LA LOBBY ACCADEMICA TRASVERSALE

Angelo Panebianco ha scritto sul Corriere della Sera di domenica 16 ottobre 2005: “E ancora, c’è grande mobilitazione (pre-elettorale) a sinistra contro le riforme Moratti (scuola e università). Senza entrare nel merito, ricordo però a Prodi che il centrosinistra, l’altra volta, fece grossi danni in questi settori. Perché non c’è ancora una proposta dettagliata per rilanciare scuola e università e che non sia semplicemente la fotocopia delle rivendicazioni (anti-Moratti) delle varie corporazioni sindacali? Sarebbe utile anche qualche sincera autocritica sulle passate politiche dell’istruzione del centrosinistra.”  Purtroppo Panebianco si sbaglia: le posizioni attuali (e passate) dell’Ulivo sull’Università non sono affatto la “fotocopia” delle richieste delle Organizzazioni della docenza, ma sono e sono state sostanzialmente la “fotocopia” delle rivendicazioni della lobby accademica trasversale. Come il professor Panebianco non può non sapere, per l’Università a
decidere è, ed è sempre stata, una lobby accademica ‘perfettamente’ trasversale, comprendente cioè professori politicamente schierati a destra e a sinistra. D’altro canto lo stesso Panebianco fa parte di ‘aggregazioni’ trasversali come la Fondazione TreeLLLe (nota 1) e la Fondazione Magna Carta (nota 2) nelle quali ci sono ‘eccellenti’ esponenti accademici di destra e di sinistra. Nelle precedenti legislature è stata questa lobby accademica, che condiziona pesantemente il Parlamento e controlla la ‘grande’ stampa, ad avere prodotto “grossi danni” nel settore universitario. La lobby trasversale, infatti, in poco più di un decennio, ha imposto:
– l’ingestibile riforma della didattica (il 3 + 2) che sta portando alla dequalificazione della formazione universitaria;
– la costituzione di un precariato senza precedenti per quantità (oltre 50.000 precari) e per durata media (10-15 anni);
– l’introduzione dei finti concorsi locali, alimentando oltre ogni limite il mercato dei concorsi e il controllo accademico e umano della carriera dei docenti fin da dopo la laurea;
– la finta autonomia finanziaria per fare gestire agli Atenei la progressiva riduzione dei fondi;
– la finta autonomia statutaria per mantenere immutato l’assetto degli Atenei, lasciando che i TAR ripristinassero l'”ordine costituito” quando richiesto dall’accademia che conta;
– la controriforma del CUN per impedire al mondo universitario di avere una rappresentanza istituzionale nazionale non corporativa e non frammentata, cioè un Organo di autogoverno del Sistema nazionale delle Università capace di difenderne l’autonomia dai poteri accademici forti.

In questa legislatura l’attività accademico-parlamentare dell’Ulivo sulle questioni universitarie è stata in buona parte in continuità con quella precedente. Infatti:
1. la prima (letteralmente) preoccupazione dei professori-senatori dell’Ulivo è stata quella di proporre, nell’agosto 2001, una legge per ridurre a uno gli idonei nei finti concorsi locali (DdL n. 640, nota 3). Questa riduzione è stata recentemente inserita in una “legge omnibus” con un blitz accademico-parlamentare di Maggioranza e di Opposizione;
2. nel maggio 2002 i professori-senatori dell’Ulivo hanno presentato un progetto di riforma della docenza (DdL n. 1416, nota 4) non dissimile da quello governativo ora approvato al Senato, anzi in alcuni punti peggiore. Infatti si voleva la modifica dei meccanismi concorsuali per aggiungere all’attuale potere dei gruppi accademici locali quello dei gruppi forti nazionali, prevedendo una lista nazionale a numero chiuso e a termine (comma 5, art. 6). Lo stesso disegno di legge prevedeva una fase di precariato più lunga di quella del DDL Moratti, con contratti di ricerca e
di insegnamento di durata di 4 + 4 anni (comma 2, art. 7). Era prevista inoltre la possibilità di licenziamento dei docenti di ruolo (comma 6, art. 14). Infine, nello stesso DdL si prevedeva la ‘scrematura’ degli attuali ricercatori che venivano “inquadrati nella terza fascia della docenza, previo giudizio di idoneità formulato dai consigli di corso di laurea di appartenenza” (comma 6, art. 15), salvaguardando così la composizione ‘alta’ di quei Consigli di Facoltà (soprattutto alcuni di Giurisprudenza) dove non sarebbe ‘sopportata’ la partecipazione di tutti gli attuali ricercatori;
3. l’Ulivo ha presentato alla Camera emendamenti ‘contro’ il DDL Moratti con contenuti spesso non alternativi a quelli governativi ed elaborati da chi ha governato sull’Università nella scorsa legislatura;
4. l’Ulivo non si sta opponendo(si è gia astenuto al Senato)alla ‘traduzione’ in legge dell’attuale composizione del CUN che era stata decisa con decreto ministeriale nella precedente legislatura.

Più recentemente sono stati prodotti da professori dell’Ulivo documenti e
iniziative, che stanno destando estrema preoccupazione in coloro che si
oppongono allo smantellamento del Sistema nazionale e statale dell’Università.
Ci si riferisce, in particolare, a un documento dei DS della Toscana (nota 5) nel quale è previsto il reclutamento dei professori attraverso “una idoneità scientifica nazionale” (libera docenza, ndr) e “un concorso pubblico locale”, attribuendo “la responsabilità FINALE dell’assunzione (.) ai massimi organi di governo dell’ateneo.” “Le regole che presiederanno all’attività di valutazione della commissione saranno (.) affidate agli statuti degli atenei”. Insomma, per il reclutamento doppio concorso e regole locali come nel DDL Moratti, con ‘in più’ l’ultima parola, di fatto, al rettore. Tutto questo in linea con le logiche ultra-autonomistiche che puntano allo smantellamento dello stato giuridico nazionale dei docenti (reclutamento, mansioni, retribuzione) e all’accentramento in pochissime mani di immensi poteri di gestione degli Atenei, compreso quello
fondamentale del reclutamento. Nello stesso documento si prevedono “‘profili organici complessivi’ (cioè la distribuzione dei posti nelle varie classi o gradi di carriera)” da rispettare obbligatoriamente “nelle valutazioni didattico-scientifiche
intermedie” basate “su criteri stabiliti dagli statuti degli atenei”. Insomma, da un lato, si danno ulteriori ampi poteri (organici e criteri) ai gruppi dominanti negli Atenei e si differenziano, a seconda delle sedi, i meccanismi di avanzamento; dall’altro lato, prevedendo organici per classi o gradi, si conferma di fatto il concorso come meccanismo di passaggio da un livello all’altro della docenza.
Ci si riferisce anche alla iniziativa di un gruppo di professori dell’Ulivo che ha recentemente promosso un confronto nazionale con altre aggregazioni accademiche (compresa Magna Carta) (nota 6), escludendo le Organizzazioni della docenza, che da anni hanno un progetto alternativo a quello accademico-governativo. Non sono queste le risposte che merita il grandissimo movimento di
protesta dell’Università che si sta ribellando all’imposizione della controriforma sullo stato giuridico che, se approvata, metterebbe la parola fine all’Università statale, uno dei pilastri della democrazia nel nostro Paese. Un movimento che vede l’unità di tutte le componenti (professori, ricercatori, precari e studenti) e delle Organizzazioni della docenza, con delibere da parte degli Organi locali (SA, CdA, CdF, ecc.) e nazionali (CRUI, Conferenze dei Presidi), e che sta adottando forme di protesta anche ‘eccezionali': sospensione dell’attività didattica decisa da tanti Organi accademici, occupazioni di Facoltà e ora dimissioni dalle cariche
accademiche. Una protesta che ha due prossime importanti scadenze nazionali: il 19 ottobre la contemporanea riunione degli Organi di Ateneo, promossa dalla
CRUI, e il 25 ottobre la manifestazione nazionale alla Camera, promossa dalle Organizzazioni unitarie della docenza.

Questo movimento non può lasciare alcuno spazio alla strumentalizzazione da
parte di quell’accademia che vuole lo smantellamento dell’Università statale.
L’abbiamo più volte detto e lo ripetiamo ancora: se non si sconfigge in tempo la lobby accademica trasversale che ha sempre dominato sull’Università non si potrà arrestare l’opera di demolizione dell’Università statale in corso da oltre un decennio.

17 ottobre 2005

Nota 1. Per conoscere le posizioni e la composizione della Fondazione TreeLLLe (Associazione che svolge attività di “lobby trasparente”):
http://www.associazionetreelle.it/. Per le posizioni sull’Università vedere il “Quaderno 3″.
Nota 2. La Fondazione Magna Carta, che ha sostenuto il DDL approvato con
un golpe al Senato, ha come attivo Presidente d’Onore il prof. Marcello Pera, Presidente del Senato della Repubblica:
http://www.magna-carta.it/fondazione/fmc.asp
Nota 3. Per il testo del DdL n. 640 “Modifiche alla legge 3 luglio 1998, n. 210, recante norme per il reclutamento dei ricercatori e dei professori universitari di ruolo”:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc= Ddlpres&leg=14&id=8571
Nota 4.Per il testo del DdL n. 1416 “Norme sullo stato giuridico della docenza universitaria”:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc= Ddlpres&leg=14&id=24
Nota 5.Per il testo del documento “Stato giuridico e reclutamento dei professori universitari” a cura dei Democratici di Sinistra della Toscana: http://cnu.cineca.it/notizie05/riforma-univ-ds.doc
Nota 6. “Conferenza nazionale sull’Università”, 7 ottobre 2005:
http://www.bur.it/2005/conferenza_07ott05.doc

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