IIT. UNA BUONA NOTIZIA PER GLI ENTI DI RICERCA E LE UNIVERSITA’ STATALI

Oggi, 14 novembre 2006, sul Sole 24-ore, quotidiano della Confindustria, è stato pubblicato l’articolo “Se resta a secco il Mit italiano” (nota 1). Il “Mit italiano” sarebbe l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova. L’ANDU chiede da mesi la chiusura dell’IIT, l’iper-finanziato ‘scatolone vuoto’ voluto da Tremonti, ‘restituendo’ all’Universita’ e agli Enti di ricerca statali i fondi per esso previsti. Una richiesta che continuiamo ad avanzare, nonostante il ministro Mussi abbia finora affermato di non volerlo chiudere. In ogni caso, il fatto che per il 2007 non vengano assegnati fondi al ‘giocattolo di Tremonti’ – la cui invenzione e’ stata accolta dall’unanime
disapprovazione del mondo universitario – e’ certamente positivo. Positivo
nonostante Gianfelice Rocca, vicepresidente della Confindustria e consigliere del “Mit italiano”, abbia incredibilmente sostenuto che il venir meno della continuità dell’attività dell’IIT “sarebbe la chiusura definitiva della possibilità di portare eccellenze in Italia, un crollo di credibilità della classe dirigente di fronte a tutta la comunità internazionale. Sarebbe un delitto.” (dall’intervista “Rocca: pochi fondi
all’Università, non si tocchi il Mit italiano” sul Corriere della Sera del
24 settembre 2006).
Altri modi per ‘recuperare’ fondi per finanziare l’Universita’ e gli Enti di Ricerca sono stati indicati da un gruppo di Deputati dell’Ulivo che
chiede risorse aggiuntive ed eliminazione dei tagli, oppure, l’utilizzazione di una parte “dei fondi gia’ stanziati per ricerca e innovazione”, che ammontano ad un miliardo di euro (300 milioni per i bandi di ricerca e 700 milioni per la ricerca industriale) (nota 2). Perche’ non l’uno e l’altro?

14 novembre 2006

Nota 1. Dal Sole 24-ore del 14 novembre 2006:
“Istituto italiano di tecnologia
SE RESTA A SECCO IL MIT ITALIANO
Il taglio alle spese di funzionamento delle Università, se confermato, rischia di fare una vittima illustre: l’Istituto italiano per la tecnologia, lanciato nel 2003 come il Mit italiano da Giulio Tremonti con l’ambizione di attrarre i migliori talenti in circolazione. Il capitolo di spesa relativo all’Iit del tagliaspese infatti non assegna alcun fondo per il 2007 all’ente che ha appena allestito i suoi laboratori a Genova e che come chairman della Fondazione che lo possiede ha Gabriele Galateri e come consiglieri di amministrazione Paolo Scaroni, Gianfelice Rocca, Alberto Alesina, Giuseppe Vita, Roger Abravanel, Remo Pertica e il rettore dell’Università Eth di Zurigo, Konrad Osterwalder. Nel comitato esecutio siedono Vittorio Grilli (presidente), Giuseppe Cerbone (vicepresidente) e Roberto Cingolani (direttore scientifico). La motivazione informalmente comunicata agli interessati è persino banale: avete in banca 8o milioni di euro del fondo istitutivo, andate avanti con quello e nella prossima finanziaria si vedrà. Il fatto è che l’incertezza sul futuro e la
difficoltà di capire l’impatto delle nuove norme rischia di compromettere
proprio quell’attrazione di cervelli che doveva essere il fattore distintivo dell’Iit. L’Istituto ha impiegato 2 anni per nascere, cioè darsi lo statuto e avere i primi fondi, e meno di un anno per trovare una sede, assumere 15 ricercatori italiani (di cui la metà di ritorno da esperienze all’estero) e 15 stranieri. Ha siglato accordi con nove centri italiani di ricerca tra cui il Politecnico di Milano, la Normale di Pisa e l’Ebri della Rita Levi Montalcini ed ha in registrazione già due brevetti: un ‘cucciolo di robot” per l’automazione industriale e una resina che farà da occhio artificiale per le fotocamere digitali. L’allarme degli amministratori non è peregrino, perché di fatto l’Iit non ha (ancora) spese di funzionamento da tagliare ma investimenti importanti da completare, a cominciare dalla strumentazione dei laboratori. Intanto un tarlo distraei ricercatori, soprattutto gli stranieri e gli italiani reduci da esperienze estere: e se per 1’Iit il tagliaspese fosse solo un pretesto per il solito reality politico all’italiana, visto che abbiamo il peccato originale di essere nati per iniziativa di un ministro del centrodestra e ora governa il centro sinistra e le ripicche in Parlamento sono pane quotidiano?Si tratta di un dubbio da eliminare subito, se possibile. A. De.”

Nota 2. dal sito dsonline.it:
“SALVIAMO UNIVERSITA’ ED ENTI DI RICERCA
Sembrava che piovesse e invece grandina.Non solo non ci sono risorse aggiuntive, ma enti e università sono colpiti da uno dei tagli più gravi. Gia’ il decreto di luglio aveva sottratto circa 150 milioni di euro dalle spese intermedie. Ora si aggiunge una rimodulazione dell’articolo 53 che comporta una diminuzione di 350 milioni degli stanziamenti del Ministero della ricerca, di cui 207 milioni (12 per cento) in meno per gli enti e altri tagli nel diritto allo studio e nell’edilizia universitaria. Tutto ciò è in contrasto con l’interesse del paese, con il programma elettorale del centro sinistra e perfino con il buon senso. Infatti, se non si modifica la situazione non si potranno neppure pagare gli stipendi dei ricercatori.
Ci sono solo due soluzioni.
1. Il ministro dell’economia trova risorse aggiuntive ed elimina i tagli.
2. Se questo non accadrà si dovra’ risolvere il problema all’interno dei fondi gia’ stanziati per ricerca e innovazione. E’ attualmente disponibile un miliardo di euro di cui 300 milioni per i bandi di ricerca e 700 milioni per la ricerca industriale. Si tratta di ottime iniziative, ma non ce le possiamo permettere se nel frattempo si impedisce il funzionamento quotidiano delle strutture pubbliche. E’ inutile acquistare un bel lampadario se non ci sono i soldi per pagare le bollette della luce. Se il ministro dell’economia non risolve il problema presenteremo un
subemendamento per finanziare enti e universita’ utilizzando una parte della somma destinata a bandi e ricerca industriale.
Roma, 10 novembre 2006
On. Tocci, On. Ghizzoni, On. Volpini, On. Sasso, On. Rusconi, On. D eBiasi, On. Bindi, On. Tessitore”

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