (n. 230, 4-11-2005). In virtù di tale comma infatti l’età di collocamento a riposo degli associati veniva fissata al compimento del 70° anno di età (ivi compresi i due anni concessi a discrezione degli Atenei). Ove nella legge Gelmini questo comma dovesse essere soppresso l’età di pensionamento verrebbe abbassata al compimento del 65° anno. In Senato un mese fa parlavano di errore tecnico facilmente emendabile, ma in questi ultimi giorni dopo alcuni contatti con alcuni parlamentari abbiamo capito che non si tratta purtroppo di errore tecnico. Se dovesse passare questo provvedimento, senza che si intervenga con un emendamento a ristabilire il comma 17 art. 1 della Legge Moratti, la categoria degli associati verrebbe ulteriormente umiliata in modo tra l’altro subdolo (si tratta infatti di una semplice abrogazione posta in un articolo delle Norme transitorie e finali e non nell’articolo in cui si parla del Collocamento a riposo, art. 19), e darebbe un’immagine di grande debolezza e d’incapacità nel rivendicare i propri più elementari diritti. Molti associati in alcuni Atenei hanno ricevuto un nuovo decreto rettorale in cui si rende noto che la loro età di collocomento a riposo è fissata al compimento del 68° anno di età (invece di 70°) e questo ha determinato in molti la scelta di presentare ricorso al Tar (abbiamo l’esempio di ricorsi in merito vinti in altri Atenei). Crediamo prevedibile, ove dovesse verificarsi una disposizione che stabilisce il pensionamento a 65 anni, una violenta reazione della categoria che ritiene un diritto acquisito la fissazione del collocamento a riposo al compimento del 68° anno (ove non fosse concesso dal proprio Ateneo il biennio che porterebbe a 70 anni l’età pensionabile).

Roma, 16 luglio 2010 Maria Accame
(professore associato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo “Sapienza”)

Graziano
14 anni fa

il senatore di chimica Università di Catania scrive al Caro Rettore
come rappresentante dell’area chimica ti faccio presente un disagio (che sta diventando un vero e preoccupante malessere) da parte della comunità dei chimici della Facoltà di Scienze. A parte i malumori per il decreto legislativo n°1905, malumori condivisi non solo dai ricercatori, ma da tutte le componenti del Dipartimento di Scienze Chimiche, come ti avevo già espresso in un mio intervento di metà dicembre dello scorso anno
Oggi, in Senato Accademico abbiamo approvato una mozione di protesta di tutta l’Università contro i provvedimenti che il governo ha in mente di varare.
la sofferenza descritta non vale per tutti, Rilevo anche che in alcune Facoltà (e non entro nel merito) non si chiude che a tarda sera . Allora significa che le risorse scarse in qualche modo alcuni ce l’hanno e le utilizzano bene, e noi che viviamo dalla mattina alla sera nel nostro Dipartimento (perché questa è stata la nostra vita negli ultimi trent’anni, ) siamo costretti a sacrifici non più sopportabili. Forse per lavorare d’ora in poi saremo costretti a pagare di tasca nostra .
la nostra Università, anche dentro un periodo di contingenza economica, deve chiedersi se le interessa avere ancora una Scuola di Chimica, che le dia lustro, come da tradizione perché non è molto bello al momento della valutazione della ricerca e della didattica(ministero ,ateneo) avere delle punte di diamante e poi lasciarle al loro triste destino.
Siamo al capolinea… De profundis .. Revolution ecco cosa suscità tale lettera ed il governo se ne frega…..

Sergio Morra
Sergio Morra
14 anni fa

continuo a pensare che bisognerebbe lanciare una petizione, una raccolta di firme o qualcosa di simile, per “sfiduciare” tutti i rettori, che si arrogano il ruolo di ruffiani del ministro, e chiedere le dimissioni di tutti loro e in particolare le dimissioni di Decleva dalla CRUI.
questi rettori non rappresentano le idee di chi li ha eletti! e non sono stati eletti col compito di spianare la strada alla Gelmini!
che se ne vadano tutti a casa!

giovanni
giovanni
14 anni fa

Ma questi rettori si ricordano che sono stati votati dalla base?

graziano
graziano
14 anni fa

forse è il caso di chiedersi quanti sono gli iscritti al sindacato tra i docenti italiani, ,
un terzo dei docenti percepisce un salario scandaloso
i 2/3 non si lamentano ( associati ordinari)
chi sono i fannulloni ?
chi colpisce veramente questa finanziaria? precari,ricercatori,assegnisti,contrattisti,

CTresercher
CTresercher
14 anni fa

un fondo di 160 milioni di euro per le forze dell’ordine e per la sicurezza per gli anni 2011-12; i magistrati recupereranno scatti e progressioni congelate, tutto questo per l’intervento di serie rappresentative sindacali. E noi? Scriviamo storielle sul web che non interessano a nessuno e continuiamo ad uscire nelle principali testate come fannulloni arraffoni ignoranti e privilegiati…
Ma è giusto continuare così? Dove sono le nostre rappresentanze sindacali? Finiranno per toglierci lo stipendio mentre noi saremo ancora qui a fare la conta dei ricercatori che rifiutano l’incarico e dei docenti che adriscono alla protesta!!

Graziano
14 anni fa

ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CGA, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RdB-USB Pubblico Impiego, RETE 29 APRILE, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

Giovedì 1 Luglio 2010 in concomitanza con analoghe iniziative indette presso altri Atenei italiani, nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale indetta dalle Organizzazioni confederali sindacali dell’Università e dalle Associazioni della Docenza Universitaria, si è riunita l’Assemblea d’Ateneo dei docenti universitari dell’Università di Catania, presso l’aula magna del dipartimento di Fisica e Astronomia.

Dai numerosi interventi è emerso:
– un unanime allarme per il processo di destrutturazione dell’università pubblica messo in atto, sotto le mentite spoglie di un processo di moralizzazione e razionalizzazione, dal DDL 1905 sulla riforma universitaria e dalla manovra finanziaria che va ad aggiungersi a quella del 2008;
– una diffusa consapevolezza della necessità di attuare forme di protesta che coinvolgano tutte le componenti dell’ateneo e tra queste tutti i docenti universitari, Professori di ruolo e Ricercatori, che in linea con quanto avviene già negli altri atenei italiani, vorranno dichiararsi non disponibili ad assumere incarichi non previsti dal loro stato giuridico in segno di dissenso verso l’azione del Governo.

Incombono provvedimenti dai contenuti preoccupanti che richiedono risposte e segnali forti nel tentativo di rimettere in discussione strutture e finalità del sistema universitario attraverso un reale confronto democratico tra tutte le parti ed attraverso un dibattito adeguato al ruolo centrale dell’istituzione universitaria nella società attuale.

Con carattere d’urgenza si richiede la necessità di attuare manifestazioni credibili ed efficaci nell’immediato per impedire la imminente conversione in legge sia del DDL sulla riforma universitaria che confina ad una posizione sempre più marginale il ruolo della ricerca, sia del decreto correttivo di finanza pubblica che penalizza in modo permanente carriere e livelli retributivi e pensionistici dei docenti universitari.

Data la delicatezza del momento e nell’imminenza delle ferie estive appare necessario convocare, entro il termine del periodo di agitazione sindacale nazionale proclamato dal 5 al 9 Luglio, una nuova assemblea d’Ateneo aperta a tutte le componenti universitarie (studenti, docenti, ricercatori, precari, tecnici-amministrativi) per definire, ed adeguatamente pubblicizzare, iniziative di protesta da attuare da parte di tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’istituzione universitaria pubblica.

Pertanto l’Assemblea d’Ateneo dei docenti universitari dell’Università di Catania invita tutti i colleghi a manifestare il proprio dissenso astenendosi da ogni attività non richiesta per obbligo istituzionale dandone segnalazione scritta e a partecipare all’assemblea che si terrà Venerdì 9 Luglio, ore 16.30, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Fisica e Astronomia (Cittadella Universitaria, via Santa Sofia,64) per esprimere la propria volontà di contrasto ai provvedimenti che stanno per essere attuati, ricordando che l’efficacia delle forme di protesta dipende certamente dalla partecipazione responsabile di tutti, sollecitando tutti i responsabili delle attività didattiche ed, in particolare, il Rettore a segnalare le gravi difficoltà organizzative, indotte dallo stato di disagio dei docenti, che possono compromettere il regolare svolgimento del prossimo anno accademico.

Catania, 5 Luglio 2010

EDO
EDO
14 anni fa

BISOGNA CAPIRE QUANTO I RETTORI SIANO CONTRO I RICERCATORI!
E PERCHE’.
EDO

Laura Sacerdote
14 anni fa

Bisogna far capire all’opinione pubblica che nonostante le difficolta’ create dai governi, finora gli scienziati italiani sono apprezzati nel mondo grazie ai loro enormi sforzi per lavorare nonostante le immense difficolta’ che li scoraggiano ogni giorno. La scienza non e’ fatta di idee geniali, improvvise, ma di un grande lavoro di molti.
L’ulteriore peggioramento che si prospetta, con tagli inqualificabili, costringera’ molti a cercare soluzioni all’estero e togliera’ le ultime energie a chi da anni sopperisce alle mancanze dello stato con tanto volontariato.

Perche’ nessuno spiega all’opinione pubblica che la nostra tanto deprecata universita’ produce moltissimi giovani che, dopo la laurea, vengono accolti a braccia aperte all’estero. Perche’ non spiegare quanti soldi del contribuente sono gettati per allevare giovani che andranno a “produrre” all’estero?

Le posizioni di molti di noi sono alla pagina http://www.facebook.com/pages/Uniti-per-la-Ricerca/132734716745038 . Grazie a chi vorra’ aderire.

Massimo Alioto
Massimo Alioto
14 anni fa

Mi chiedo quando il nostro Paese riuscirà finalmente a svecchiarsi ed essere all’altezza dell’ingegno che definisce il nostro stereotipo. In particolare, mi pare troppo semplice (e miope) liquidare la questione tagliando gli stipendi (già di per sè ridicolmente bassi, nonostante i pareri dei disinformati).

Bisogna mettere mano alla valutazione, e seriamente, per pagare meglio chi merita (contenendo almeno in parte la fuga di cervelli), in modo da contenere i costi e migliorare l’efficienza (oltre ad essere eticamente più corretto).

Ma non mi aspetto molto. In fondo il concetto di “provvedimenti a pioggia” piace a molti. Ben ci sta!

Graziano
14 anni fa

Bisogna chiedersi: com’è possibile che un Ministero condanni (non solo orienti a un diverso indirizzo, come è ovviamente legittimo, ma rinneghi nella loro sostanza, in riferimento ad istituzioni che godono di un’autonomia costituzionalmente protetta) le proprie precedenti politiche dopo che si sono modificate le maggioranze di governo? Gli organi dell’Amministrazione centrale da cui dipende la vita di istituzioni costituzionalmente garantite non dovrebbero essere relativamente autonomi dal conflitto politico?
Non ci si rende conto che immergendoli in quest’ultimo le si disintegra e si produce un disorientamento gravissimo nell’ambito di coloro che devono fare istituzionalmente riferimento alle loro direttive?
Se lo stesso Ministero riconosce come radicalmente sbagliati i propri precedenti comportamenti, questo potrebbe valere anche per il futuro, in occasione di un ulteriore cambio di guida politica. Un andamento di questo genere produce un totale scetticismo nei confronti delle istituzioni, una disaffezione nei loro confronti da parte dei cittadini, degli utenti e dei loro dipendenti. E ben difficilmente la disaffezione e lo scetticismo producono l’efficienza che oggi tanto si auspica.