Enrico Pedrazzi – Il 3+2 riforma disastrosa per non dire criminale

Riportiamo l’intervento inviatoci da Enrico Predazzi (Torino) che, tra l’altro, scrive che: “l’attuazione che e’ stata data alla 509/99 (il DM che
ha introtto il “3+2″, ndr) e’ stata disastrosa per non dire criminale.” A questo proposito riproponiamo quanto e’ stato detto nell’intervento
introduttivo al Convegno nazionale sul “3 + 2″ promosso dall’ANDU nel 2006
:
“Il ministro Mussi, che sbaglia a mettere ‘paletti’ alla verifica della riforma della didattica, giustamente denuncia le responsabilita’ dei docenti che hanno portato alla “frammentazione degli insegnamenti e all’abnorme proliferazione dei corsi”. Critiche che non possono essere accettate quando a farle sono ex ministri (come Luigi Berlinguer) ed ex sottosegretari (come Luciano Guerzoni) che erano perfettamente a conoscenza
dei ‘limiti’ dei loro colleghi e che questi limiti avrebbero dovuto tenere in conto, quando hanno imposto il “3 + 2″. Questi ‘riformatori’ sono gli stessi che hanno criticato, a posteriori, l’applicazione della loro riforma dei concorsi, quando era facile prevedere (e noi l’abbiamo fatto PRIMA
dell’approvazione della legge) che i finti concorsi locali avrebbero accresciuto i fenomeni del clientelismo, del nepotismo e del localismo.”
Nello stesso intervento si sosteneva anche che: “occorreva che la riforma (“3 + 2″) fosse ‘costruita’ con il coinvolgimento del mondo universitario,
individuando settore per settore i problemi e ricercando le specifiche soluzioni, senza dare numeri (“3 + 2″) uguali per tutti (nel 1983-86 il
gruppo dei docenti di Ingegneria del CUN aveva previsto il “4 + 1″).
Occorreva far partecipare, spiegare, convincere, responsabilizzare, sperimentare. Occorreva prevedere la verifica-coordinamento in itinere della riforma, sia a livello ministeriale, sia autonomamente (nazionalmente attraverso un Organo di rappresentanza democratico e localmente con le
riformate strutture degli Atenei).”

Da Enrico Predazzi:

“Intervengo unicamente in quanto da presidente della conferenza dei presidi di scienze MFN ho dovuto sia gestire l’avvio della 270/04 che seguire cosa era successo della 509/99 (per i testi dei due DM Clicca qui).
Io ritengo che la prospettiva sia molto diversa tra facolta’ scientifiche e facolta’ umanistiche ma, secondo me, la legge Berlinguer non solo era il
minor male possibile al momento (e indispensabile per ridare fiato al sistema) ma neppure e’ stata quel male assoluto che molti soprattutto fra
gli umanisti sono andati ripetendo. I dati di Almalaurea sono d’altronde li’ per testimoniarlo. Certo la legge avrebbe avuto bisogno di un molto
maggior tempo per essere migliorata ma se non fosse passata sarebbe stato molto peggio.
Pero’, quello che e’ anche vero (e questa, credo, e’ stata la cosa peggiore), e’ che l’attuazione che e’ stata data alla 509 e’ stata disastrosa per non dire criminale. Questo si e’ visto in modi e misure diversi nelle diverse facolta’ ma mediamente in tutti i campi sono state fatte cose orribili nella speranza di guadagnare posizioni che invece hanno finito per mettere (quasi tutte) le nostre Universita’ in ginocchio.
In questo, temo, la classe dei professori universitari non ha dato una prova esaltante.
Cordiali saluti
Enrico Predazzi”

2 comments for “Enrico Pedrazzi – Il 3+2 riforma disastrosa per non dire criminale

  1. Michele De Bortoli
    22 aprile 2010 at 08:48

    Pedrazzi ha detto:
    l’attuazione che e’ stata data alla 509 e’ stata disastrosa per non dire criminale
    NON ha detto:
    Il 3+2 riforma disastrosa per non dire criminale

    Per favore correttezza nell’informazione.
    Grazie

  2. paolo bertinetti
    22 aprile 2010 at 10:01

    L. BERLINGUER SAPEVA
    di Paolo Bertinetti dell’Università di Torino

    Berlinguer non ha nessuna attenuante. Un politico poteva non sapere come la teoria della legge che istituiva il 3 + 2 sarebbe stata applicata nella pratica. Un ex-Rettore come lui lo sapeva benissimo. E di fatto, di fronte alle resistenze del mondo accademico al suo progetto, lasciò (o lui stesso fece sì) che si introducessero successivi cambiamenti che, in nome della cosiddetta autonomia, lasciavano sempre più mano libera alle sedi locali per cucinare il 3 + 2 come meglio pareva loro – tenendo conto cioè dei gruppi di potere, delle camarille e delle consorterie locali. Chi doveva capire capì. E con il silenzio-assenso degli interessati il progetto potè andare avanti senza ulteriori resistenze. Anche i meno svegli capirono ciò che c’era da capire quando vennero fuori le nuove modalità dei concorsi: locali, con tre idonei promossi da una commissione di cinque professori. Tre contro due: l’accordicchio era istituzionalizzato! Il sottoscritto, all’epoca professore qualunque senza esperienza, quando ancora il testo di legge non era stato approvato lo scrisse immediatamente su un quotidiano (e in seguito su un settimanale), spiegando come si sarebbero svolti i concorsi locali. Ministro e consiglieri, navigati accademici, non potevano non saperlo. E vollero che fosse così, per comprarsi l’appoggio dei potentati accademici.

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