Politica universitaria nella massima chiarezza

La volontà di anticipare nell’Ateneo di Pisa l’introduzione della figura del ricercatore a termine, punto nodale del DDL De Maio-Moratti, denunciata dal Coordinamento dei Ricercatori dell’Università di Pisa (v. il comunicato sotto riportato), rende ancora più evidente come il progetto governativo sia voluto, nella sostanza, anche da una parte di quei docenti che, per motivi politici non universitari, si è pronunciata contro di esso. E rende ancora più necessario che PRIMA del rinnovo del Parlamento nel 2006 tutte le forze politiche chiariscano, nei propri programmi e con i propri concreti comportamenti, le loro reali posizioni su tutte le più importanti questioni riguardanti l’Università (finanziamenti, governance del sistema universitario nazionale, governance degli Atenei, stato giuridico dei docenti e terza fascia, precariato, riforma della didattica, valore legale dei titoli di studio, ecc.). In altri termini, è indispensabile che prima del rinnovo del Parlamento sia chiaro a tutti quali forze politiche non sottostanno a quella lobby accademica trasversale, che da decenni gestisce il Ministero, condiziona pesantemente il Parlamento ed ha l’esclusivo accesso ai grandi mezzi di informazione. 

Comunicato del coordinamento di Ateneo dei ricercatori universitari
21 giugno 2004 su agitazione contro ddl Moratti e ricercatori a tempo determinato a Pisa.
Da oltre un quindicennio i ricercatori universitari, per spirito di responsabilità istituzionale, tengono corsi nelle Università, ai quali non sono obbligati per legge, contribuendo così per oltre un terzo alla didattica, e quindi al suo ampliamento e questo anche prima della riforma dei cicli didattici.  Oggi la ministro Moratti, con la legge delega sullo stato giuridico che scardina la natura pubblica delle università e aumenta a dismisura la piaga del precariato, vorrebbe la “messa ad esaurimento” dei ricercatori, un vero e proprio “licenziamento morale”, anticamera della loro emarginazione.  I ricercatori dell’Università di Pisa e delle altre università italiane, che partecipano alla lotta che il mondo universitario sta muovendo alla Moratti e alla sua politica, hanno deciso, con il sostegno delle organizzazioni sindacali e professionali dell’Università, di rifiutare in massa, a partire dall’anno prossimo, di tenere i corsi di insegnamento se non verrà ritirato il disegno di legge delega sullo stato giuridico.

Malgrado il silenzio finora di stampa e televisioni, con il prossimo anno accademico è possibile che oltre un terzo dei corsi in gran parte delle Università italiane non abbia inizio. La ministro si prenderà così la piena responsabilità del suo operato, anche in tema di tagli dei finanziamenti e di blocco delle assunzioni, che getta nel caos e nell’insicurezza le Università italiane.  Dobbiamo purtroppo constatare che nell’università di Pisa, a parole schierata contro questa politica, seguono invece, per il Rettore, la sua amministrazione, e con il consenso del Senato Accademico, fatti che vanno invece nel senso voluto dalla Ministro.  Moratti vuole sostituire gli attuali ricercatori di ruolo con ricercatori a tempo determinato: ed ecco il Rettore anticiparla addirittura, e cercando di riproporre, nel Consiglio di Amministrazione di domani martedì 22 giugno, un regolamento per la assunzione dei ricercatori a tempo determinato qui nel nostro Ateneo, che comporterebbe la creazione della ennesima figura precaria accanto alle altre esistenti (magari con i maggiori proventi ottenuti con l’aumento delle tasse). Si taglia il numero degli assegnisti, lasciati senza diritti e garanzie, si affossa la commissione che avrebbe dovuto nella nostra Università svolgere una indagine conoscitiva sul precariato e individuare le linee guida per il suo superamento.

Una vera e propria involuzione di un Rettore che si era presentato come colui che avrebbe riconosciuto diritti, ruolo e funzioni dei ricercatori, che è stato eletto anche in larga parte con il loro voto, che solo qualche mese fa votava all’unanimità con il Consiglio di Amministrazione una mozione che rinviava il regolamento per i ricercatori a tempo determinato proprio per evitare confusioni con la politica del governo e oggi lo ripropone pari pari pur non essendo la politica del governo cambiata di una virgola, smentendo, con un inaccettabile voltafaccia, le stesse posizioni assunte dal Senato Accademico contro il ddl Moratti.

Sulla agitazione dei ricercatori e professori, silenzio, “muro di gomma”, mentre partono sotterranee pressioni, per non dire, in qualche caso, espliciti ricatti, verso i ricercatori perché tornino indietro. A tutt’oggi, nessuno dice, come sarebbe dovere, alla opinione pubblica, a studenti e famiglie, che con il prossimo anno accademico le università italiane potrebbero partire a scartamento ridotto.

Il coordinamento aderisce alla assemblea di ateneo dei docenti indetta dall’Intersindacale Lunedì’ 28 giugno alle ore 15 e 30 nell’aula IX di Sapienza, e invita tutte le componenti universitarie a partecipare.

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