EPURAZIONE

Il sen. Asciutti, presidente della Commissione Istruzione del Senato, ha recentemente reso pubblica una bozza di DDL sullo stato giuridico della docenza universitaria (“Nuovi doveri e diritti dei docenti universitari”) il cui testo è stato riportato nei siti di CIPUR, CNU e SNUR (v. in fondo).

La carica istituzionale ricoperta dal “diffusore” della Bozza costringe a prendere in considerazione il contenuto di quella che ha tutto l’aspetto di una gravissima provocazione da parte di chi continua a tenere in mano la penna con la quale si scrivono le norme riguardanti l’Università. La potente lobby di accademici – appartenenti soprattutto alle facoltà di giurisprudenza – che da sempre gestisce il ministero e condiziona pesantemente il Parlamento, vuole ricordare che la conservazione e l’accrescimento del proprio potere deve essere il principale obiettivo di qualsiasi iniziativa ministeriale e parlamentare riguardante l’Università.

Questa lobby – che controlla totalmente la “grande” stampa nazionale – nella passata legislatura è riuscita a fare approvare la riforma dei finti concorsi universitari e a bloccare le norme che avrebbero salvaguardato gli Statuti universitari dagli effetti devastanti delle sentenze amministrative e riconosciuto ai ricercatori il ruolo docente effettivamente svolto.

Forte di questi successi, la lobby sembra ora volere alzare il tiro e pensa di potere ottenere nuovi strumenti per operare una vera e propria epurazione. Infatti, la “Bozza Asciutti”, assieme alla riproposizione della controriforma della docenza universitaria approvata dalla Commissione Cultura alla fine della precedente legislatura, prevede il licenziamento per i professori che non dovessero superare la valutazione quadriennale (art. 8, comma 3) e per gli attuali ricercatori che non dovessero superare il concorso riservato per passare nella terza fascia (art. 12, comma 7) per svolgere mansioni più pesanti e più subalterne di quelle attuali (art. 3, comma 2, lettera b). Naturalmente, per consentire le operazioni di pulizia etnica, è eliminata la possibilità per gli attuali professori e ricercatori di optare per la conservazione dell’attuale stato giuridico.

Per quanto riguarda il resto si ribadisce il giudizio precedentemente espresso:

1. sono accentuate le differenze tra le tre fasce della docenza (art. 2, commi 1 e 2), che restano tre ruoli distinti ai quali si accede attraverso gli attuali concorsi-cooptazioni personali (art. 2, comma 5), con le novità che tutti gli associati diventati tali per idoneità dovranno sostenere la prova didattica nei concorsi ad ordinario (art. 2. comma 5), che ci sarà un solo vincitore (art. 2, comma 6) e che “elevato valore” dovrà essere attribuito “ad esperienze extrauniversitarie”;

2. i professori di terza fascia, come si è detto, svolgeranno un’attività maggiore e più subalterna rispetto a quella prevista per gli attuali ricercatori. In particolare, gli incarichi ai professori di terza fascia non vengono più assegnati su domanda e possono essere loro imposti quando serve (art. 3, comma 2, lettera b);

3. il dottorandi – diventando il dottorato di ricerca titolo necessario per partecipare ai concorsi per la terza fascia – sono trasformati in una quarta fascia docente precaria (art. 2, comma 5);

4. le “penalità” economiche e di eleggibilità per chi sceglie di svolgere attività professionale sono sostanzialmente quelle attuali. Non è prevista l’esclusione dalle commissioni concorsuali (art. 4);

5. gli elettorati passivi e le modalità di partecipazione agli organi gestionali sono meno democratici di quelli previsti da molti Statuti (art. 5);

6. la verifica periodica prevede il licenziamento per “chi non supera la valutazione” (art. 8, commi 1, 2, 3);

7. si prevede la vecchia figura precaria del professore a contratto (art. 10);

8. viene reintrodotta la figura del contrattista – con compiti di docenza subalterna – che costituisce la quinta fascia docente precaria con durata fino a 6 anni (art. 11);

9. gli attuali ricercatori che non dovessero superare il concorso riservato per passare nella terza fascia sono licenziati (art. 12, comma 7).

Di fronte ad iniziative politiche e legislative sempre più gravi e prese con crescente arroganza; di fronte all’aggravarsi della crisi delle Università e di fronte a un Ministro che, come il precedente Sottosegretario-Ministro, nemmeno si degna rispondere alla richiesta di confronto avanzata unitariamente da quasi tutte le Organizzazioni della docenza universitaria, sarebbe necessario uno scatto di interesse e di dignità di tutto il mondo universitario, altrimenti si consentirà ad un gruppo accademico ristretto, ma potente di completare la smantellamento dell’Università pubblica.

2 dicembre 2001

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