DDL. PRIMO PARZIALE SUCCESSO?

Il ministro Moratti dà qualche segno di ‘cedimento’? Sembrerebbe così (v.l’articolo allegato), ma il punto interrogativo è d’obbligo dato che si tratta di un Ministro che ha ampiamente mostrato di essere inaffidabile e incompetente. Ispirato da un gruppo trasversale di potenti baroni, questo Ministro ha costretto il mondo universitario a sollevarsi da mesi contro il ‘suo’ DDL che, se approvato, smantellerebbe del tutto l’Università statale, con immenso danno per il Paese. Ora lo stesso Ministro sembra aver accettato, se pur parzialmente, l’idea che occorra continuare (in realtà sarebbe solo l’inizio) ad approfondire i contenuti del DDL. Ciò che si prospetta essere solamente una breve sospensione della discussione del DDL nell’Aula della Camera, deve indurre il movimento di protesta a intensificare la mobilitazione, mantenendo come irrinunciabile la richiesta del RITIRO o della BOCCIATURA di un provvedimento inemendabile. Bisogna stare, tra l’altro, attenti a che in questo frangente non si riattivino improprie e dannose trattative, che la CRUI ha recentemente interrotto anche grazie alla forza e alla determinazione della protesta di tutto il mondo universitario. È positivo che la CRUI abbia (speriamo per sempre) interrotto il ‘morbido’ confronto condotto per mesi con il Ministro ed è altrettanto positivo che essa abbia ora fatto proprie le principali richieste del mondo universitario: NO all’esaurimento del ruolo dei ricercatori e SÌ al riconoscimento di una terza fascia di professore NON AD ESAURIMENTO, dove quindi continuare il reclutamento nel ruolo docente. E’ importante che il mondo universitario, in tutte le sue componenti, ribadisca con chiarezza la richiesta di distinguere nettamente tra il reclutamento (con concorsi nazionali) e l’avanzamento di carriera (con idoneità nazionali individuali) per mettere fine al ‘mercato dei concorsi’, debellando così, tra l’altro, la piaga degli attuali finti concorsi locali che agevolano i fenomeni di clientelismo e di nepotismo. Fenomeni portati recentemente alla ribalta da alcuni organi di informazione che invece hanno contestualmente taciuto sulle richieste del movimento, comprese quelle relative alla necessaria riforma dei concorsi. Il Ministro, che sembra ora prendere le distanze dalle sconclusionate proposte del Relatore di maggioranza, piuttosto che continuare a volere “una rapida approvazione del disegno di legge”, dovrebbe invece ricominciare daccapo, confrontandosi finalmente sul serio con tutte le
espressioni del mondo universitario, prima fra tutte le Organizzazioni unitarie della docenza che hanno coordinato il grande movimento di protesta e che esprimono in maniera organica posizioni e richieste ampiamente condivise. È urgente, per la stessa sopravvivenza dell’Università statale, approvare provvedimenti che prevedano il bando per i prossimi anni di almeno 20.000 posti nel ruolo dei ricercatori trasformato in terza fascia di professori e prevedano la netta distinzione tra reclutamento e avanzamento di carriera. È altrettanto necessario e urgente adeguare ai livelli europei il finanziamento delle Università statali. Al contrario, contro il dettato costituzionale, il Senato ha appena approvato un ulteriore finanziamento delle Università private, peraltro a discapito di quelle statali

6 marzo 2005

dal Messaggero di domenica 6 marzo 2005 a pag. 15:

Università dopo le proteste Moratti: meglio approfondire il ddl sui docenti

ROMA – Sulla questione del riordino dello stato giuridico dei docenti universitari il Ministro Moratti si rimette alle decisioni della Camera, con l’auspicio di arrivare comunque ad una rapida approvazione del disegno di legge. Lo annuncia una nota del Ministero.
“In riferimento al disegno di legge sul riordino dello stato giuridico dei docenti universitari – dice la nota – il Ministro Letizia Moratti, sentito il Presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, Ferdinando Adornato, e preso atto che il dibattito parlamentare, di fronte ai nuovi emendamenti proposti dal relatore, richiede un maggiore approfondimento, si dichiara disponibile a qualsiasi decisione della Camera che consenta una ulteriore analisi del testo e al tempo stesso una rapida approvazione del disegno di legge”.
Su questo ddl da oltre un anno si trascina lo scontro tra mondo universitario e governo. Tra i punti più controversi del provvedimento l’eliminazione della figura del ricercatore e l’assenza di finanziamenti aggiuntivi a favore degli atenei. Il testo disciplina anche l’accesso alla professione, che prevede un periodo iniziale di prova di tre o sei anni. La Conferenza dei rettori e quasi tutte le associazioni dei professori hanno duramente contestato il progetto di riforma portato avanti, dicono, sopra le loro teste, senza un’approfondita consultazione.

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