1. DOCENTI UNIVERSITA’ DI TRIESTE 2. COORDINAMENTO NAZIONALE RICERCATORI 3. RICERCATORI PISA 4. PROFESSORI IDONEI 5. CONGRESSO NAZIONALE DELL’ANDU

1. DOCENTI UNIVERSITA’ DI TRIESTE

L’Assemblea dei docenti dell’Università di Trieste, indetta dalle organizzazioni sindacali presso la sede dell’Ateneo nei giorni giovedì 29 gennaio e giovedì 5 febbraio 2004, dopo lunga discussione sul disegno di
legge-delega relativo al “Riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari”, recepisce il documento votato dal Senato Accademico di Trieste.

In particolare l’Assemblea

. esprime anzitutto il proprio dissenso sull’utilizzo dello strumento della legge-delega, ora come in passato, che espropria il Parlamento e la Comunità universitaria del necessario dibattito su un tema centrale per
l’Università e per il paese;

. manifesta una fortissima contrarietà per il disegno di uno stato giuridico caratterizzato da un lungo precariato, già pesantemente diffuso e remunerato in modo assolutamente inadeguato e che si concluderebbe con un’eventuale idoneità nazionale a scadenza temporale. Ciò scoraggerebbe nei
giovani la scelta della carriera accademica, bloccherebbe la possibilità di progressione per gli studiosi già strutturati e svaluterebbe la qualità del sistema universitario. Verrebbero inoltre bloccate le prospettive di
contrattisti, borsisti, dottorandi ed assegnisti accanto a quanti, esterni all’Università, hanno conseguito un’idoneità a docente e non avrebbero alcuna possibilità di essere inquadrati;

. valuta negativamente la prevista articolazione della docenza e in particolare la soppressione del ruolo dei ricercatori, fatto che svilisce il compito istituzionale degli stessi, negandone il ruolo determinante nella didattica;

. considera che l’Università prospettata dal disegno di legge, rafforzando la dequalificante riforma in vigore sugli ordinamenti didattici, fornirebbe agli studenti un livello di preparazione inferiore a quello attuale, in
ragione di un generale decadimento della qualità della docenza;

. ritiene inaccettabile l’abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito, che si configurerebbe fra l’altro come un vero e proprio regalo a quei docenti che già ora privilegiano interessi extra
universitari, e che svilirebbe l’attività di quei docenti che dedicano invece interamente all’Università le proprie energie e il proprio sapere;

. valuta in modo estremamente negativo l’ennesima riconferma di una figura di professore universitario intesa come fornitore di attività didattica frontale senza alcun riferimento, qualitativo e quantitativo, alle attività di ricerca e organizzative che sono quelle che principalmente distinguono l’impegno a tempo pieno da quello a tempo definito;

. considera non percorribile la gestione nazionale dei concorsi ad anni alterni per professore ordinario e professore associato, che riproporrebbe le esperienze negative già sperimentate negli anni Ottanta e
condizionerebbe l’autonoma programmazione degli atenei, penalizzando le sedi universitarie periferiche;

. giudica inaccettabile il fatto che venga proposta una riforma dell’Università senza prevedere un piano di concreta copertura finanziaria, in presenza di un progressivo e pesante ridimensionamento delle risorse a
disposizione della didattica e della ricerca universitaria, risorse che risultano già insufficienti al normale funzionamento dell’Università italiana la quale si pone per questo agli ultimi posti tra i paesi della
comunità europea;

. auspica che, nel caso il disegno di legge non venisse ritirato e proseguisse nel suo iter legislativo, gli Organi Accademici dell’Università di Trieste deliberino il blocco totale e a tempo indeterminato di ogni
attività universitaria.

Allo scopo di far conoscere i motivi del proprio dissenso, l’Assemblea si rivolge:

. ai sindacati e alle associazioni rappresentative della docenza universitaria, sollecitandoli ad assumere chiare e decise determinazioni, possibilmente coordinate in sede nazionale, facendosi anche promotori di
forme di protesta adeguate alla estrema gravità della situazione; esprime comunque sin da ora la propria convinta adesione alla manifestazione nazionale a Roma del 17 Febbraio p.v.;

. agli organi di governo dell’ateneo che non si sono ancora espressi, invitandoli a prendere posizione nei riguardi del disegno di legge;

. agli studenti, chiamandoli a schierarsi contro un cammino di formazione dei docenti incapace di garantire una futura offerta didattica qualificata;

. ai parlamentari della nostra realtà territoriale, affinché si impegnino al massimo per individuare e concordare un progetto alternativo a quello del governo.

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2. COORDINAMENTO NAZIONALE RICERCATORI

Mozione del Coordinamento Nazionale dei Ricercatori Universitari

Il giorno 5 febbraio 2004 si è costituito il Coordinamento Nazionale dei Ricercatori Universitari il cui obiettivo è quello di opporsi con forza al tentativo del governo di precarizzare i docenti universitari, di eliminare
la categoria dei Ricercatori, mettendola ad esaurimento, senza neppure attribuirle uno stato giuridico atteso da più di venti anni.

I Ricercatori:

a) valutano negativamente il DDL Delega ispirato ad una logica aziendalistica e, ritenendo che, se fosse approvato, determinerebbe la disarticolazione dell’Università, il cui funzionamento si dovrebbe fondare
su docenti precari, ne richiedono il ritiro immediato;

b) respingono con fermezza l’ipotesi dell’articolazione della docenza in due fasce e la soppressione del ruolo dei Ricercatori, che disconosce la loro funzione docente, riconosciuta da leggi emanate dopo la 382 del 1980, ed ampiamente svolta dai Ricercatori, senza i quali non si sarebbe potuta varare la riforma didattica;

c) richiedono l’immediato e pieno riconoscimento del ruolo docente effettivamente svolto con la trasformazione del ruolo di ricercatore in quello di professore universitario;

d) ritengono necessaria, per l’avanzamento di carriera, l’istituzione di giudizi di idoneità nazionale a numero aperto, con l’immediato e completo riconoscimento della nuova qualifica in caso di giudizio positivo, distinguendo così in modo netto il reclutamento dalla progressione di carriera;

e) ritengono urgente e non più procrastinabile l’avvio di un reclutamento straordinario per far fronte con tempestività al grande numero di pensionamenti previsto per i prossimi anni e per dare spazio ai giovani
precari che già lavorano nelle università;

f) proclamano lo stato di agitazione fino al 17 febbraio prossimo e invitano i ricercatori di tutte le università a partecipare alla manifestazione nazionale della docenza che si terrà a Roma il 17 febbraio 2004 alle ore 10,30 nell’Aula Magna dell’università “La Sapienza”;

g) in concomitanza con detta manifestazione, invitano tutti i docenti al blocco totale dell’attività didattica, riservandosi di proporre ulteriori e più incisive forme di lotta.

Il Coordinamento Nazionale dei Ricercatori
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3. RICERCATORI PISA

Mozione dei ricercatori dell’Università di Pisa – 6-2-2004

I ricercatori dell’Università di Pisa riuniti in assemblea venerdi’ 6 febbraio 2004,
ravvisano nel disegno di legge delega sullo stato giuridico Moratti un grave attacco al sistema dell’istruzione e della ricerca universitaria, parte di un progetto complessivo di depotenziamento del sistema scolastico
e della ricerca pubblici.

L’assemblea prende atto positivamente della richiesta di ritiro dello stesso disegno deliberata dal Senato Accademico, pur dolendosi che in sede di inaugurazione dell’anno accademico nè il Rettore nè il Presidente della CRUI abbiano ritenuto di evidenziare il contributo fondamentale e indispensabile alla vita universitaria dei ricercatori minacciati di “messa ad esaurimento”;  giudica negativamente la ventilata deroga al blocco delle assunzioni per decreto ministeriale come forma pericolosa per i suoi potenziali contenuti clientelari, inefficaci ed ingiusti, nei confronti della programmazione dello sviluppo delle università, e chiede agli organi di governo e alla CRUI di non prestarsi a nessun compromesso lesivo del principio dell’autonomia universitaria; si riconosce nella mozione della assemblea dei docenti universitari di Pisa del 23 gennaio 2004 (per il testo della mozione: http://cnu.cineca.it/notizie04/mozione-pisa.htm) e negli obiettivi in essa posti (in particolare: terza fascia docente, reclutamento urgente e straordinario di nuovi ricercatori, separazione tra reclutamento e progressione di carriera), aderisce alla manifestazione nazionale di Roma del 17 febbraio e ad ulteriori forme di agitazione che venissero decise a Pisa.

L’assemblea richiede:

-il ritiro totale del disegno di legge delega in tutte le sue parti, ed in particolare la messa ad esaurimento dei ricercatori e la istituzione dei ricercatori co co co.

L’assemblea decide:

-il confronto con l’assemblea dei docenti dell’ateneo sulla seguente proposta: una prima fase di astensione per tutti i docenti dalla attività didattica non istituzionale, nel prossimo semestre, per 15 giorni.

-il rifiuto per tutti i ricercatori di fare domanda per la programmazione 2004-05, nella direzione di attenersi strettamente alle sole mansioni di legge, cioè alla didattica di supporto e integrativa, ed eventualmente a
considerare una astensione dalle funzioni di garante dei corsi;

-la creazione di un coordinamento di ateneo dei ricercatori;

-la partecipazione al coordinamento nazionale dei ricercatori;

-la presentazione degli obiettivi di questa assemblea e delle forme di lotta decise nei Consigli di Facoltà, nei corsi di studio e nei Dipartimenti;

-di investire Rettore ed Organi di Governo per ottenere un impegno esplicito e concreto anche per evitare decisioni compromissorie della CRUI;

-di promuovere tutte le necessarie iniziative di fronte a studenti, famiglie, opinione pubblica, aderendo alla giornata dell’Università aperta il 16 febbraio, già decisa dalla Facoltà di Scienze MFN, e invitando il
Senato Accademico di farsi promotore della estensione dell’iniziativa a tutte le Facoltà.

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4. PROFESSORI IDONEI

Considerazioni del Coordinamento Professori Idonei in merito a:
_ Schema di disegno di legge delega concernente: “Riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari e istituzione del consiglio superiore dell’istruzione e della scienza” (7 gennaio 2004)
Solo il costante impegno nella ricerca attiva è garanzia di un livello superiore e competitivo della formazione
universitaria. Un’effettiva superiorità della formazione universitaria è data dall’unione inscindibile tra ricerca e didattica e quindi dall’indivisibilità – nella medesima persona – del docente e
del ricercatore. Partendo da questa certezza noi – 3753 docenti universitari vincitori di
concorso e purtuttavia ancora privi di una collocazione accademica all’altezza delle nostre
qualificazioni – RAVVISIAMO
invece nel Disegno di Legge Delega sul “riordino dello stato giuridico dei
professori universitari” recentemente presentato dal Ministro Moratti, e approvato dal Consiglio dei Ministri, UNA COLPEVOLE DISATTENZIONE VERSO LA VALORIZZAZIONE E IL POTENZIAMENTO DI
QUESTO PRINCIPIO.
Il DDL Moratti prevede infatti un insieme di misure fortemente penalizzanti per i docenti e soprattutto assai pericolose per il regolare funzionamento e lo sviluppo del sistema pubblico
dell’Università e della Ricerca in Italia.
_ SPRECA RISORSE e non ne introduce di nuove: la “Relazione finanziaria” si fonda solo sui risparmi da parte degli Atenei.
_ NEGA L’AUTONOMIA delle singole università.
_ MINACCIA UN PATRIMONIO DI CONOSCENZE E DI SAPERI riconosciuti all’Università pubblica italiana a livello mondiale.
In particolare:
1. SPRECA le risorse esistenti e MANCA DI INVESTIMENTI E DI NUOVE RISORSE FINANZIARIE quando elimina la distinzione fra tempo pieno e tempo definito, e consente ai docenti impegnati in attività professionali al di fuori dell’Università di percepire l’intera retribuzione del tempo pieno (art. 1, lettera m). Ciò comporterà per le Università un crescente onere finanziario, valutato dallo stesso DDL: “pari a 5,57
milioni di euro per l’anno 2004, a 27,85 milioni di euro per l’anno 2005 e a 55,70 milioni di euro a decorrere dall’anno 2006″ (art. 3, co 1). Dei soli due commi dedicati dall’art. 3 del DDL alla “Copertura finaziaria”, il primo concerne la valutazione di quest’onere cui sono chiamate a provvedere le stesse sedi universitarie tramite i propri risparmi sulle supplenze e sugli affidamenti.

2. PRECARIZZA il personale universitario:
a. scompare il ricercatore di ruolo, con la conseguente introduzione di un precariato di 5+5 anni certamente privo della serenità economica necessaria ad un proficuo ed indipendente lavoro di ricerca;
b. la stessa docenza – ridotta a solo due fasce, contro le direttive europee – viene precarizzata e il suo reclutamento viene diradato e governato dall’alto dal Ministero stesso.
3. L’ACCENTRAMENTO della gestione dei concorsi nelle mani degli organi di governo centrale (MIUR, Ministero delle Finanze) non potrà che rallentarel’adeguamento numerico del personale docente universitario alle esigenze didattiche poste alle singole Facoltà dalla riforma dei corsi di laurea. Ne conseguirà:
a. l’interruzione di quel trend di ringiovanimento del corpo docente verificatosi dopo il 1999 e segnalato dalla Stima degli effetti dei pensionamenti nel periodo 2002-2017 pubblicata nel luglio 2002 dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, MIUR.
b. Il monte ore di 120 ore minime di didattica frontale obbligatoria, quantificato dal DDL e già eccedente rispetto alla media europea, sarà certamente destinato a crescere man mano che il “turn-over” previsto dei pensionamenti del prossimo decennio (il 45% dell’attuale dotazione di docenza andrà in pensione,
secondo la già citata Stima) non potrà essere compensato né da un adeguato ricorso a supplenze e affidamenti, né da un’autonoma gestione delle procedure di valutazione comparativa (i concorsi).
Ne consegue che RITENIAMO CON GRANDE PREOCCUPAZIONE che i punti 1) 2) 3) indeboliscano e provincializzino gravemente il sistema universitario pubblico italiano da più punti di vista:
a. L’ONERE FINANZIARIO imposto agli Atenei dall’abolizione del tempo definito porrà le Università pubbliche in condizioni di grave ristrettezza di bilancio che le costringerà – come previsto dalla stessa Legge Delega – a rinunciare a quei contratti esterni che sono tutt’oggi all’origine di proficui scambi nazionali e internazionali.
b. in tal modo, L’AGGRAVIO DELL’ONERE FINANZIARIO contraddice vistosamente sia la disposizione alla lettera f (art. 1) che prevede la stipula di contratti di diritto privato a tempo determinato da parte delle Università per assolvere alle proprie esigenzedidattiche e scientifiche, sia la “Relazione illustrativa” che parla di “una articolata gamma di rapporti dilavoro” come conseguenza dell’ “affidamento di insegnamenti per contratto a studiosiitaliani e stranieri.
c. inoltre, L’AGGRAVIO DELL’ONERE FINANZIARIO e la conseguente, prevedibile, riduzione dei contratti esterni contraddice gravemente l’obiettivo della “Relazione illustrativa” di voler correggere il “localismo accademico”, dal momento che è invece prevedibile che tale localismo verrà dilatato dalla difficoltà – per i limiti finanziari – a potenziare e ad ampliare le proprie risorse didattiche e di ricerca.
d. IL CONCENTRARSI DEL CARICO DIDATTICO delle lauree brevi e delle lauree specialistiche sul solo organico interno all’Università e sui titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa (ex ricercatori) comporterà l’aumento del carico didattico individuale dei docenti (art. 1, lettera n) a spese – ancora una volta – della loro competitività scientifica a livello internazionale.
e. l’assolvimento degli oneri necessari alla ricerca è affidato di fatto SOLO ai rapporti dei docenti con ISTITUZIONI ED ENTI PRIVATI (art. 1, lettera m), a spese quindi della tradizionale centralità nevralgica degli istituti universitari pubblici in questo campo. Siamo certi che tali disposizioni, oltre a non correggere il “localismo accademico” (come invece pretende la “Relazione illustrativa”), siano destinate anzi a rendere ASFITTICI E PROVINCIALI gli atenei pubblici italiani e a trasformarli in istituti di istruzione totalmente privi del peso e della competitività propri dell’istituzione e della tradizione universitaria, e favoriscano di contro le università private alle quali il governo in questo momento sta riservando un trattamento economico totalmente diverso.
Ci appare allora molto significativo che la parola RICERCA ricorra nello schema di disegno di
legge delega solo 15 volte, di cui 8 volte all’interno della locuzione “Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”. Delle 7 volte rimanenti, 2 si riferiscono ad un generico accenno a: “attività didattiche e di ricerca” (lettera f) e “attività di ricerca, didattica e gestionale” (lettera n), mentre delle 5 restanti, 3 si riferiscono a “programmi di ricerca” da attuarsi “sulla base di convenzioni con imprese o fondazioni ..” (lettere g, h), e le ultime 2 si riferiscono ai “contratti di collaborazione coordinata e continuativa con possessori di laurea specialistica” (lettera i) che sostituiranno le figure a esaurimento dei ricercatori, e alle “strutture di ricerca anche private” con cui i docenti potranno collaborare in un regime che prevede l’esaurimento della distinzione tra tempo pieno e tempo determinato.
A significare che, OLTRE ALLA COPERTURA FINANZIARIA, E’ L’ANIMA STESSA DELLA FORMAZIONE UNIVERSITARIA ad essere assente dal DDL Moratti.
Coordinamento Professori Idonei

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5. CONGRESSO NAZIONALE DELL’ANDU

Il 27 febbraio 2004 si terrà a Roma alle 10.30 (Sala delle Teleconferenze al Rettorato di Roma 1) il Congresso nazionale dell’ANDU. Si discuterà, in particolare, su:
– Riforma dello stato giuridico dei docenti universitari;
– Riforma del governo degli Atenei e del CUN;
– Blocco delle assunzioni.
Alla riunione possono partecipare tutti i docenti, iscritti e non iscritti. Per iscriversi all’ANDU basta compilare i due moduli che si possono ‘scaricare’ cliccando su http://www.bur.it/sezioni/moduliandu.rtf
Quasi tutti i più recenti documenti dell’ANDU si trovano in http://www.bur.it/sezioni/sez_2a_2.php

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