DDL. COLPO DI CODA?

1. Moratti: “discutiamo”. E invece il 26 aprile il suo DDL è in Aula alla Camera
2. La Maggioranza, l’Opposizione e l’Università
3. Il “Consiglio di sicurezza” della CRUI

1. Moratti: “discutiamo”. E invece il 26 aprile il suo DDL è in Aula alla Camera

Il ministro Moratti da mesi (ancor prima della formalizzazione del DDL sullo stato giuridico dei docenti universitari) si dice aperto al confronto e disponibile a ridiscutere anche i contenuti principali del DDL. Nella realtà il Ministro è sempre andato per la sua strada (presentazione del DDL da parte del Governo, approvazione della Commissione Cultura della Camera, presentazione in Aula), senza MAI recepire anche UNA sola delle richieste avanzate del movimento di protesta e dalle Organizzazioni unitarie della docenza. Queste Organizzazioni hanno deciso un anno fa di interrompere gli incontri al Ministero proprio perché da parte del Ministro non era mai emersa alcuna reale disponibilità al confronto. Dopo il recente rinvio del DDL in Commissione, il Ministro ha convocato le Organizzazioni unitarie della docenza senza poi presentarsi all’incontro. Il 9 aprile scorso “la Moratti chiede aiuto ai docenti” (titolo di una sua “conversazione” con il Riformista), dichiarando che per l’Università “nessun provvedimento in materia può essere visto, né pensato, né portato avanti come un progetto di parte” (nota 1). Nel frattempo, però, per il 26 aprile alla Camera è stata programmata, al primo punto, la discussione e l’approvazione del suo DDL (nota 2). Prima di questa data, il 14 aprile, il provvedimento sarà discusso dalla Commissione Cultura che sta svolgendo audizioni a ritmo forzato. L’audizione delle Organizzazioni unitarie della docenza si è svolta il 7 aprile, presente per la maggioranza solo il Relatore del DDL, l’on. Mario Pepe (FI), che ha presieduto la Commissione pur non facendone parte (nota 3).

2. La Maggioranza, l’Opposizione e l’Università

A Ballarò il Presidente del Consiglio ha affermato: “c’è uno Stato parallelo che è fatto da tutti i poteri forti organizzati che sono nelle mani della sinistra: le scuole superiori, le università, (.)”. Per quanto riguarda l’Università, possiamo tranquillizzare il Presidente: da sempre l’attività dei Governi e del Parlamento è stata, di fatto, opera di una lobby accademica trasversale. Un “potere forte”, comprendente professori di tutti gli schieramenti politici, che ha sempre esercitato
‘unitariamente’ la gestione ministeriale e controllato la ‘produzione’ legislativa riguardante l’Università. E’ da anni che l’ANDU documenta l’attività di questa lobby trasversale che ha avuto nella CRUI la sua sponda istituzionale e che negli ultimi anni si è dotata di strumenti operativi ‘culturali’ come la “Commissione cultura”
istituita dalla Presidenza della CRUI o come la Fondazione TreeLLLe, una
“lobby trasparente” che opera esplicitamente per influenzare Governo e
Parlamento. La trasversalità di questa “lobby” è ‘qualificata’ anche dalla
partecipazione del Responsabile del settore universitario di AN e di un
componente della Segreteria politica dei DS (nel frattempo è stata ‘sollevata dall’incarico’ la Responsabile DS dell’Università, non organica all’accademia che conta). Attualmente è in corso una ‘nuova’ aggregazione di stampo lobbistico
attorno all’Appello “Siamo stanchi dei no. Noi vogliamo cambiare”, promosso
dal Riformista e dalla Fondazione Magna Carta (Presidente d’Onore il sen.
Marcello Pera, seconda carica dello Stato) e sottoscritto da buona parte di
coloro che hanno gestito e gestiscono, a livelli anche molto alti, l’Università italiana. Un Appello dai toni arroganti e dai contenuti qualunquistici, che vuole
aggregare coloro che sono preoccupati della forza e delle richieste di un movimento universitario che, coordinato unitariamente dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni della docenza, ha osato contrastare i poteri forti accademici che tengono sotto sequestro l’Università. La ‘perfetta’ trasversalità di questa iniziativa è stata ‘qualificata’ dal sostegno prontamente ricevuto dal ministro Moratti e dall’ex-ministro Luigi Berlinguer. D’altronde non ci si può aspettare nulla di diverso visto che al Senato, già all’inizio della legislatura, è stato presentato (e mai ritirato) da professori-senatori dell’Ulivo un disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti che ha tanti punti in comune con quello governativo. Inoltre gli ultimi emendamenti fatti presentare ai Deputati DS, elaborati da chi ha
gestito la politica universitaria dei Governi della scorsa legislatura, non sono alternativi al DDL governativo. E che dire del colpo di mano consumato recentemente in Parlamento, con voto quasi unanime, per ridurre a uno gli idonei nei concorsi a professore? Una richiesta mai discussa né approvata da nessun Organo collegiale di Ateneo e da nessuna Assemblea di docenti. Senza questa cogestione trasversale accademico-politica dell’Università italiana, unico caso al mondo, non si spiegherebbe perché in Francia l’anno scorso, dopo un grande movimento e all’indomani della sconfitta della Maggioranza alle elezioni regionali, sia stato ritirato un provvedimento negativo per la Ricerca e l’Alta formazione, mentre invece in Italia, dopo un grande movimento e all’indomani della sconfitta della Maggioranza alle elezioni regionali e quando si discute di rimpasti di governo e/o elezioni anticipate, si ‘riattiva’ l’iter parlamentare di un provvedimento di gran
lunga peggiore di quello francese.

3. Il “Consiglio di sicurezza” della CRUI

Ernesto Galli della Loggia, uno dei promotori dell’Appello trasversale, il 6 aprile di quest’anno ha affermato: “Per un’organizzazione come la Crui è difficile trovare un accordo in positivo. Il povero Tosi si trova a tenere insieme un organismo eterogeneo i cui membri sono a loro volta espressione di corpi elettorali altrettanto compositi. E’ un po’ come l’Onu, ma senza il consiglio di sicurezza” (nota 4).
L’ANDU sostiene da sempre che la CRUI, per la sua stessa composizione, non
può rappresentare il Sistema nazionale delle Università in quanto ogni Rettore è stato eletto sulla base di un programma per gestire il proprio Ateneo e non per esprimere una politica universitaria nazionale nell’interesse generale delle Università. Prendiamo atto che Galli della Loggia ha ora cambiato idea rispetto a un anno fa quando egli ha scritto, assieme agli altri componenti della “Commissione Cultura” della CRUI,: “Alla CRUI (Conferenza dei rettori) dovrebbe essere riconosciuto il ruolo di rappresentanza e di tutela dell’autonomia universitaria, divenendo l’interlocutrice del MIUR per ogni decisione che incida sulla vita e sulle scelte degli Atenei” (nota 5). Galli della Loggia ha cambiato opinione sulla CRUI dopo che essa, per la spinta del movimento di protesta e per il forte dissenso interno,ha interrotto la sua azione di fiancheggiamento del Ministro e ha fatto propria, per la prima volta,la principale richiesta proveniente dal mondo universitario edalle Organizzazioni unitarie della docenza:il riconoscimento di una terza fascia di professore NON ad esaurimento. Con questa posizione la CRUI si è di fatto schierata frontalmente contro il DDL governativo che ha come principale motivazione la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, riducendo a due le fasce della docenza. Galli della Loggia lamenta che alla CRUI manchi un “consiglio di sicurezza”, cioè un organismo ‘al di sopra’ dell’Assemblea dei Rettori, come è il Consiglio di sicurezza dell’ONU, che esercita poteri ‘al di
sopra’ dell’Assemblea dei Paesi che non ne ha eletto i componenti permanenti che hanno diritto di veto. Insomma un organismo non proprio democratico per esercitare un potere forte forse simile a quello di fatto esercitato, fino a qualche settimana fa, dal Comitato di presidenza della CRUI che si era accordato con il Ministro su un progetto di riforma dello stato giuridico non preventivamente discusso nell’Assemblea della CRUI e nel mondo universitario. E’ sempre più evidente che il motivo non secondario che ha determinato l’iniziativa dell’Appello trasversale è proprio quello di ‘sopperire’ alla venuta meno dello ‘storico’ ruolo filo-governativo della CRUI, accusata, ora, di difendere interessi corporativi in combutta con le Organizzazioni della docenza, tutti colpevoli di non sapere dire altro che dei no. Insomma, uno dei principali obiettivi dell’Appello sembra essere proprio quello di aggregare una ‘Contro-CRUI’ e per questo sia il Riformista (nota
6) che la Fondazione Magna Carta fanno la conta dei Rettori che sottoscrivono l’Appello (oggi 12 su 75), distinguendoli dalla ‘massa’ degli altri aderenti.

11 aprile 2005

Nota 1. V. la “conversazione” “La Moratti chiede aiuto ai docenti” sul Riformista del 9.4.05, pag. 1:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/04/32863069.pdf

Nota 2. dal “CALENDARIO DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA” DELLA CAMERA
(periodo dal 6 al 29 aprile 2005):
“Martedì 26 (p.m., con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 27 e giovedì 28 aprile (a.m. e p.m., con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 aprile) (con votazioni) Seguito dell’esame dei progetti di legge: disegno di legge n. 4735 e abbinate – Delega al Governo per il riordino dello stato giuridico dei professori universitari; (.)”.

Nota 3. Comunicato di ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Università, CISL-Università, CNRU, CNU, FIRU, FLC-CGIL, SNALS-Università, SUN, UILPA-UR
Oggi, 7 aprile 2005, presso la VII Commissione della Camera ha avuto luogo
l’audizione delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni rappresentative della docenza universitaria sul disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari. L’incontro era presieduto dall’On. Pepe, Relatore di maggioranza e unico Parlamentare della maggioranza presente; dell’opposizione erano presenti i
Deputati Acquarone, Bimbi, De Simone, Sasso, Tocci, i quali hanno chiesto
ai rappresentanti delle Organizzazioni e delle Associazioni presenti la loro posizione attuale sul disegno di legge nel suo insieme e su specifici punti.
Le Organizzazioni sindacali e le Associazioni hanno ribadito le loro posizioni sulla inemendabilità del d.l., sulla necessità di distinguere tra reclutamento ed avanzamento di carriera, sulla terza fascia docente, sull’inammissibilità di una riforma della docenza a costo zero, manifestando anche la loro preoccupazione per una politica ministeriale che, continuando a procedere per circolari e note ministeriali, di fatto espropria il potere legislativo del Parlamento e contemporaneamente persegue il suo progetto contro le Università pubbliche. Contro questa politica e questo provvedimento lo stato di attenzione e di mobilitazione continuerà ad essere massimo.

Nota 4. V. articolo “La Conferenza dei rettori come l’Onu” sul Riformista del 6.4.05, pag. 7:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/04/32786567.pdf

Nota 5. V. il testo del documento della Commissione Cultura della CRUI in “Riforma universitaria, i rettori aprono al dialogo col ministro Moratti” sul Foglio del 22.4.04, pag. 2:

http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2004/04/24533667.pdf

Nota 6. Diamo positivamente atto al Riformista di avere pubblicato il 9.4.05 (all’indomani della diffusione del documento dell’ANDU “Riformista: una sola voce?”) l’intervento del Coordinatore delle Organizzazioni unitarie della docenza. V. “I sindacati dei docenti non sono il fronte del
no. Le nostre proposte giacciono da anni al ministero”, pag. 6:
http://www.unipi.it/rassegna/archivio/2005/04/32863390.pdf

 Per ogni comunicazione: cell. 3386532369; e-mail: anduesec@tin.it

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