Gli ordinari eccellenti e la CRUI

La notizia che sette ordinari-opinion leaders, incaricati dalla CRUI di
pensare al bene dell’Università e quindi del Paese, si ritrovino a pensare
e scrivere per distinguere gli ordinari eccellenti dalla massa degli ordinari provinciali (v. articolo sotto riportato) dovrebbe far credere ad una burla giornalistica.

Infatti, non dovrebbe essere nemmeno immaginabile che questi sette ordinari si occupino di un simile problema, arrivando al punto di definire la procedura per individuare i superprofessori, mentre il mondo universitario sta facendo i conti con un disegno di legge governativo che punta a cambiare definitivamente la natura stessa dell’Università italiana. Come è possibile che, mentre migliaia di docenti, di precari e di studenti sono mobilitati, perché preoccupati delle sorti della ricerca e dell’alta formazione del nostro Paese, sette professori-opinionisti possano trovare il tempo per cercare di aumentare lo stipendio e i fondi di ricerca a un migliaio di ordinari? E questo mentre tanti Senati Accademici, Consigli di Facoltà e Assemblee continuano a occuparsi e a preoccuparsi dell’Università intera.

La notizia, anticipata nella sostanza in una trasmissione televisiva (v.
nota 1), conferma un’attività trasversale che ha, tra l’altro, l’obiettivo di restaurare l’organizzazione gerarchica della docenza universitaria prima
degli anni settanta: pochi “professori veri” (gli ordinari di allora e gli ordinari eccellenti di ora) e tanti docenti subalterni (gli assistenti di allora e gli ordinari di provincia, gli associati e i ricercatori di oggi). È sbagliato attribuire solamente all’attuale Governo la paternità del progetto di smantellamento dell’Università statale, che è voluto e gestito da una lobby accademica trasversale, la quale da anni controlla la ‘grande’ stampa, gestisce direttamente o di fatto il Ministero e condiziona pesantemente il Parlamento.

Ed è di natura lobbistica la scelta della CRUI che, per aumentare la sua potenza, si è munita di una “commissione cultura” composta da sette ordinari politicamente trasversali, che di fatto costituiscono “l’opinione pubblica” sulle questioni universitarie. E non è certo un caso che l’accademia che conta voglia che sia la CRUI a rappresentare il sistema nazionale delle Università, sostituendo anche formalmente il CUN (v. nota 2).

9 aprile 2004

= Nota 1. Su questa questione v. il documento dell’ANDU “Università in tv.
Professori ordinari eccellenti e di provincia” in
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 29 marzo 2004

= Nota 2. Su queste questioni v. i documenti dell’ANDU, in
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php, “La CRUI, naturalmente!” 12 marzo 2004 e “Un CUN per la CRUI” 01 aprile 2004

Da “il Mondo”, pag. 83, del 16 aprile 2004:

IN CATTEDRA di Fabio Sottocornola

Gli intellettuali vogliono il superprofessore

Qualche rettore ironizza: “Ci mancavano solo i superprofessori”. Cioè i docenti “di valore eccezionale” da designare tra gli ordinari di un ateneo, per la riconosciuta eccellenza scientifica e culturale. La proposta è in un documento datato 8 marzo e presentato alla Conferenza dei rettori italiani (Crui) da parte della sua commissione cultura. A questo simposio, voluto da Piero Tosi, presidente Crui, partecipano sette docenti, scelti per il ruolo di opinion leader: Alberto Asor Rosa, Maurizio Bettini, Umberto Eco, Alessandro Figà Talamanca, Ernesto Galli della Loggia, Angelo Panebianco, Aldo Schiavone. Secondo loro ogni preside di facoltà potrà proporre al rettore un certo numero di nomi. L’approvazione spetta al Senato accademico che vota a scrutinio segreto. Il superprofessore ha diritto a “un incremento di stipendio che può arrivare fino al 50%”. Inoltre potrà “godere di preferenze” nell’attribuzione dei fondi di ricerca. I 16 mila ordinari italiani oggi sono tutti formalmente uguali. “Questo determina frustrazioni”, ha detto di recente Schiavone, “dobbiamo rivedere in modo radicale la condizione dei professori. Per lui, insomma, gli eccellenti rischiano di annegare nel mare dei “docenti di provincia”.

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